Samuel
Non ero riuscito a combinare nulla di buono, la mia testa ritornava sempre a quella scena… le sue mani sulla sua schiena, il modo in cui la guardava… ah Cazzo! Tolsi gli occhi e mi massaggiai le tempie. Quando sollevai lo sguardo mi accorsi che erano le otto di sera e ancora il mio sedere era sul divano del mio fottuto ufficio. Presi il telefono e chiamai l’unica persona su cui avrei potuto sfogare la mia frustrazione.
“ Che piacere sentirti fratello, dimmi di grazia qual è la tragedia?” sbuffai per l’ilarità di quello stronzo
“ deve esserci per forza una tragedia per chiamare il proprio fratello?” la sua risata mi indispose
“ Hai finito?” sghignazzò ancora qualche secondo
“ Ok, ok scusa non ho resistito! Per rispondere alla tua domanda si caro il mio piccolo Samuel, quando mi chiami hai sempre qualche problema da risolvere”
“ Per tua informazione, questa volta voglio solo prendere una birra insieme, ti va?”
“ i mostri stanno dormendo e Gaia non ha il turno di notte quindi perché no?” sorrisi soddisfatto e dissi a mio fratello di incontrarci al nostro solito bar. Mio fratello maggiore aveva cinque anni più di me, un avvocato in carriera pronto a diventare socio senior, una moglie meravigliosa e due pestiferi gemelli. Nico era mio fratello, il mio migliore amico e la mia roccia. Nonostante lui non lo ammettesse senza di lui la mia famiglia sarebbe finita in poltiglia e la mia vita… non so cosa ne sarebbe stato della mia vita.
***
Beatrice
Da: Bportinari@ GMXemail.it
A: Emiliafossari@ Email.i t
Cara Emilia,
Sono appena tornata da una giornata tremendamente folle e avrei bisogno di un tuo parere. Oggi alla presentazione ho incontrato Mirco, il ragazzo le cui prestazioni non ricordo un tubo. È stato davvero dolce e mi ha invitata a cena! Beh sarebbe andato tutto alla grande se lo stronzo del mio capo non avesse superato ogni limite, mi ha praticamente umiliata in un modo indicibile. Avrei voluto tagliargli la testa ma ahimè non ne ho avuto occasione. Ad ogni modo credo che il suo astio si sia accentuato vedendo Mirco al mio fianco non so credo di essere diventata matta ma credi sia possibile che Akbar possa essere geloso? Ho una mia teoria, credo che quell’uomo sia talmente egocentrico da volere le attenzioni di tutti su di sé e dato che a lavoro praticamente sono al suo servizio si sarà sentito minacciato? Credo di impazzire…
Scrivi presto
Tua Bi.
Misi via il telefono e mi infilai in doccia pronta a liberarmi da tutto lo stress accumulato.
“ BIBI! DOVE HAI MESSO LE MIE CAMICIE?!” sentii l’urlo forsennato di Stef e abbassai il getto d’acqua per farmi sentire.
“ LE HO STIRATE IERI E SONO NEL TUO ARMADIO ZOTICO!” risi e attesi la sua risposta
“ MORIREI SENZA DI TE!” risi ancora e mi immersi sotto l’acqua.
Ripensai a Mirco e a quanto in pochi minuti mi avesse fatto ridere e dimenticare per un attimo il resto del mondo. Sorrisi all’idea del suo invito, cosa avrei indossato? Di cosa avremmo parlato? Mi avrebbe baciata subito o avrebbe aspettato? Non sapevo nulla ma ero eccitata all’idea. Immaginai le sue labbra muoversi contro le mie, morbide e dolci come il miele, le sue mani mi avrebbero tenuta stretta e le mie avrebbero vagato tra i suoi ricci. Dopo un lungo amoreggiamento avrebbe riaperto i suoi incantevoli occhi…. celesti. Gettai un urlo e mi svegliai dal mio sonno. Ero ansante e ancora sotto il soffione ci volle qualche minuto per ritornare in me, stavo pensando al mio appuntamento e poi? Ingoiai il magone in gola e poggiai la schiena alla parete della doccia. Stavo pensando a lui, io stavo baciando lui.
***
Da: Emiliafossari@ Email.it
A: Bportinari@ GMXemail.it
Cara Beatrice,
la situazione sembra essere complessa ma non credo che la tua tesi possa essere attendibile. Mi viene in mente quando Sherazad venne portata al castello del Sultano Shari’ha. Akbar era su tutte le furie perché la sua schiava avrebbe ballato per qualcuno che non era lui. Se il tuo capo somiglia tanto ad Akbar è probabile che anche lui ti voglia solo pe se. Ad ogni modo se non ricordi nulla di quella notte con Mirco direi che è un segnale d’allarme evidente non trovi?
