XXII. HELVOETVerso la fine del viaggio il tempo prese a peggiorare in modo considerevole; il vento fischiava fra le sartie, il mare si gonfiò e la nave cominciò a gemere e a scricchiolare sui marosi. Il canto del marinaio che calava lo scandaglio non cessò più, perché passavamo continuamente su dei banchi di sabbia. Una mattina verso le nove, durante la breve apparizione di un sole invernale fra due scrosci di pioggia, ebbi la prima visione dell’Olanda, una linea di mulini a vento che si muovevano nella brezza. Fu proprio il primo contatto con quegli strani ordigni a darmi la netta sensazione del viaggio in terra straniera, di un mondo e di una vita nuovi. Ci ancorammo verso le undici e mezzo fuori del porto di Helvoet, in un luogo dove a momenti il mare era talmente grosso che la nostra n