CAPITOLO 2

1645 Words
La settimana dopo questa, si sarebbero svolte le olimpiadi fra branchi, Ruven aveva organizzato tutto nei minimi dettagli, quasi in modo ossessivo e irritantemente perfetto. Tutta questa attenzione per le Olimpiadi mi sembrava inutile, tanto che quasi non scappai di casa, pur di non sentire più parlarne. -ma sei impazzito per caso? Dove pensi di mettere tutte quelle persone?- alzò la voce Eirik contrario alla proposta di Ruven di ospitare tutti i branchi nel nostro territorio solo per i giorni in cui si sarebbero svolte le Olimpiadi. Sapevo che questo tipo di festa fosse importante, e capivo il motivo per il quale Ruven ne fosse ossessionato, e che si comportava in modo maniacale pur di avere le cose sotto controllo per far sì che andasse tutto bene e che fosse tutto impeccabile, però mi sembrava estremamente esagerato. Quando ero venuta a sapere di tutta l'organizzazione di questa festa, quasi gli occhi non mi uscirono dalle orbite da quanto li avevo aperti per lo stupore. Poi parliamoci chiaro... da quando in qua un uomo esige la perfezione in quello che fa? Gli uomini sono quelli, che se gli dici di fare meglio una cosa ti rispondo così: "allora la prossima volta ti arrangi", e hanno pure un tono scocciato mentre te lo dicono. Tornando a noi... le Olimpiadi erano delle prove di forza e combattimento fra gli Alpha di ogni branco, il tutto però amichevolmente, queste prove si svolgevano una volta all'anno e si facevano per puro divertimento e per vedersi fra amici e alleati. Molte persone inoltre, approfittavano di queste occasioni per vedere se trovavano i loro compagni. -abbiamo un territorio vasto- si strinse nelle spalle Ruven -c'è abbastanza spazio per tutti i branchi, si accamperanno fuori con delle tante che gli offriremo noi, e gli Alpha e i beta gli ospiteremo in alcune case libere- continuò gesticolando con una mano e appoggiando la schiena allo schienale della sua sedia dell'ufficio, tanto che lo schienale si inclinò all'indietro per via del peso. -non mi sembra affatto giusto, gli invitiamo noi qua, e li facciamo dormire all'aria aperta? In mezzo ai campi? Capisco che siamo tutti lupi e che, come tali, possomo essere abituati a dormire nella natura, ma mi sembra una soluzione eccessiva. Ci sono molte camere dove poter fargli alloggiare, e non stare nelle tende, con qualsiasi insetto che potrebbe entrargli- continuò a puntualizzare Eirik -ci sono dei posti per poter far dormire tutte quelle persone, delle case che ancora devono essere affittate o delle camere degli hotel e dei bad&breakfast- incrociò le braccia al petto facendo evidenziare i suoi pettorali. Aveva la sua solita aria da uomo sexy, come la chiamavo io, con quella postura, che gli evidenziava i muscoli delle braccia, coperte da una camicia bianca che per via dei muscoli contratti aderiva perfettamente alle braccia come una seconda pelle evidenziandoli divinamente, e con le sue gambe snelle e lunghe, leggermente divaricate fascate da dei pantaloni neri, semplici e leggermente larghi, ma che comunque gli stavano benissimo. -tu che ne pensi?- chiese Ruven ammiccando verso di me e puntandomi i suoi occhi Azzurri come i miei addosso. Aveva uno sguardo severo, ma spesso mi guardava così, quindi ricambiai con la stessa freddezza. Aveva quella leggera barba curata che gli stava benissimo sul viso, e quasi mi veniva di andare da lui e accarezzargli il mento. Dentro me, segretamente, cercavo di trattenere quell'impulso di andare da lui a lambire quel viso tanto severo. Vidi Eirik girarsi dalla mia parte ad osservarmi, molto probabilmente non aveva percepito la mia presenza -ah! sei qua, non ti avevo sentita entrare- disse. Mi scurava attentamente tutto il corpo, dall'alto al basso. Non pensavo che Ruven chiedesse la mia opinione, a lui generalmente non interessava il parere altrui, se non quello del suo beta... forse. Sopirai e mi misi più comoda sul divano infondo alla stanza, sembravo una bambina che dondolava i piedi seduta su un divano più grande di me... davanti si trovava la scrivania con le due sedie di fronte e dall'altra parte del tavolo la sedia dell'Alpha, di Ruven -secondo me ha ragione Eirik, non mi sembra giusto, anche loro sono persone dopotutto- lo guardai dritto negli occhi come lui faceva con me e alzai le spalle con fare ovvio. Nonostante lui fosse l'Alpha, riuscivo a sostenere il suo sguardo. Nonostante il suo scrutarmi fosse spesso severo nei miei riguardi, io riuscivo a esprimere i miei pensieri ed i miei dubbi senza avere paura delle sue reazioni, e questo si permetteva di farlo solo il suo Beta, secondo in comando, non solo perché era suo fratello, ma perché di lui si fidava ciecamente. Anche io ero la loro sorella minore, e nonostante ciò Ruven era sempre arrabbiato e rigido con me, non capendone mai il motivo. Ruven era un uomo stupendo, ha i capelli neri come quelli di nostro padre Ivan e nostra nonna Hayley. Degli occhi