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L'amore è una poesia

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Blurb

In questo volume, poesie e racconti si fondono come echi di un unico respiro: ogni poesia è un lampo d’emozione che illumina l’attimo, ogni racconto ne esplora le ombre, tracciando il cammino segreto di due cuori maschili. Attraverso versi sospesi e frammenti di narrazione, si dipinge un percorso intimo di desiderio, scoperta e complicità, dove il silenzio tra le parole diventa esso stesso linguaggio d’amore

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Notte Calma
Il cielo scuro fa nascere tanti pensieri, ricordi respinti indietro, amori respinti, amicizie finite. La notte calma mi fa restare fermo lì a guardarla, e a pensare quanto sia splendido il mondo. … Marco appoggiò la fronte contro il vetro freddo della finestra, il sapore amaro delle lacrime ancora sulle labbra. Era passato un mese da quando Alessandro gli aveva detto quelle parole taglienti come lame: "Non posso più fingere di amarti. Non sei quello che voglio." Il cielo scuro sopra i tetti di Roma sembrava rispecchiare il vuoto che sentiva nel petto. I ricordi si rincorrevano nella sua mente come fantasmi: i baci rubati, le promesse sussurrate, tre anni di vita spazzati via in una sola sera. Fu allora che lo vide. Un ragazzo dai capelli castani stava annaffiando le piante sul terrazzo dell'appartamento di fronte. La luce calda della sua cucina lo avvolgeva come un'aureola, mentre si muoveva con gesti delicati tra i vasi di basilico e gerani. Marco trattenne il respiro, ipnotizzato da quella scena di quotidiana bellezza. Il ragazzo alzò lo sguardo, come se avesse percepito di essere osservato. I loro occhi si incontrarono attraverso lo spazio buio che separava i due palazzi. Marco si ritrasse istintivamente, il cuore che batteva all'impazzata. Da quella notte, Marco iniziò a vivere per quei momenti rubati. Ogni sera alle dieci, il ragazzo usciva sul terrazzo. A volte leggeva un libro, altre volte semplicemente guardava le stelle. Marco lo osservava dalla sua finestra, nascosto nell'ombra, sentendo qualcosa di caldo sciogliersi lentamente nel suo petto ghiacciato. Scoprì il suo nome per caso: Luca. Lo sentì una sera mentre parlava al telefono, la sua voce che arrivava portata dal vento tiepido di maggio. Era una voce calda, profonda, che faceva vibrare qualcosa dentro Marco che credeva morto per sempre. Una notte di temporale, Marco vide Luca correre sul terrazzo per salvare le sue piante. La pioggia lo inzuppava, i capelli appiccicati al viso, ma lui continuava a spostare i vasi al riparo con cura amorevole. Marco sorrise per la prima volta dopo settimane, commosso da quella tenerezza verso le piccole cose viventi. Passarono i giorni, poi le settimane. Marco iniziò ad aspettare quelle serate come si aspetta l'alba dopo una notte infinita. Luca era diventato la sua ancora di salvezza, anche se non lo sapeva. A volte il ragazzo alzava lo sguardo verso la sua finestra, e Marco aveva la sensazione che sapesse di essere osservato, ma non sembrava infastidito. Una sera di giugno, mentre Marco stava per ritirarsi, vide Luca alzare una mano e salutarlo. Il cuore gli esplose nel petto. Luca sorrideva, un sorriso dolce e incoraggiante. Con le mani tremule, Marco ricambiò il saluto. Fu l'inizio di una silenziosa conversazione fatta di gesti. Luca gli mostrava i suoi libri, Marco ricambiava con i suoi disegni appoggiati al vetro. Si salutavano ogni sera, si auguravano la buonanotte con un cenno della mano. Una notte, Luca scrisse qualcosa su un foglio e lo mise contro la finestra. Marco corse a prendere il binocolo del nonno: "Come ti chiami?" Con il cuore in gola, Marco scrisse il suo nome su un cartello. Luca sorrise e batté le mani, poi scrisse: "Io sono Luca. Piacere di conoscerti, Marco." I giorni che seguirono furono un crescendo di piccole confessioni scritte. Luca scoprì che Marco era un grafico, Marco che Luca insegnava letteratura al liceo. Si raccontarono i loro libri preferiti, le loro paure, i sogni rimasti nel cassetto. Una sera di luglio, Luca scrisse: "Perché non scendi? Ti va un caffè?" Marco rimase paralizzato. Il ricordo di Alessandro lo colpì come un pugno, la paura di essere di nuovo ferito lo bloccò. Scrisse: "Non posso." Luca non insistette, ma la sera dopo aveva preparato un cartello: "Non devi aver paura. Anch'io sono stato ferito." Quelle parole entrarono nel cuore di Marco come un balsamo. Qualcuno che capiva il suo dolore, che non giudicava la sua paura. Passò ancora una settimana prima che Marco trovasse il coraggio. Una sera scrisse: "Okay. Domani?" Il sorriso di Luca illuminò tutto il cortile. Il giorno dopo, Marco si trovò davanti al portone del palazzo di fronte con le mani che tremavano. Quando Luca aprì la porta, il mondo sembrò fermarsi. Era ancora più bello da vicino: occhi verdi profondi come il mare, un sorriso che scioglieva ogni resistenza. "Ciao, Marco," sussurrò Luca, e la sua voce era ancora più calda di quanto Marco ricordasse. "Ciao," riuscì a mormorare, il cuore che batteva così forte che era sicuro Luca potesse sentirlo. Il piccolo appartamento di Luca era pieno di libri e piante, un rifugio accogliente che sapeva di basilico e caffè. Si sedettero sul divano, all'inizio impacciati, poi sempre più rilassati mentre le parole iniziavano a fluire. "Ho visto quanto stavi male, all'inizio," disse dolcemente Luca, versandogli una tazza di tè. "Volevo solo farti capire che non eri solo." Marco abbassò lo sguardo. "Ho avuto una delusione d'amore. Tre anni buttati via. Credevo di non potermi più fidare di nessuno." Luca posò una mano sulla sua, un tocco leggero ma che bruciava come fuoco. "Anch'io ho avuto il cuore spezzato. Per questo ho capito il tuo dolore." Si guardarono negli occhi, e Marco vide riflesso nel verde degli occhi di Luca lo stesso desiderio timido che sentiva crescere dentro di sé. "Marco," sussurrò Luca, avvicinandosi lentamente. "Posso...?" La risposta arrivò quando Marco colmò la distanza che li separava, le loro labbra che si incontrarono in un bacio dolce e incerto, pieno di promesse non dette e speranze che rinascevano. Quando si separarono, Marco appoggiò la fronte contro quella di Luca. "Ho guardato dalla mia finestra per mesi, sperando di vederti. Non sapevo di star guardando il mio futuro." Luca sorrise, accarezzandogli la guancia. "E io speravo ogni sera che tu trovassi il coraggio di scendere. Perché sapevo già di essermi innamorato di te." La notte li trovò abbracciati sul divano, mentre guardavano le stelle dal terrazzo di Luca. Marco pensò che il mondo, davvero, fosse splendido quando qualcuno ti aiutava a guarire il cuore spezzato e ti insegnava ad amare di nuovo. E quella notte calma, per la prima volta dopo mesi, non portò pensieri dolorosi, ma solo la dolce certezza di aver trovato casa negli occhi di chi lo amava. Dalla finestra di fronte, la sua vecchia casa sembrava solo un ricordo lontano. Il futuro era qui, tra le braccia di Luca, sotto le stelle che avevano fatto da testimoni al loro amore nato dai silenzi e cresciuto nelle notti di speranza. FINE

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