Beatrice
Quella mattina mi sentivo particolarmente carica e di buon umore, la sera precedente avevo fatto qualcosa che non avrei mai avuto il coraggio di fare da sobria, avevo scritto una mail ad Emilia Fossari. Non potevo starmene seduta a divorare il suo libro senza darle un mio parere sincero sulla sua scrittura e soprattutto volevo sapere da dove avesse preso ispirazione per il personaggio di Sherazad. Mi riconobbi in molti aspetti di quella ribelle dalla chioma rossa e non avevo altro modo di scoprirne qualcosa di più se non mettendo a nudo me stessa. Ragionando razionalmente mi sentii stupida ad aver mandato quell’email ad una perfetta sconosciuta ma il dado era tratto e non potevo far altro se non aspettare una risposta.
“ Bea! Che fine hai fatto ieri?”
“ Ehi Lili! Ti prego non mi parlare di ieri è stata una giornata pessima” mi sedetti nel piccolo tavolino e scartai il mio muffin al cioccolato.
“ De Luca ha fatto lo stronzo?”
“ Quell’uomo mi fa ammattire” lei ridacchiò
“ Ah cosa darei perché lui facesse ammattire me!” la guardai storto
“ Te lo cederei molto volentieri” mi uscì un gemito per la goduria del cioccolato sul mio palato
“ Sei l’unica qui a non avere una cotta per lui”
“ questo perché sono io a portare in tintoria le sue mutande” scoppiammo a ridere entrambe
“ E sentiamo che tipo di mutande usa il capo?” ci riflettei un po’ su, volevo rifilare alla mia collega dei dettagli piccanti ma per quanto mi sforzassi ricordavo solo della biancheria semplice e monocroma, poi però mi si accese un ricordo. Un ghigno malefico comparve sul mio volto e forse avrei potuto vendicarmi per tutte le malefatte subite.
“ Ne ha un paio rosse con le stampe di topolino” Liliana sgranò gli occhi ed esplose in una risata fragorosa fino a giungere alle lacrime
“ Un pezzo da novanta come lui con le mutandine di Topolino?! Adesso muoio davvero!”
Un colpo di tosse interruppe le nostre risa facendoci girare di scatto.
“ Beatrice, sono felice che la mia biancheria intima sia motivo di diletto ma avrei bisogno di te alla scrivania se non ti dispiace” ingoiai il magone e mi girai per guardare la mia collega che se l’era già data a gambe. Codarda!
“ Si, arrivo subito” chinai il capo e lo seguii fuori dalla stanza come una bambina che fosse stata appena colta in flagrante con una caramella prima di cena. Non proferimmo più parola e raggiunsi in mochi minuti la mia scrivania.
Controllavo le email in modo forsennato, volevo che la mia nuova scrittrice preferita mi scrivesse. Decisi che per il resto della mattinata non avrei più controllato e mi sarei concentrata sui manoscritti che De Luca mi aveva consegnato.
Non so quanto tempo fosse trascorso ed ero talmente concentrata che non mi accorsi di due smeraldi che mi fissavano dal basso.
“ Elisa! Cosa ci fai qui?” mi alzai voltandomi a destra e a sinistra per capire come quella bambina fosse giunta qui, ma non vidi nessuno all’orizzonte né la tata né la madre.
“ Biiiii” la piccola mi si aggrappò alla coscia stringendomi forte. Elisa era uguale a suo padre l’unica differenza erano i suoi occhi verdi pieni di amore e gioia al posto di due pozze cielo fredde e austere.
Ricambiai l’abbraccio della bimba e la presi in braccio.
“ Eli che ci fai qui? Dov’è la tata?”
“ Sono scappata! Volevo il mio papà!” sgranai gli occhi, come diavolo era riuscita una bambina di cinque anni a venire qui da sola?
“ Dove hai lasciato la tata piccola monella?” cercai di non dare di matto davanti ad Elisa ma mi chiesi come fosse possibile farsi scappare una bambina così piccola.
“ Ero con mamma Bi” tutto ebbe senso, Mariavittoria Lione era una modella ormai in pensione che faceva di tutto fuorché la madre.
“Non puoi scappare in quel modo, è pericoloso e Firenze è una città troppo grande per uno scricciolo come te” la bimba fece il musetto triste ma annuì alle mie parole
“ Va bene Bi, non lo faccio più” all’improvviso un De Luca nel panico fece la sua comparsa
“ Beatrice mia figlia è scappa…” si bloccò a metà della frase quando si accorse di Elisa tra le mie braccia intenta a giocare con i miei ricci e ridere.
“ Non si preoccupi lei è qui” misi giù la bambina che corse verso suo padre
“ Elisa cosa ti è saltato in mente?! Non puoi scappare in quel modo!” la strinse al suo petto e il modo in cui lo fece mi fece stringere il cuore, mi ricordava tanto mio padre.
“ Scusa papi… non scappo più dalla mamma” lui sospirò e prese dalla tasca il telefono che squillava.
“ Si può sapere come cazzo hai fatto a perdere tua figlia?!” capii subito chi fosse l’interlocutrice e sapevo anche come sarebbe finita quella conversazione, in urla e parolacce. Non volevo che Elisa sentisse quell’ennesima discussione per questo la presi per mano e la condussi in sala relax.
