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1072 Words
Questa si era rivelata una decisione assai saggia, considerando che, da quando era diventato il suo assistente personale, aveva visto legioni di femmine entrare e altrettanto rapidamente uscire dalla vita di Jackson. Un variopinto carosello di rosse, bionde, brune e con i capelli di ogni altra sfumatura intermedia che esistesse in natura ( o nella fantasia di un parrucchiere), l'unica cosa che avevano in comune che erano sempre alte e belle. E che non restavano in carica troppo a lungo, ma questo era un altro discorso. In quel momento il barometro amoroso di Beaumont House indicava come preferita Jennifer Greaves,top model tra le più richieste, nasino perfetto, gambe lunghissime e un fisico statuario che non a caso aveva meritato parecchie copertine di sports illustrated. Nonostante tutti i doni generosamente elargiti da madre natura, persino una super modella però aveva le sue insicurezze. Ogni volta che passava da Beaumont House, di solito senza preavviso, la divina Jennifer non perdeva occasione per ribadire che Jerome Jackson- o JJ, come lo chiamava lei- era una sua proprietà esclusiva. Persino con la governante, la signora Holmes, una robusta signora di oltre sessant'anni, con gli occhiali e i capelli a crocchia. Il che era in effetti abbastanza ridicolo. E con Santos, ovviamente. Nonche Jennifer lo vedesse sul serio come un vero rivale- anzi era chiaro che essendo un uomo era impossibile che Jackson si interessasse a lui- però nel dubbio, marcava comunque il territorio. Direttamente, con frasi tipo."Hai mica qualcosa per queste terribili occhiaie? Stanotte io e JJ abbiamo avuto parecchio da fare e mi sento uno straccio... tu mi capisci, no?" O più indirettamente,inventando spassosi quanto inverosimili panegirici: "Tesoro, tu che sei il suo assistente, puoi accertarti che JJ stasera finisca entro le sette?Non prendergli altri appuntamenti, mi raccomando, stasera lo voglio tutto per me... e mi raccomando, non deve stancarsi troppo..." E Jackson? Bé, lui non sembrava proprio innamorato di lei. Come di nessuna delle innumerevoli altre.Ma doveva tenerci parecchio, se sopportava di farsi chiamare JJ anche davanti a estranei e non solo nell'intimità. Comunque, la gelosia di Jennifer era del tutto ingiustificata. Almeno nei confronti di Santos. Non c'era pericolo che Jackson lo vedesse come una possibile conquista. Era assolutamente fuori target, per uno come lui. Santos prima di tutto era un uomo alto un metro e settanta, carino ma non bello, con un corpo snello ma con muscoli ben definiti. Ma a Jackson non piacevano gli uomini quindiJ ennifer avrebbe dovuto smetterla con la sua stupida gelosia. E anche se fosse una donna nessun uomo avrebbe fatto carte false per averlo. Anzi, a quanto pareva non era difficile rinunciare a lui e Santos lo aveva imparato molto bene sulla propria pelle, il giorno in cui suo fidanzamento era finito in maniera improvvisa e traumatica, più o meno un anno prima. Più o meno... Oh mio Dio. Che giorno è oggi? Non può essere proprio... E invece sì che lo era,realizzò Santos di colpo,. Impallidendo visibilmente. Era passato un anno esatto da quando il mondo gli era caduto addosso di schianto. Da quella mattina in cui... "Non ti sei davvero preoccupato per il mio vivace scambio di opinioni con Roger Tyler.Vero?" chiese Jackson, guardandolo con espressione accigliata. Gli sembrava che fosse sbiancato di colpo. Santos sbatté le ciglia prima di rialzare lo sguardo verso di lui. "No, se non lo sei tu"minimizzò con il consueto tono sbrigativo e pratico del perfetto assistente, addestrato a risolvere i problemi, non a metterli inrisalto. Jackson lo osservò, accigliato,e chiedendosi come mai fosse impallidito. In ogni caso, era un piacere guardarlo. Era sempre rimasto incantato dalle lunghe ciglia scure e dagli occhi grigio fumo di Santos. Due occhi incredibili, su un viso altrimenti piuttosto normale. Santos aveva sopracciglia regolari, una spruzzata di lentiggini sulle guance e sul naso, una bella bocca che di solito però era contratta in una smorfia di disapprovazione.- specialmente se parlava con lui- un mento volitivo, segno di un bel carattere deciso. I suoi capelli erano neri come l'ebano, con sfumature blu, erano corti e sempre pettinati all'indietro, dopo un anno Jackson non aveva idea come era vederlo spettinato e in disordine. E non voleva nemmeno saperlo, se è per questo. Lui per carattere non amava le regole, anzi, detestava ogni imposizione. Però nella sua professione c'era un comandamento sacro, che non avrebbe mai violato per niente e per nessuno. Mai mescolare il lavoro con il sesso. Si era ripromesso di non provare alcun interesse personale per i suoi collaboratori o collaboratrici che, nel corso degli anni, erano susseguiti. E non aveva mai fatto eccezione. Con grande dispiacere di alcuni/e di loro, in effetti. Ma con Santos il problema non si poneva proprio. A ventisei anni, Santos Jones, era freddo, calmo e totalmente imperturbabile. Ed era convinto che lui fosse interessato solo alle donne. Lui non aveva preferenze tra i sessi chiunque rispecchiasse la sua preferenza che fosse uomo o donna non aveva nessun problema a portarselo a letto. Ma Santos aveva messo in chiaro sin dall'inizio- non esplicitamente, ovvio, ma con i fatti- che nemmeno lui nutriva alcun interesse per lui. Meglio di così non poteva andare. Santos gli era indifferente. Jackson gli era indifferente. Lui era il suo datore di lavoro e lui il suo assistente. Nessuna complicazione sentimentale. E questa, probabilmente, era la ragione per cui avevano vissuto nella stessa casa e lavorato insieme gomito a gomito per almeno dieci ore filate, quasi tutti i giorni, in totale armonia, per un anno o giù di lì. Una sola scintilla di attrazione sessuale, o anche solo un'allusione, un ammiccamento, e tutta quella delicata costruzione sarebbe crollata. E siccome Santos era il migliore assistente personale che Jackson avesse mai avuto, e inoltre era sempre più che felice di restare, con Danny, qualche sera, quando lui voleva uscire, non aveva la minima intenzione di varcare quella linea di confine. Certo, talvolta quella calma imperturbabile che Santos Jones sfoderava in ogni circostanza gli faceva venire voglia di fare qualcosa per scuoterlo e fargli perdere quell'atteggiamento di fredda compiacenza. Giusto per sfida. Ma era una tentazione passeggera, che riusciva a tenere sotto controllo. "Io? Bah, non spreco nemmeno un secondo del mio tempo a preoccuparmi di uno come Tyler" rispose Jackson seccamente, tirandosi su di scatto e afferrando la giacca di pelle scamosciata color biscotto, sciupata al punto giusto, appesa al gancio di acciaio piantato nel muro, prima di avviarsi a passi veloci verso la porta.
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