"Scusa ma dove stai andando?"domandò Santos, spiazzato, mentre lui infilava le lunghe braccia nelle maniche.
Jackson si irrigidì. Non era abituato a rendere conto dei suoi spostamenti.
"Fuori".
"E che dobbiamo fare per quell'appuntamento con Roger Tyler?".
Lui sollevò un sopracciglio con aria strafottente.
"In che senso?"
"Roger dovrebbe arrivare tra poco più di un'ora per il servizio fotografico, se non sbaglio"sottolineò Santos con impazienza. "Non posso certo scattargli io le foto al posto tuo".
Jackson scrollò le spalle con indifferenza.
"Ovvio che no. Quando ti richiamerà, tra un paio di minuti, annulla quello che di oggi e fissagli un altro appuntamento subito dopo natale".
"Ma se gli hai appena intimato di cancellare il suo impegno, in modo da poter venire qui da te questo pomeriggio alle quattordici!" lo incalzò Santos. "Ho forse perduto un passaggio della vostra conversazione?".
Jackson sorrise con aria sfrontata.
"No, ma adesso ho da fare io.A volte bisogna ricordare a questi grandi uomini pieni di sé, come Roger Tyler, che non tutti sono sempre qui pronti a scattare a ogni loro schiocco di dita, per mettersi a loro completa disposizione".
Santos fece un profondo respiro.
"Credo che questa saggia riflessione si potrebbe facilmente applicare anche a te".
Lui ci rifletté per qualche secondo.
"Hai ragione, potrebbe adattarsi anche a me" concesse infine annuendo convinto.
"E quindi?"
"E quindi sono lusingato che tu mi ritenga un grande uomo, Santos" gli rispose, prendendolo in giro in maniera palese.
Tipico di JJB.
Lui strinse gli occhi,scrutandolo pensieroso.
"mmmh... è la mia immaginazione, o questa mattina sei più insopportabile del solito?".
Jackson fece una smorfia. "Si,forse è così" ammise a denti stretti. "Danny e io ieri sera siamo passati da mia madre per portarle i suoi regali di natale,prima che si imbarchi per la crociera ai Caraibi con gli amici del circolo del bridge. Se Dio vuole, dovrebbe partire questo pomeriggio e non tornerà che tra dieci giorni".
"Oh". Santos rilassò la fronte, mentre cominciava a capire. Jackson e sua madre, la ricca e vedova Clarissa Beaumont, avevano, per così dire, un rapporto complicato.
Non che non si volessero bene.Tuttavia avevano lo stesso carattere volitivo e poco diplomatico. Espesso finivano ai ferri corti.
Alta, capelli biondi e occhi blu, Clarissa era una bellezza classica, che in passato era ricorsa più volte alla chirurgia estetica e ancora adesso faceva delle regolari iniezioni di botulino per spianare le rughe.
Per questo dimostrava sempre la stessa età che aveva nelle foto di famiglia appese nello studio di Jackson, quando lui e sua sorella Jocelyn erano bambini.
La povera Jocelyn era morta parecchi anni prima che Santos cominciasse a lavorare per Jackson,perciò non l'aveva mai conosciuta, ma se fosse stara ancora viva,lei e sua madre sarebbero probabilmente passate per coetanee o quasi.
"E questa è la buona notizia"riprese Jackson con una smorfia eloquente. "Purtroppo, per qualche ragione che mi sfugge, il suo regalo per Danny non era ancora pronto,così mia madre ripasserà di qui con il pacco, prima di andare all'aeroporto, più o meno..." guardò l'orologio di acciaio e diamanti che portava al polso. "... direi tra circa mezz'ora".
"Ed è per questa ragione che hai deciso di svignartela" concluse Santos.
"Ed è decisamente per questa ragione che me la sto svignando, sì, se è così che la vuoi mettere".
Jackson non sembrava niente affatto turbato dalla particolare perspicacia di Santos. Al contrario, era contento che il suo collaboratore fosse così sveglio e lo capisse al volo. Finalmente una persona a cui non doveva continuamente spiegare che cosa aveva voluto dire.