“ Eli hai fame? Vuoi dei biscotti?” la bambina annuì così le presi dei biscotti al cioccolato dall’armadietto accanto al frigo. Per fortuna i miei colleghi facevano scorta di cibo quasi tutte le settimane e capitava che qualcuno dimenticasse pacchi di biscotti.
“ Litigano sempre…” guardai con tenerezza quella povera creatura che mi ricordava tanto me alla sua età. Anche i miei genitori litigavano sempre e anche se mio padre cercava di farlo sempre lontano dalle mie orecchie mia madre mi costringeva ad ascoltare cercando sostegno in una bambina.
“Tesoro, capita a volte che i genitori litighino ma loro ti voglio bene ”
“ la mia mamma non mi vuole bene” gli occhi della bambina si riempirono di lacrime facendo sanguinare una ferita ancora aperta nel mio cuore. Le presi la mano e le sollevai il visino facendo scontrare i nostri sguardi
“ ehi piccola non dire così, la tua mamma ti vuole bene è solo che non sa bene come dimostrartelo” lei non sembrava convinta per questo cercai di approfondire il mio discorso
“ Anche io ho una mamma come la tua, lei qualche volta non sa come dirmi che mi vuole tanto bene e fa delle sciocchezze che mi fanno arrabbiare”
“ poi fate la pace?” sorrisi
“ si facciamo la pace e sai perché?” lei scosse la testa
“ perché lei è la mia mamma e anche se a volte fa delle sciocchezze so che mi vuole bene come la tua vuole bene a te” cercai di accarezzarle il volto ma lei si alzò e venne verso di me abbracciandomi
“ grazie Bi” attorcigliali le mie braccia sul suo piccolo busto lasciandole un bacino sulla testa. Le ero davvero affezionata e anche se all’inizio era diffidente anche lei ad un certo punto aveva mollato e si era rivelata per quello che era, una bambina con tanto bisogno di affetto.
“ adesso che ne dici di andare dal Signor Sarri a giocare un po’? “ le si illuminarono gli occhi e scappò via. Povero Signor Sarri quella peste lo avrebbe fatto ammattire.
Mi diressi verso l’ufficio di De Luca passando per la mia scrivania e recuperando i manoscritti già corretti. La porta era semi aperta ma data la situazione ebbi l’accortezza di bussare.
“ Entra pure Beatrice” aprii la porta e lo vidi seduto alla scrivania con i gomiti poggiati sul tavolo di vetro e la testa tra le mani.
“ questi sono già tutti corretti, li ho passati in seconda fase di correzione e ho mandato le bozze agli autori” lui annuì senza guardarmi o prestare attenzione
“ va tutto bene?” questa volta mi guardò e i suoi occhi tormentati mi fecero rabbrividire
“ la mia dannata ex moglie ha perso mia figlia oggi, ti sembra che vada bene?!” si alzò di scatto facendo volare per aria tutti i fogli. Io rimasi impassibile di fronte a tutta quella ira.
“ Mi dispiace non avrei dovuto chiedere…” feci per andarmene ma mi bloccò il braccio
“ Aspetta! perdonami non avrei dovuto reagire in quel modo” lo osservai, le sue scuse sembravano sincere.
“ Non deve preoccuparsi, la sua reazione è piuttosto normale ma se posso permettermi le consiglio di non discutere più davanti ad Elisa. I problemi suoi e della sua ex non dovrebbero coinvolgere la bambina” mi mollò il braccio e incrociò le sue al petto
“ Adesso mi dici anche come devo comportarmi con mia figlia?” il De Luca stronzo aveva appena fatto ritorno facendomi adirare.
“ può fare ciò che vuole, ma le suggerisco di vedere il volto di sua figlia quando manda al diavolo sua moglie. Adesso, se non le dispiace il mio turno è finito quindi torno a casa, a domani signor De Luca” ancheggiai fino alla porta non capendo se quel giorno avessi vinto.
***
Fu una liberazione tornare a casa presto, il martedì lavoravo solo la mattina per cui avevo tutto il resto della giornata per me. Mi dedicai per lo più alle faccende domestiche e poi cercai invano di scrive due righe. Ero completamente bloccata non riuscivo a trovare l’ispirazione giusta per scrivere poi un bip distolse la mia attenzione dal mio libro ancora inesistente.
Da: Emiliafossari@ Email.it
A: Bportinari@GMXemail.it
Carissima lettrice,
rispondo alla tua mail dicendo quanto io sia felice che tu abbia letto il mio libro e ringraziandoti per le belle parole dedicatemi. Mi dispiace che anche tu come la dolce e ribelle Sherazad abbia un Akbar da combattere ma è davvero così terribile come dici? Ad ogni modo non è un buon motivo per arrendersi, anche la mia vita era bloccata fino a quando non presi la decisione di scrivere e adesso eccomi qui a rispondere alla tua mail. Non potrai mai sopravvivere nel bosco d’inverno senza la tenacia e non potrai mai abbattere le mura di Akbar senza lottare. Ti auguro il meglio e spero che le mie parole ti siano state di conforto per il tuo blocco.
A presto
Tua Emila
PS: non ho potuto fare a meno di notare il nome della tua mail, Beatrice Portinari la musa più conosciuta di tutta la letteratura italiana. Sei una fan di Dante?
Lessi quella mail più volte e quella sera non riuscii a prendere sonno.