Capitolo IV

3024 Words
Beatrice Da: Bportinari@ GMXemail.it A: Emiliafossari@ Email.it Cara Emilia, non so dirti quanto io sia felice della tua risposta, ho meditato molto sulle tue parole ed è per questo che oggi ho cercato di sforzarmi per scrivere qualcosa. Ahimè le uniche parole che sono riuscita a scrivere erano insulti sul mio odioso Akbar, oggi mi ha praticamente reso la vita impossibile, mi ha rifilato tre manoscritti in due giorni! Avrei voluto tirarglieli in testa. Di certo non voglio tediarti con la mia vita da inferno piuttosto rispondo alla tua domanda. All’università all’ultimo anno mi ritrovai per caso in un corso su Dante, il suo rapporto con Beatrice fu uno dei temi più dibattuti tanto che me ne innamorai. Dante e la purezza del suo sentimento è stato uno dei motivi che mi hanno spinto a scrivere. La sacralità di Beatrice descritta da Dante è l’incarnazione dell’amore stesso. Si potrebbe mai raggiungere una perfezione tale? È quello che mi domando continuamente ed è ciò che cerco nelle mie letture. Spero di essere stata esaustiva a presto tua Beatrice. *** “ Bibi, sono a casa!” chiusi il portatile di botto e portai un amano sul cuore per lo spavento “ ma sei impazzito? Stava per prendermi un infarto” Stef si strofinò la barbetta appena visibile come se stesse riflettendo su qualcosa. “ capelli disordinati, portatile alla mano, niente alcool e decisamente acida… hai il ciclo vero BiBi?” Pensai a quanti anni di galera avrei potuto fare in caso di omicidio e fu solo per quello che rinunciai ai miei istinti. “ molto divertente peccato che tu abbia torto! Non ho il ciclo.” mi imbronciai e incrociai le braccia al petto mentre lui si dirigeva nella sua stanza con la valigia a traino. Lo seguii fino in camera appoggiando la spalla sullo stipite della porta. “ mi dici come è andato il viaggio o no?” “ è andato bene Bi, il solito, modelle, foto, tante bollicine e passaggi gratis” mi morsi il labbro, quel tipetto non la raccontava giusta, se fosse davvero andata come al solito si sarebbe lamentato per il pessimo servizio in camera o mi avrebbe raccontato qualche dettaglio succulento sulle modelle che si era portato a letto. Anche il suo atteggiamento era strano, sembrava piuttosto rigido. “ cosa c’è che non va Stef?” lui si bloccò a mezz’aria con una maglia tra le mani “ Nulla, va tutto bene” alzò le spalle e continuò a disfare i bagagli. “ sei un pessimo bugiardo Stef, davvero non vuoi dirmi cosa ti passa per la testa? so che è successo qualcosa e tu me lo dirai” “ Oh e va bene brutta rompi scatole!” sorrisi raggiante e poi aprii bene le orecchie, qualcosa mi diceva che stava per arrivare una notizia bomba. “ Ho.. incontrato qualcuno..” pensai per qualche secondo alle sue parole e poi i miei occhi si illuminarono “ Oh mio dio! Ti sei preso una sbandata!” lui mi lanciò un cuscino che mi colpì dritto in faccia “ non ho preso nessuna sbandata ok? È stato.. solo sesso. Sì è stato solo sesso” sembrava cercasse di convincere più se stesso che me “ non ci posso credere… Stef ha una cotta!” cominciai ad urlare come una bambina mentre lui sbuffava irritato “ vi rincontrerete? Vi siete scambiati i numeri? Lei è inglese o italiana? e dimmi è brava a letto? Oh No non dirmelo non voglio saperlo!” “ Ok adesso frena Bibi, non è inglese e non è una modella è solo Angelica” le mie fauci si spalancarono “ Angelica che lavora con te? Angelica la ragazzina timida che non ti rivolge mai la parola? QUELLA ANGELICA?” “ Si, si e si ! è lei e ti pregherei di non fare commenti” mi morsi la lingua perché io dei commenti li avrei fatti eccome! Non era una brutta ragazza solo che lei era completamente opposta al mio amico. Accidenti, allora sarà vera la storiella degli opposti.. “ allora come avete chiuso?” lui sospirò sedendosi sul letto e indicando il posto accanto a lui. Mi sedetti e attesi la sua risposta “ le ho detto se le andava di prendere un caffè appena tornati in città” “ e lei? “ lo esortai a continuare “ e lei ha detto si!” mi gettai tra le braccia del mio amico felice per lui. Forse finalmente Stef avrebbe messo la testa a posto. *** Da: Emiliafossari@Email.it A: Bportinari@GMXemail.it Cara Beatrice, non mi tedi affatto! Sono felice che tu possa sfogarti con me sul tuo Akbar e sarei