Capitolo 1

1194 Words
Princess pov  > > Quanto odiavo le persone gridare, mi dava sui nervi.  James, il mio capo era così, la minima cosa fuori posto e iniziava a dare di matto.  Un uomo sulla quarantina, alto, tonico, occhi di ghiaccio e capelli brizzolati castano dorato.  Era un bel l'uomo, per questo aveva una come Sidney al proprio fianco, altrettanto bella, avevano circa una decina d'anni di differenza.  > gridai dal mio camerino.  Questa sera ci sarebbe stato lo spettacolo d'apertura estivo, il Soleil aveva un'ottima fama e incassava un'enormità di soldi.  Ogni numero era diverso, per ogni numero c'erano dietro ore di preparazione. " Sei un talento nato", ciò che mi ripeteva sempre Sidney.  Un talento nato, sì un talento fallito forse.  Finii di dare gli ultimi ritocchi al trucco e andai verso la sala, ogni sera che mi esibivo la mia persona cambiava, non solo esteticamente per il trucco e la bellissima parrucca colorata o forse smorta essendo grigia, ma poco importava risaltava particolarmente con i miei tratti, in quel palco davo il meglio di me, ero me stessa staccavo la spina dal mondo, da tutta la feccia che mi circondava, io e il palco, solo noi. > dissi andandogli incontro. > rispose andandosene senza neanche guardarmi. Alzai gli occhi al cielo, " Questi uomini" pensai.  > esclamò Christian vedendomi. Era il barista del locale, un bel "fusto", così lo chiamavano tutte le ragazze del locale, d'altronde come biasimarle? Era veramente un bel ragazzo.  > dissi sbuffando, Christian iniziò a ridere > rispose facendomi l'occhiolino.  > sputai inacidita, > rispose ridendo. Presi il mio bicchiere e mi incamminai verso l'ufficio di James, era raro vederlo in giro per il locale, nonostante lavorassi per lui da due anni circa non conoscevo nulla a parte il suo nome è il suo aspetto esteriore.  Bussai alla porta.  > sentii dire dall'altra parte.  > chiesi sedendomi sulla poltroncina sorseggiando il mio bourbon, > disse lui disgustato. > risposi infastidita.  Bevevo un bicchiere al giorno sempre alla solita ora, se questo era definirmi alcolizzata allora mettetemi alla forca, pensai tra me.  > disse lui. James era sempre molto schietto quando si trattava di parlare, un po' come me diceva sempre ciò che pensava , nel bene o nel male.  > dissi alzando gli occhi al cielo > chiesi girandomi il bicchiere tra le mani. > disse serio in viso. > risposi ironica come al solito. >  > continuai la sua frase. > esclamò lui divertito. Feci una linguaccia. > disse con una vena di speranza.  > chiesi ridacchiando. > disse con un tono leggermente dubbioso. > iniziai prima di essere bloccata > disse. Per poco non mi cadde il bicchiere insieme alla mascella per terra.  Certo non potevo lamentarmi della paga che ricevevo essendo una delle punte del locale, ma così tanti soldi in più mi facevano brillare gli occhi come due stelle, doveva essere davvero importante per lui questo cliente se era disposto a darmi così tanto per una sola notte conoscendo quanto fosse tirchio.  > dissi. > disse alzandosi per accompagnarmi fuori dalla porta > risposi. Ero elettrizzata e allo stesso tempo preoccupata, non avevo mai ballato in una delle stanze private del Soleil per un cliente, ma poco importava, cercai di scacciare via i brutti pensieri quei soldi mi servivano, stavo mettendo da parte tutto ciò che potevo per potermene andare da quel quartiere e poter tornare ad avere una casa tutta mia.  Avevo sempre in mente mia madre, era stata egoista a lasciarmi da sola, ma allo stesso tempo la madre migliore del mondo, fino all'ultimo ha cercato di nascondermi tutto, la depressione, le lacrime nella notte, l'alcol e infine la droga, maledetta droga che me l'ha portata via.  Era bellissima, stessi occhi, stesse labbra come le mie, aveva amato solo quel verme in tutta la sua vita. Aveva solo trentasei anni quando se ne andò, non perdonerò mai quel bastardo che una volta chiamavo "papà".  Presi il telefono per vedere se ci fosse qualche sms e notai diverse chiamate e messaggi. Tre chiamate perse da Kylie. Due messaggi da Matt. Lessi cosa avesse scritto il mio amico per poi chiamare Kylie, erano i miei migliori amici se potevo definirli così, erano più come un fratello e una sorella, mi sono sempre rimasti accanto anche quando li mandavo via e li trattavo male perché non volevo saperne più niente di nessuno, volevo rimanere sola con me stessa, e invece no, loro mi hanno teso la mano e mi hanno riportato a galla.  > dissi al telefono quando rispose > disse lei, > risposi ridacchiando. Fece qualche versetto come risposta, neanche i bambini di cinque anni erano infantili come lei, ma l' adoravo per questo, sapeva sempre farmi ridere.  > chiese lei, > scherzai, > disse elettrizzata. Scoppiai a ridere >scherzai , > rispose ridendo. > pregai agitata incrociando le dita, > rispose e poi riattaccai e iniziai a prepararmi.
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