Attendo risposta tua
Emilia.
Sbuffai leggendo la mail di Emilia, mi aveva messo in testa che De Luca mi volesse ma per cosa poi? Per portare la sua roba in tintoria? Per leggere manoscritti infiniti che lui non avrebbe mai letto? Non so…
Per non parlare di Mirco, secondo Emilia il fatto che non ricordassi nulla di quella notte era un segnale, ma ero ubriaca dannazione! Non avrei ricordato nulla in ogni caso!
Scossi la testa, ormai il dado era tratto e io dovevo prepararmi per il mio appuntamento altrimenti avrei fatto tardi. Optai per un semplice vestito nero in raso e dei sandali gioiello, non volevo sembrare eccessiva e non sapevo neppure quale fosse la nostra destinazione.
Alle otto in punto il campanello suonò e mi ritrovai dinnanzi quegli occhi giallo miele da incanto.
“ sei uno splendore Bea” mi diede un casto bacio sulla guancia che mi fece imporporare e mi porse le rose che teneva alla sua sinistra.
“ sono bellissime, grazie” annusai quel profumo celestiale e prima di andare via le misi in un vaso.
Mirco aveva prenotato in un piccolo ristorante rustico al centro di Firenze, mi disse che era il migliore ristornate di carne in città ma io non gli credetti subito.
“ Vuoi davvero farmi credere che questo ristorante batte il San Domenico?”
“ donna di poca fede, assaggia e poi ne riparleremo” mi porse la sua forchetta con un tocchetto di carne al sangue. Lo degustai e le mie papille gustative scoppiettarono entusiaste, dovevo ammettere che era davvero la carne più buona che avessi mai mangiato.
“ allora cosa ne dici?” esitai, non volevo dirgli ciò che pensavo per cui feci un sorriso birichino e gli risposi beffandomi di lui
“ mmh, passabile direi” lui si finse oltraggiato e io scoppiai a ridere
“ sei un demonio Beatrice”
“ in realtà dovrei essere l’incarnazione di un angelo “
“ non credo che quel sorrisetto sfacciato possa davvero appartenere ad un angelo” si avvicinò a me e mi carezzo il viso con il dorso della sua mano. I suoi occhi si specchiavano nei miei cerulei, una combinazione peculiare che si mischiava bene.
Mi scostai prima che potesse andare oltre di quanto io avrei voluto.
La serata continuò tranquilla, Mirco era dolce e mi faceva ridere ma si era fatto davvero tardi e il giorno seguente non avrei potuto far tardi a lavoro quindi gli chiesi di riaccompagnarmi.
Mirco decise di scortarmi fino all’uscio di casa per essere sicuro che arrivassi sana e salva.
“ Sono stato davvero bene questa sera Bea” abbassai lo sguardo e mi morsi il labbro
“ anche io lo sono stata, ti ringrazio per tutto” lui mi sorrise e si avvicinò al mio volto, sentivo il suo fiato sulle mie labbra e il suo profumo inondava le mie narici. Mi scostò il riccio caduto sul viso e dopo qualche secondo di attesa come volesse essere sicuro che non sarei fuggita posò le sue labbra sulle mie. Il suo bacio dolce mi trasportò in un limbo, una sensazione di vuoto che non riuscivo a spiegarmi e quando si staccò da me e riaprì gli occhi il mio incubo si palesò nuovamente. Non era più Mirco ma un demone dagli occhi celesti come il ciel sereno d’estate.
Mi scostai bruscamente guadagnandomi un occhiata confusa del ragazzo.
“ va tutto bene Bea?” ritornai in me e regolarizzai il mio respiro
“ benissimo, grazie per la bella serata” gli diedi un bacio sulla guancia e sparii dietro il portone dell’edificio.
***
Il mattino seguente mi ritrovai ancora scossa dalla sera precedente. Avevo passato la notte a chiedermi cosa diavolo ci fosse di sbagliato nella mia testa per pensare a De Luca in un momento così intimo. L’unica spiegazione che riuscii a trovare era quella che quell’uomo stava diventando la mia ossessione a tal punto da ritrovarmelo sempre in testa.