curiosa di saperne di più. Se la tua situazione si avvicina a quella di Sherazad potrei darti una mano ad affrontare la cosa. Mi domando come tu possa essere affascinata da un romanzo come >. Di certo l’amore che descrivo non si avvicina per nulla alla purezza a cui tu sei affezionata. Attendo una tua risposta Emilia Misi via il telefono prima che De Luca potesse vedermi tergiversare anziché lavorare alle bozze. “ Beatrice, devi prenotarmi un tavolo per due per sta sera alle otto e ricorda di chiamare Rossi per la presentazione del libro di domani. Quel tipo è costantemente in ritardo e domani deve essere tutto perfetto, chiaro?” annuii appuntando tutto in agenda. “ sua moglie ha chiamato, voleva urgentemente parlare con lei ma..” prima che potessi finire la frase la sua voce mi sovrastò “ Ex moglie, e le avevo già detto di non chiamare in ufficio. Hai fatto bene a non passarmela, per lei sono sempre in riunione. A tal proposito, devi chiamare il mio avvocato e dirgli che si muova con le pratiche dell’affidamento”, guardò il suo orologio e sparì dalla mia vista senza nemmeno salutare. Come al solito mi aveva riempito di cose da fare e tutto questo appena cinque minuti prima che io finissi il mio turno! Avrei di nuovo fatto tardi e tutto solo per causa sua. Approfittai di quel momento per dare una risposta veloce ad Emilia. Da: Bportinari@ GMXemail.it A: Emiliafossari@Email.it Cara Emilia, assecondo la tua richiesta dicendoti che il mio Akbar mi ha proprio rotto le palle! Non ha il minimo rispetto e per di più mi carica come se fossi un mulo da soma! Mi costringe anche a prenotare i suoi tavoli al ristorante, come se non potesse farlo da solo. A volte penso che lo faccia di proposito solo per infastidirmi. Purtroppo non ho il tempo di rispondere alla tua curiosità ma lo farò presto. Tua Beatrice Misi via il telefono definitivamente e continuai a lavorare. Alle otto di sera trascinavo i mie arti stanchi a casa dove ad aspettarmi c’era il mio coinquilino. “ alla buon ora!” “ Ho avuto troppo da fare” gettai le scarpe e il cappotto per aria e mi avviai in cucina dove già il piatto di pasta fumante era in tavola. “ dovresti farti valere di più o quantomeno farti pagare le ore extra” alzai gli occhi al cielo, lui la faceva facile ma non aveva a che fare giornalmente con De Luca. “ allora, come è andato il tuo appuntamento?” cambiai discorso e fui ben felice che lui cominciasse a raccontare la sua giornata tralasciando i dettagli sul mio lavoro. Da: Emiliafossari@Email.it A: Bportinari@GMXemail.it Cara Beatrice, credevo che i datori sexy e stronzi esistessero solo nei libri o nei film ma a quanto mi dici la situazione è davvero grave. Hai mai fatto nulla per farti valere? Anche Sherazad aveva paura all’inizio ma poi ha capito che per averla vinta avrebbe dovuto uscire le unghie. Potresti provocarlo come lui fa con te e se quello che mi hai detto è vero non avrebbe mai il coraggio di licenziarti. Tua Emilia Le parole di Emilia mi fecero riflettere. E se davvero avesse ragione? Avevo sempre represso la mia impulsività solo per cercare di mantenere un lavoro che nemmeno mi piaceva. Il mio unico scopo era quello di fare notare la mia scrittura e allora cosa avrei avuto da perdere? Fu in quel momento che la mia vita ebbe una svolta, mi ero lasciata vivere per troppo tempo ed era ora di cambiare registro. Avevo ritrovato il mio scopo e il vantaggio fu anche quello di aver trovato una vera amica. *** Il mattino seguente decisi di tirarmi a lucido, non mi ero mai preoccupata molto del mio look non amavo i fronzoli, probabilmente tutto derivava dal fatto che da tutta la vita cercavo di non somigliare a mia madre. Per lei l’aspetto esteriore era la chiave del successo per me era solo un inutile perdita di tempo. Decisi di indossare una gonna al ginocchio e un top bianco castigato, coordinai le scarpe e la borsa e decisi di legare i capelli in uno chignon disordinato. Presi l’auto di Stef per arrivare a lavoro dato che ancora una volta lui era fuori città. “ Buongiorno Bea oggi sei raggiante” sorrisi al Signor Giannini il portinaio e mi avviai verso l’ascensore. Come al solito mi fermai in sala relax con Lili e poi mi misi a lavoro, avevo l’ultimo manoscritto della settimana da correggere e