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1395 Words
"Che diavolo è quel coso?". Santos si voltò a guardare uno sbalordito Jackson, in piedi sulla soglia del salone di rappresentanza a Beaumont House. Il padrone di casa lo stava fissando tra l'incredulo e l'inorridito. E con appena una punta di furia omicida, prese nota lui, senza però battere ciglio. "Oh bé, correggimi se sbaglio" ironizzò con notevole sangue freddo. "Ma a guardarlo con molta, molta attenzione, direi che mi sembra proprio un cagnolino". "Molto divertente, davvero". Le sopracciglia di Jackson si aggrottarono ancora di più quando entrò nella stanza e analizzò la situazione. Non aveva le traveggole. Oh no, aveva proprio visto bene. Santos era seduto a gambe incrociate di fronte al camino acceso, impegnato a giocare con un batuffolo di pelo grigio e bianco e una pallina di tessuto. Un cagnolino, senza ombra di dubbio. "Quello che voglio sapere è che cosa ci fa qui dentro! Sono certo di avverti avvisato che non ti era permesso tenere animali in questo appartamento, quando sei venuto a lavorare per me. Niente gatti e tanto meno cani". "Si infatti, lo hai fatto, ricordo di aver firmato una clausola specifica" gli confermò lui con calma serafica. "E allora?" lo incalzò Jackson impaziente. "Perché lui sta nel mio salotto? Mi auguro che si un ospite di passaggio". Santos sorrise con aria maliziosa. "Ovviamente ne deduco che a suo tempo hai dimenticato di menzionare questa particolare regola della casa anche a tua madre". "Mia madre? Che cosa diavolo c'entra lei in..." Jackson si interruppe di colpo, quando la verità lampeggio nella sua mente, e fissò inorridito il cagnolino scodinzolante che, al momento, si era buttato a pancia all'aria e faceva il giocoliere con la pallina. "No... non ci credo... non lo avrebbe mai fatto... non può averlo fatto..." "Mi spiace di doverti informare, invece, che poteva farlo, e che in effetti lo ha proprio fatto". Rispose Santos, prendendo il braccio il cane e tirandosi su in piedi. "Dai, vieni a conoscere il suo regalo di natale per Danny, guarda che bel musino. Non trovi anche tu che è un amore?" Jackson non mosse nemmeno un passo. Una statua di marmo. Solo parecchio più arrabbiata. "Mia madre deve essere completamente impazzita. Non posso tenere un cane qui dentro, a farmi rosicchiare mobili e divani e a correre in mezzo alle mie attrezzature fotografiche". "Temo che le tue proteste arrivino un pochino troppo tardi, visto che lui, come puoi ben vedere, è già qui" lo stuzzicò Santos grattando l'orecchio morbido del quattro zampe in questione, che lo ringraziò con una bella leccata. "No. no. E no. Non intendo prendermi un cane nella maniera più assoluta" proclamò Jackson, scuotendo la testa con determinazione. "Poche storie. Dovrà tornare da dove è venuto" gli annunciò risoluto. "E in fretta, pure. Prima che io rientri a casa con Danny". "Fosse semplice. Il fatto è che non ho la minima idea di quale sia l'allevamento dove tua madre ha comprato il cagnolino". E anche se lo sapessi non te lo direi. "E dato che al momento lei è in volo per Miami, per poi imbarcarsi sulla nave da crociera che fa il giro dei Caraibi, non vedo come potremo scoprirlo in tempi stretti". Santos si strinse il cucciolo a petto come per proteggerlo. Si era già affezionato al batuffolo peloso da quando, più o meno due ore prima, una trafelata Clarissa Beaumont, biondissima, profumatissima e truccatissima, aveva fatto irruzione in casa e glielo aveva depositato tra le braccia. Scomparendo subito dopo, con un veloce augurio di buon natale e un saluto della mano carica di anelli scintillanti, una volta appreso che suo figlio non era in casa. "Ci pensi tu a dare la bella notizia a mio figlio, non è vero caro? Farà un po' di storie, lo so, ma poi vedrai che alla fine sarà contento". Mi permetto di dubitarne, si era detto Santos. Ma si era ben guardato dal contraddire Clarissa Beaumont. Il giovane accompagnatore, muto e solerte- Santos sapeva soltanto che si chiamava George e che dimostrava non più di 35 anni- aveva provveduto a depositare all'ingresso tutti gli accessori di cui il cucciolo avrebbe avuto bisogno, prima di raggiungerla sulla limousine