Quel giorno in redazione c’era davvero un gran macello ma non mi diedi troppa cura del motivo e mi diressi alla mia scrivania senza neppure la mia solita dose di caffeina e gossip con Liliana.
“ Beatrice tra cinque minuti nel mio ufficio” passò dritto come un treno senza nemmeno un maledetto Buongiorno. Maledizione, quell’uomo avrebbe dovuto prendere dello zucchero liquido in endovena per poter tornare tra i comuni mortali.
Decisi di non perdere tempo, prima fossi andata da lui prima avrei potuto cominciare le sue stronzate che lui chiamava compiti importanti.
“ voleva vedermi?” non mi curai di bussare, entrai e incrociai le braccia la petto già scocciata dopo i primi secondi della sua vista.
“ chiudi la porta e siediti” il suo tono serio mi mise in allerta, non mi aveva mai fatto sedere il che significava che mi stava per licenziare?
Mi torturavo le mani nervosa seduta in quella sedia di fronte a lui che mi guardava con le mani giunte in grembo. Dopo un silenzio di quelle che sembrarono ore lui si mosse chinandosi verso il cassetto.
Gettò sul tavolo un libro la cui copertina mi era familiare, mi sporsi per leggere il titolo e avrei voluto sprofondare non appena capii di cosa si trattasse.
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“ hai mai letto questo libro Beatrice?” cosa avrei dovuto rispondere? Forse che non solo lo avevo letto, era anche diventata una delle mie letture preferite! Oltre al fatto che da qualche mese lui era diventato il mio Akbar personale, accidenti!
“ No, non è esattamente il mio genere”
“ da quello che ricordo non sei esattamente una puritana” avrei voluto sotterrarmi
“ Ho detto che non è il mio genere leggere di sesso , non farlo, credo siano due cose diverse signor De Luca” mi portai la mano alla bocca cosciente di aver tirato fuori denti acuminati che prima non erano mai usciti. Non con lui almeno.
“ Bene, allora ti spiego la situazione” la sua espressione seria mi metteva parecchio timore, cosa diavolo c’entravo io con quel libro?
“ Emilia Fossari non esiste” il mio cuore smise di battere, cosa voleva dire che Emila Fossari non esisteva?
“ come prego?”
“ semplice, l’autrice non esiste”
“ c’è il suo nome sulla copertina” e risponde lei alle mail dei fan! Questo però non avrei potuto dirlo.
“ beh le apparenze ingannano Beatrice” questo suo parlare a monosillabi mi aveva davvero stancato.
“ Ok adesso basta. Voglio sapere che cosa vuole da me” lui inclinò la testa studiando i miei lineamenti che a giudicare dalla rabbia dovevano essere corrucciati.
“ sei qui perché questo libro e il seguito, che verrà pubblicato a breve, li ho scritti io”
“ li ha.. li ha scritti lei” ripetei la frase solo per digerire il messaggio che avevo appena ricevuto.
“ e cosa c’entro io?” dissi impassibile
“ le mie lettrici stanno diventando un tantino opprimenti e dato che Emilia non ha mai fatto un apparizione pubblica ho bisogno di te per impersonare lei”
“ sta scherzando vero?” lui non rispose
“ Oh porca puttana! Sei davvero serio?!” mi alzai e cominciai ad andare avanti e indietro per la stanza. Avevo imprecato e gli avevo dato del tu, quella situazione stava degenerando ma io di sicuro stavo per impazzire.
“ perché non dici la verità e vai tu a fare quelle stupide presentazioni?” mi sedetti nuovamente
“ non posso di certo dire a tutti che ho mentito! Come la prenderebbero le mie lettrici e poi andiamo ti immagini il signor De Luca come scrittore di romanzi rosa erotici? Perderei di credibilità Beatrice per questo mi servi tu”
“ ti vergogni della tua scrittura?” la mia domanda a bruciapelo lo colpì in pieno facendolo irrigidire.
“ ti pagherò tutte le ore che passerai da Emilia Fossari, ogni secondo sarà retribuito a dovere” ci pensai su, in fondo poteva essere divertente.
“ cosa prevede esattamente questo lavoro?”
“ dovresti partecipare a delle presentazioni e a qualche meeting sull’amore e roba varia”
“ come faccio a rispondere alle domande se non ho scritto io il libro?”
“ lo leggerai e io ti fornirò i dettagli necessari”
“ dovrò rispondere alla corrispondenza delle lettrici?” la mia domanda aveva uno scopo ben preciso e sperai che il pesce abboccasse all’amo.