poi avrei dovuto accompagnare De Luca alla presentazione di un libro. “ Beatrice, dobbiamo andare, spero che tu sia pronta” De Luca si precipitò come una furia alla mia postazione e quando mi vide rimase abbagliato provocando un sospiro di soddisfazione in me. “ Sono pronta signore, ho appena chiamato l’autore e per fortuna lui si trova già lì” lui mi squadrò dalla testa ai piedi soffermandosi su ogni dettaglio come se mi vedesse per la prima volta in vita sua. “ Mmh.. Si, bene allora affrettiamoci” mi oltrepassò e io lo seguii fino all’ascensore. Non avevo mai fatto caso alle dimensioni di quel cubicolo, era decisamente minuscolo tanto da non riuscire a non toccare con la spalla il braccio di De Luca. Il silenzio era assordante e il mio respiro ansante, tutta la sicurezza di quella mattina era sparita davanti a lui. Il campanello di avviso apertura porte mi salvò da quell’inferno tornando a respirare a pieni polmoni. Mi avviai fuori dall’edificio tirando fuori dalla borsa le chiavi dell’auto. “ cosa stai facendo?” mi voltai verso di lui stranita da quella domanda “ l’auto è da quella parte” indicò la parte opposta a quella in cui io stavo andando “ credo di sapere dove ho parcheggiato l’auto e non è da quella parte” lui sembrò spazientito dalla mia risposta stizzita “ infatti da quella parte si trova la mia auto che è quella su cui poserai le chiappe tra poco quindi muoviti, non voglio fare tardi” boccheggiai, io sull’auto con lui? Non sarei sopravvissuta. Ero abituata a vederlo in ufficio ma di certo non fuori da esso e questo era un terreno inesplorato. “ ti muovi o no?!” non feci resistenza mi avviai in silenzio verso la sua auto; la carrozzeria era talmente lucente da potersi specchiare dentro. Dalle voci che avevo sentito De Luca era un tipo da macchina sportiva addirittura c’era chi pensava girasse con una Lamborghini! Io a quelle voci non avevo mai creduto, di certo non se la passava male ma… una Lamborghini? Non era di certo alla sua portata. Le voci erano solo voci mentre la realtà era molto diversa, l’auto che mi si palesò davanti era un SUV che dal logo pareva essere una Mercedes. Mi ci volle una spinta per salire su quel coso che più che una macchina sembrava un astronave ed era decisamente troppo alta. “ hai bisogno di una mano a salire?” mi guardava con il suo solito sorrisetto da stronzo “ credo di avere delle ottime capacità di scalata Signor De luca non si preccupi” lui ridacchiò e mi lasciò fare da sola. De Luca accese la radio e partì. La presentazione si sarebbe tenuta in una sala conferenze nella periferia della città, non conoscevo bene quella zona e in fondo non c’era da stupirsi in una città come Firenze. Quando entrammo fummo colpiti da una folla innumerevole di persone, il Pr ci aveva comunicato che le richieste di partecipazione erano molte ma di certo non mi aspettavo una tal confusione. “ Andiamo a cercare il nostro autore” “ credo che superare questa folla sia quasi impossibile” stentavamo a farci largo ma dopo vari spintoni e lamentele riuscimmo a raggiungere la parte opposta della sala dove si trovava il palco rialzato e il nostro autore. “Samuel, finalmente sei arrivato! Avete visto quanta folla?” Il signor Rossi aveva chiamato De Luca con il suo nome di battesimo il che mi fece un certo effetto. Non avevo mai pronunciato il suo nome, per me era solo De Luca e da qualche settimana anche il temibile Akbar. “ Luca! Sono felice che tutto stia andando per il meglio” i due si salutarono con una stretta di mano fragorosa mentre io me ne stavo zitta osservando la scena. “ Beatrice, non ti avevo proprio riconosciuta stai benissimo cara” il suo sorriso amichevole mi mise di nuovo coraggio. “ Signor Rossi, la ringrazio, sono felice di assistere al suo successo” “ Oh ti prego chiamami Luca, mi fai sentire vecchio” mi fece l’occhiolino e io ridacchiai in risposta. Un ragazzo si avvicinò per comunicarci che la presentazione stava per iniziare, quindi diedi la buona fortuna e ci accomodammo nei nostri posti riservati in prima fila. *** Dopo due lunghe ore finalmente riuscii a sgranchirmi le gambe, la presentazione era andata piuttosto bene ma le domande furono infinite e tremendamente noiose. Avevano organizzato un piccolo buffet prima delle firme delle