con autista. "Ma che razza di irresponsabile... ma come le è venuto in mente di.... ora la chiamo subito sul cellulare e mi sentirà" minacciò Jackson mentre formulava il piano d'azione nella sua testa. "La costringerò a dirmi dove diavolo lo hai preso e poi, mentre io vado a prendere Danny da scuola, tu riporterai il cagnolino all'allevamento e..." "Oh no, non posso farlo" lo interruppe Santos accorato, fissando il cagnetto bianco e grigio in totale adorazione. "ma guarda che tesoruccio che è! Perché non lo prendi in braccio per un momento, Jackson? Pesa pochissimo". "Non ci penso nemmeno. Oltretutto, mi riempirebbe di peli" E arretrò di scatto, alzando le mani nel tipico gesto di difesa, manco avesse davanti un feroce pitbull. Santos rimase con il cucciolo a mezz'aria, che agitava festoso le zampette. "Ma è così carino!" "Tutti i cuccioli sono carini, Santos" rispose Jackson brusco. " è come diventano dopo, che mi preoccupa. Basta osservare quelle zampe per capire che questo signorino diventerà un bestione enorme. Non possiamo tenerlo con noi, punto e basta. Non insistere". "Tua madre mi ha detto che è un Bearded Collie" spiegò Santos con aria distratta, sbaciucchiando senza ritegno la testolina del cucciolo. "Quello che so è che si trasformerà in un colosso indisciplinato". Annunciò Jackson contrariato, mentre l'immagine del grosso cane che correva al galoppo nel suo studio, ribaltando zoom e cavalletti, gli si materializzava nella mente. Un incubo. "E non solo diventerà grande come un orso, ma mi sembra di ricordare che i Bearded Collie siano una razza di cani mezzi matti. Lo spiegavano in un documentario. No, no, questo botolo deve tornarsene subito da dove è venuto. E prima questo avviene, meglio è per tutti". "Non chiamarlo botolo! Lo offendi!" "Oh senti...." Santos mise su il broncio e gli rivolse un'occhiata triste. "Ma lo sai che Danny sarebbe tanto felice di avere un cagnolino con cui giocare". Ecco, aveva appena usato l'arma segreta. Infallibile. Si, era stata una mossa scorretta, però lui non gli aveva lasciato scelta. Lo aveva colpito nel suo punto debole. Perché nonostante potesse essere incredibilmente arrogante ed egoista con il mondo intero, Jackson Jerome Beaumont era senza difese quando si trattava di Danny. Avrebbe fatto qualunque cosa per fare contento il suo bimbo cresciuto senza mamma. Come si aspettava, questa sua affermazione lo indusse a riflettere, anche se per una manciata di secondi appena. "Ottimo tentativo. Lo riconosco, ma la mia risposta resta sempre un no" ribadì Jackson con fermezza. "Del cane non ne voglio sapere. C'è un limite a tutto" "Ma..." "Santos, se non lo sai, un cane va portato a spasso e fuori in giardino per fare la pipì". " E allora? Qual'è il problema?". Lui lo guardò esasperato. "Più volte al giorno. E di sera. Con il sole e con la pioggia, se non vogliamo trovare delle piccole pozzanghere per tutta la casa, per non dire di peggio... e bisogna dargli da mangiare. E poi ci sono le visite dal veterinario per i vaccini. e..." "Tua madre mi ha assicurato che il piccolo è già abituato a vivere in casa, che non sporca e che ha già fatto tutte le vaccinazioni" si affrettò a specificare lui. "E a tutto il resto ci penserò io, se non hai voglia di farlo tu". "Io non voglio un cane, come devo dirtelo?" ripeté Jackson. " E a parte questo, chi risponderà al telefono e si occuperà di tutte le altre incombenze al posto tuo, mentre sei fuori in giardino o dal veterinario? Che baderà a lui per tutto il giorno, quando Danny è a scuola". "Da domani cominciano le vacanze di natale e Danny sarà a casa..." "Sto parlando di quando le vacanze saranno finite". "Potremmo mettere la cuccia del cagnolino nel mio ufficio durante il giorno. Così sarebbe più pratico anche portarlo fuori". "Santos, credo che tu non stia ascoltando nemmeno una parola di quello che ti sto dicendo. Io non voglio un cane! " Santos spalancò gli occhi grigi. "Ehi, non c'è bisogno di gridare". "C'è assolutamente bisogno di gridare, visto che è chiaro come il sole che tu non mi stai a sentire". Insistette lui stizzito, ravviandosi con la mano i lunghi capelli biondi.
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