“ di quello se ne occupa la mia Pr Sophia, non è qualcosa che di certo importa a me” tirai un sospiro di sollievo. Mi sentivo ugualmente ingannata e ferita, ero certa di aver trovato un amica in Emilia, qualcuno che mi capisse davvero. Ciò che importava in quel momento era che De Luca non sapesse nulla delle mie mail e quella donna non mi aveva mai vista.
“ voglio il triplo della mia paga mensile” lui sgranò gli occhi
“ sei diventata matta?”
“ io no di certo ma tu a quanto pare sei proprio fuori di testa” mi alzai e feci per andarmene ma lui mi raggiunse in poche falcate stringendomi il braccio
“ posso avere chiunque pronto a leccare i miei piedi per una opportunità del genere” lo disse quasi ringhiando ma quella volta il gioco lo conducevo io.
“ potresti, ma tu vuoi me perché ti fidi e sai che non ti volterei le spalle”. Mi staccai dalla sua presa
“ stai giocando con il fuoco Beatrice”
“ No, sto giocando con il Diavolo, Samael[1] ” i suoi occhi cielo divennero scuri all’udire il suo nome biblico.
***
Mi presi il resto della giornata libera, non mi importava se il mio telefono squillasse in continuazione avevo bisogno di una pausa e in ogni caso data la situazione non rischiavo di certo il licenziamento. Non so come ci arrivai ma mi ritrovai davanti l’ingresso della galleria degli uffizi. La mia passione per la letteratura mi aveva condotto in quel luogo spesso durante la mia adolescenza. L’arte era sempre stato il mio rifugio, il mio piccolo posto sicuro al riparo dalle ingerenze oppressive di mia madre. Entrai e il religioso silenzio quietò le mie inquietudini, non mi importava dei turisti accalcati che si aggiravano per i corridoi a me importava solo essere circondata da quadri e statue di marmo inanimate ma con una vitalità non comprensibile alla superficialità umana.
Mi fermai e osservai la figura della donna che si stagliava al centro di quel dipinto. La dea appariva in tutta la sua grazia.
A figura intera, nuda, con la pelle d’avorio e il corpo attraversato da ombre appena accennate. La mano destra appoggiata al seno con gesto pudìco, la mano sinistra sul pube tratteneva una ciocca dei capelli lunghissimi mossi dal vento. La testa leggermente reclinata, l’espressione del volto dolce e mite.
In equilibrio era posta sul bordo di una conchiglia che la conduceva fino all’approdo sull’isola di Cipro. Al corpo statuario e alla posa stante facevano da contrappunto i capelli che ondeggiavano in mille ciocche dorate, la delicata conchiglia che si muoveva spinta dal vento e dalle onde diventava un solido appoggio sotto ai suoi piedi. Mi sentivo come lei, divisa tra moto e quiete, tra mente e anima. Mi sentivo ingannata e frustrata e in bilico su un filo sottile pronta a cadere giù. Botticelli aveva dato forma alla bellezza eterea, Dante aveva provato l’amore puro e Sherazad il coraggio di lottare. Sospirai ancora assorta dall’incantevole visione e pensai a cosa avrei potuto fare. Diventare Emilia avrebbe significato passare dalla parte del nemico, stare a stretto contatto con lui più di quanto io non facessi già. Di contro c’era la reale possibilità di farmi notare, magari quella assurda situazione mi avrebbe dato la spinta giusta per scrivere il mio libro. Osservai un ultima volta i particolari del dipinto e presi il coraggio necessario per fare ciò che dovevo.
***
“ Ho quindici chiamate perse e cinque messaggi in segreteria, sei diventato matto?”
“ sei sparita per ore! Devi tornare qui a lavoro subito Beatrice. E da quando mi dai del tu?” alzai gli occhi al cielo spazientita
“ da quando hai deciso di farmi diventare il tuo alter ego femminile” attimi di silenzio, avevo zittito Akbar!
“ Ok… senti sono sommerso di fogli e non ci capisco più nulla devi venire qui” riflettei sul da farsi
“ hai bisogno di me boss?” ridacchiai
“ Non ho bisogno di te ma devi venire qui, ora!”
“ che ne dici se dicessi per favore?” sentii il suo ringhio e scoppiai in una risata fragorosa
“ d’accordo, d’accordo non ti scaldare dammi cinque minuti e arrivo” attaccai il telefono e lo strinsi al petto. Mi sentivo finalmente libera, libera di poter essere me stessa.
[1] Nome biblico del Demonio