azzurri, presi da nostra madre e da nostro nonno. Una leggera barba che gli stava divinamente marcando il mento spigoloso. Dei baffi si trovavano sopra le labbra non tanto carnose, ma che secondo me baciavano benissimo. Non fraintendetemi... non penso di baciare mio fratello, ma dico solo che la sua compagna sarà fortunata. Ed infine delle sopracciglia sempre scure che facevano evidenziare il colore chiaro degli occhi come il mare. -ebbene, faremo come dite. Organizzate voi allora, dato che la mia idea non vi è piaciuta, adesso potete uscire dallo studio, devo finire alcune faccende qua- disse facendo con la mano un gesto per faci capire di uscire, abbassò lo sguardo verso dei fogli che aveva sulla scrivania, ignorandoci completamente. Mi alzai dal divano e guardai mio fratello Eirik, in attesa che mi facesse un cenno per farmi capire che fosse pronto per poter andare. -Ah, e vedi di cambiati, ti ho detto più volte di non andare in giro per casa conciata in quel modo- continuò Ruven senza alzare lo sguardo. Aveva un tono scocciato e potrei giurare che si aspettava qualsiasi reazione da parte mia, ma non gli diedi nessuna soddisfazione. Rimasi zitta ignorandolo. Mi avvicinai alla porta ed impugnai la maniglia, guardai ancora una volta Eirik che annuì, facendomi capire che mi avrebbe seguito. Uscì dalla stanza seguita da Eirik che mi tenne la porta aperta da dietro, chiuse la porta alle nostre spalle e mi seguì -perdonalo, è nervoso per via dell'organizzazione delle Olimpiadi- mi affiancò mio fratello. Sbuffai sonoramente e mi fermai in mezzo al corridoio e fissai con intensità i suoi occhi color verde bosco, come quelli di papà e nonna -smettila di difenderlo, non ha bisogno di te che gli pari il culo ogni volta- dissi seccata e me ne andai a passo svelto, allontanandomi da lui. -scusami, ma non mi piace quando ti tratta così- disse indicando con il pollice dietro di noi -e non parlare così, sai che si sarebbe arrabbiato se ti avesse sentito...- mi avvisò facendomi alzare gli occhi al cielo. Continuammo a percorrere il corridoio lungo, pieno di quadri appesi ai muri. Erano quadri vecchi, non so nemmeno io come ci siano arrivati qua, so solo che ogni uno di queste cornici ha una storia, che mio fratello Ruven ritiene importanti. -non mi interessa- esclamai. Qualunque cosa mi avesse detto Ruven non mi sarebbe interessata, se mi avrebbe voluto riprendere per il mio modo di parlare non mi sarebbe interessato. Ruven era una persona che era all'antica, fermo ai tempi dei nostri nonni. Lo faceva per rispettare le origini dei più vecchi. Cosa che non capivo. Ormai le cose si erano modernizzate rispetto ai tempi di nonno e nonna, perché continuare a stare con la testa nel passato. I tempi sono altri e sono cambiate molte cose proprio perché si aveva necessità di modificarle e di essere modificate. -ora va a cambiarti, che vediamo di sistemare questa faccenda- mi disse sorridendo mio fratello e facendomi l'occhiolino. -va bene, arrivo subito- mi voltai per andare in camera mia, ma prima, mio fratello mi prese il polso girandomi dalla sua parte, mi diede un bacio sulla tempia facendomi comparire un sorriso sul viso. Dei due fratelli che avevo Eirik era quello che era sempre molto gentile e affettuoso nei miei confronti. Mi diressi in camera mia, e mi tolsi il mio vestito per stare in casa Per me erano molto comodi, erano più dei pigiami, ma io li usavo anche per stare in casa. Per le donne ancora si usava mettere le gonne, ma per me erano scomode, infatti spesso per uscire usavo i pantaloni, e questo faceva arrabbiare Ruven. Io e le miei cucine non indossavamo spesso le gonne. Doris e Dorey, le miei cugine erano erano dei maschiacci. Indossavano spesso degli abiti maschili, e anche per gli eventi importanti usavano i pantaloni, non gli interessava e nemmeno gli piaceva mostrarsi anche con un po' di scollatura, non avevano nemmeno un po' di grazia. Io invece indossavo, sì, le gonne, ma mi piaceva anche mostrare un po' di pelle, le scollature, non eccessive, mi piacevano e le spaccature nelle gonne le amavo. I pantaloni erano comodi per uscire, non dovevo stare ogni tre secondi a sistemarmeli come le gonne che rischiavi di calpestare e cadere a terra. Dopo essere arrivata in camera, aprì l'armadio e cercai qualcosa da indossare, così tirai fuori ciò che aveva deciso di indossare e lo poggiai sul letto. Mi pettinai i capelli, per quanto potevo, erano ricci e di conseguenza scomodi da pettinare. Mi vestì con degli stivali con il tacco, che rendevano più sensuale una donna, una tuta color crema e una mantella rossa. Scesi al piano da basso ed Eirik mi aspettava sorridendo, mi osservò attentamente per tutta la mia discesa lungo la scalinata, facendomi quasi sentire in imbarazzo nonostante fosse mio fratello -perfetto possiamo andare- dissi per poi aprire la porta di casa pronta per uscire assieme ad Eirik.
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