Non come con... bé, si anche con Jennifer. Non che fosse sciocca, anzi, aveva costruito la sua carriera di modella con molta astuzia, sfruttando le giuste conoscenze, oltre che la bellezza stratosferica.
Ma il più delle volte non capiva l'ironia sottile di Jackson. Come se fosse sintonizzata su un altro canale.
Mentre Santos invece...
Santos era spiritoso e arguto. E battagliero. Nonostante fosse un suo dipendente, spesso gli rispondeva per le rime. Aveva coraggio da vendere. Quel ragazzo.
"Del resto, come non assolvermi, vostro onore? Incrociare la mia deliziosa madre due volte in meno di ventiquattro ore è chiedere troppo a qualunque essere umano. Specialmente se oggi porterà con sé il suo ultimo, giovane accompagnatore". Aggiunse poi con tono caustico. "Per quanto credo che questo se lo sia scelto maturo, per la sua media: a occhio potrebbe avere almeno un anno più di me".
Santos cercò di controllare l'impulso di sorridere davanti all'espressione di totale disgusto che si era dipinta sulla faccia di Jackson.
Ci riuscì solo in parte e lui se ne accorse.
"Ti proibisco di ridere. Non è divertente. Mia madre ha passato ogni limite".
Magari sì, pensò Santos tra sé e sé. Però se la spassava e a quanto pare questo era un ottimo ricostituente. Altro che ginseng e guaranà.
E sai che ti dico? Che fa proprio bene.
Clarissa Beaumont era diventata una vedova molto ricca quando il padre di Jackson era morto di infarto, venti anni prima. E questo le aveva consentito di consolarsi più facilmente, girando il mondo tra un impegno mondano e l'altro,di solito con al fianco un bel giovanotto che aveva più o meno la metà dei suoi anni.
Da quando Santos era approdato a Beaumont House, ne aveva visti alternarsi almeno una mezza dozzina. con grandi disappunto di suo figlio. Jackson non sapeva che prima che sua madre venisse a conoscenza della sua omosessualità ci aveva anche provato con lui senza avere- ovviamente- successo.
Da che pulpito viene la predica, proprio lui che ne cambia una dopo l'altra... a quante siamo arrivati? Almeno quindici, contando anche miss simpatia Jennifer. E mi sa che dimentico qualcuna.
"Pensaci tu, te ne prego.Quando arriva, dille che sono dovuto uscire per un impegno improvviso. Fammi il favore, prendi in consegna il suo pacco e mettilo sotto l'albero con tutti gli altri regali" gli disseJackson tagliando corto. "Tornerò tra un paio d'ore".
"Sai che sei davvero un bel tipo? Ma come..." Santos fu costretto a interrompere la reprimenda perché il cellulare di Jackson, quello che aveva lanciato sulla scrivania, cominciò a squillare e a lampeggiare in contemporanea.
"Sarà Roger Tyler" anticipòJackson, con un sorriso sardonico. "Perciò dovrai rimandare a dopo tutti gli altri complimenti che avevi in serbo per me".
"Si certo" ribatte Santos agguantando il telefono. Si prese ancora qualche istante prima di rispondere, per l'ultima raccomandazione al volo. "cerca almeno di non dimenticarti di passare a prendere Danny a scuola alle tre e mezza".
"Sissignore!" Jackson si mise sull'attenti, mimando un saluto militare. "E ti auguro buona fortuna, con mia madre, ne avrai parecchio bisogno". Aggiunse con tono sarcastico, scomparendo oltre la porta.
Santos sospirò esasperato,prima di decidersi finalmente a premere il tasto verde, con una scusa già pronta per coprire l'ennesima figuraccia di Jackson.
Come al solito. Ormai ne aveva memorizzato una buona decina, che usava a rotazione, a seconda delle circostanze. Presto avrebbe avuto bisogno di rinnovare il repertorio.
Forse era il caso di fare inserire una voce specifica nel suo stipendio.