copie ma io volevo solo prendere una boccata d’aria. Ci volle un po' per riuscire a sgattaiolare fuori da quella sala ma appena fuori mi sentii nuovamente in grado di respirare. Feci un giro per l’edificio e mi resi conto che non aveva molto di diverso dal luogo in cui lavoravo tutti i giorni; scrivanie, computer e pareti grigie dominavano l’ambiente anche se in questo caso lo squallore era accentuato dalla poca cura di esso. Mentre ritornavo alla sala principale mi accorsi di una porta finestra aperta che probabilmente dava su un terrazzo, così mi avvicinai. Chiusi gli occhi alla vista del sole, poi pian piano le mie iridi si abituarono alla luce naturale riempiendosi della beltà del paesaggio. Dall’altezza a cui mi trovavo si riusciva scorgere quasi tutta Firenze. Uno scricchiolio mi fece sobbalzare. “ Oh scusa non volevo spaventarti” mi voltai scontrandomi con due occhi gialli a me familiari. “ Beatrice?” il ragazzo sembrava sorpreso e io non ero da meno, dopo quella mattina estremamente imbarazzante non avevo più risposto alle sue chiamate. Arrossii e mi morsi il labbro indecisa su cosa dire o fare. “ Mirco! Che cosa ci fai qui?” ero a disagio e questo non sfuggì al mio interlocutore che piegò la testa di lato sorridendo di sottecchi. “ io ci lavoro qui, tu piuttosto cosa ci fai?” “ beh anche io starei lavorando, sono qui per la presentazione di un libro” “ ah siete quelli del baccano in sala conferenze!” risi per la sua espressione buffa e irritata “ colpevole vostro onore!” anche lui rise. Ci furono attimi interminabili di silenzio prima che lui iniziasse nuovamente a parlare. “ posso chiederti perché non hai più risposto alle mie chiamate? Pensavo fossi stata bene… si insomma..” si grattava la nuca a disagio. Sospirai e decisi di non mentirgli “ la verità è che non mi ricordo praticamente nulla di quella sera e dopo quella mattina… beh ero un po' imbarazzata” “ capisco…” altri secondi di silenzio “ beh che ne dici di rimediare?” sollevai il capo e lo guardai confusa “ in che modo?” “ semplice, vieni a cena con me “ scoppiai a ridere “ davvero dopo quello che ti ho detto mi stai invitando ad uscire?” “ prometto di non farti bere se questa è la tua preoccupazione” risi ancora e poi ci pensai su. “ direi che una serata senza alcool potrei concedermela” il ragazzo sorrise radioso e dopo qualche battuta sul mio pessimo atteggiamento con l’alcool mi riaccompagnò alla sala conferenze. Mirco mi stava raccontando una storia divertente sul suo gatto quando le nostre risa vennero interrotte da un tuono inferocito. “ Beatrice, mi spieghi dove diavolo eri finita?!” vidi il mio capo troneggiare sulla mia figura rendendomi un piccolo topolino impaurito. Pensai ai miei nuovi propositi e l’ira questa volta ebbe la meglio. “ non credo di doverle dare spiegazioni dei miei spostamenti signor De Luca, ad ogni modo sono uscita per una boccata d’aria e ho casualmente incontrato un amico” gli occhi di De Luca si posarono sul ragazzo accanto a me e sulla sua mano poggiata al fondo della mia schiena. L’ira che notai prima non era nulla di paragonabile a quella che vidi dopo, lui aveva riconosciuto Mirco. Lo aveva visto quella mattina mezzo nudo e con i capelli in disordine reduce di una notte di passione di cui io non ricordavo assolutamente nulla. “ Beatrice non mi importa se hai bisogno d’aria o se tu debba andare in bagno. Sei qui per lavorare e ti concedo solo questo” Strinsi i pugni piena di rabbia ma prima che per una buona volta potessi rimettere al suo posto quel damerino da quattro soldi Mirco posò una mano sul mio braccio cercando di tranquillizzarmi. “ Mi dispiace, non intendevo rubare del tempo al tuo lavoro ci vediamo domani tesoro” mi lasciò un bacio sulla guancia facendomi arrossire e poi prima di dileguarsi salutò con un cenno distaccato De Luca. Rivolsi lo sguardo verso l’uomo accanto a me e vidi la sua mascella contratta e i suoi occhi puntati sul ragazzo ormai in lontananza come se volesse incenerirlo. Sembrava quasi geloso…scossi la testa rimuovendo quel pensiero assurdo e poi pensai a quanto di tutto quel trambusto avrei raccontato ad Emilia.
Free reading for new users
Scan code to download app
Facebookexpand_more
  • author-avatar
    Writer
  • chap_listContents
  • likeADD