Capitolo 3

1317 Words
Valerie «È deliziosa.»- sforzo un sorriso alle parole della segretaria, che entra ed esce dal mio ufficio ogni mezz'ora solo perché il piccolo Matt è seduto su una sdraietta affianco alla mia scrivania. Sbuffo sonoramente quando la vedo girarsi di spalle e scomparire dietro la porta, per poi rivolgere un'occhiata alla peste al mio fianco quando mi sento osservare dai suoi occhietti: «Che c'è?»-alzo le spalle con un tono acuto, guardandolo con la stessa espressione con cui lui guarda me: «Prima che ti portassi con me non sapeva nemmeno il mio nome.»-aggiungo dopo un paio di secondi, spegnendo finalmente il computer di fronte a me. Continuare a fare l'avvocato ed essere madre di Matt sta diventando una seria impresa, anche se Ian fa di tutto per aiutarmi, lasciando talvolta il museo pra del dovuto. Una sensazione di colpa mi porta a mordere l'interno della guancia, rendendomi conto che ieri sera non si è nemmeno presentato alla villa, trascorrendo chissà dove la notte, ma non mi è difficile capire che lo ha fatto perché immaginava che quel bastardo si sarebbe presentato. Ringrazio il mio amico mentalmente per non aver aggravato la situazione, anche se non sono riuscita lo stesso a chiudere occhio sapendo che il padre idiota di mio figlio dormiva sotto il mio stesso tetto. Lascio il computer spento di fronte a me, per poi alzarmi dalla sedia pensierosa e incamminarmi verso Matt quando mi accorgo che è sul punto di scoppiare a piangere spazientito. Non gli bastano i giocattoli che mio padre e la sua nuova moglie continuano a regalargli dal giorno in cui è nato e che ora sono sparsi nel mio ufficio noioso. Ancora non sono certa di aver fatto bene a lasciare mio padre avvicinarsi a mio figlio, anzi, avrei preferito che continuasse a vivere in carcere con il padre di Matt per capire quanto male mi ha fatto in tutti gli anni in cui ho pensato di non poter avere figli. Se prima fantasticavo su come sarebbe stata la mia vita senza figli, ora mi ritrovo a crescere tre bestie, anzi quattro, considerando che Pucci è persino più pignolo degli altri. «Non ora, tesoro.»-sussurro sul volto di Matt appena mi abbasso alla sua altezza per prenderlo in braccio, per poi lasciare un bacio delicato sulla sua fronte e indirizzarmi verso la porta della stanza con la mia briefcase stretta tra le dita della mano libera. «Ian ci aspetta.»-aggiungo subito dopo per distrarlo, mentre poggio le labbra sulla su fronte di nuovo e socchiudo gli occhi quando mi accorgo che la sua pelle è leggermente più calda del solito. Non mi convince il fatto che a Matt sale la temperatura, anche se la mia matrigna cerca ogni volta di rassicurarmi e dice che è normale che i bambini abbiano la febbre ogni tanto. Alle mie parole riprende a lamentarsi e so che ora vorrebbe essere a casa nel suo comodo letto a fissare il soffitto, ma non trovo il coraggio di ritornare in quel posto, anche se sono sicura che in questo momento Ethan starà già lavorando nel suo museo. Il modo in cui ha preso a Ian il microfono di mano quella sera mi ha fatto venire il nervoso: invece di ringraziarlo per aver preso il suo posto e aver mantenuto aperto il suo museo pur non sapendo nulla di arte. «Eccolo.»- sussurro di nuovo, questa volta sforzando un sorriso quando i miei occhi finiscono in quelli di Ian, che mi aspetta con una smorfia pensierosa vicino alla sua macchina, ma il mio sorriso si allarga quando noto che ha già ripreso Tommy e Mary dalla scuola. «Sei un tesoro.»-lascio un bacio sulla sua guancia, mentre circondo le sue spalle con il braccio libero per fargli capire quanto gli sono grata. Oggi sono così esausta che sono sul punto di svenire in mezzo alla strada, ma allo stesso tempo ho una fame pazzesca, tanto che mi stupisce il fatto che il mio stomaco non ha ancora iniziato a brontolare. «Andiamo.»-mi allontano dal corpo di Ian quando lo sento ridacchiare tra i mie ricci infiammati, per poi alzare il mento verso il fast-food alle mie spalle e farmi capire quanto è prezioso quest'uomo. Immaginavo che Ian non fosse pronto a incontrare di nuovo il bastardo che ha mentito a entrambi: ho vissuto con Ethan per pochi mesi, ma l'uomo al mio fianco deve davvero sentirsi tradito da quello stronzo, dato che ha trascorso gran parte della sua vita in compagnia di quello che pensava essere il suo migliore amico. Però devo ammettere che non mi dispiace affatto passare del tempo sola con lui, soprattutto dopo quello che inizia a passarmi per la testa da stamattina: devo parlare con Ian e ottenere il suo appoggio prima che Ethan decida di continuare a tormentarmi per il resto della mia vita. «Ho una fame pazzesca.»-do voce ai miei pensieri quando un silenzio imbarazzante cala tra di noi, mentre mi affretto a salutare la piccola Mary e scompigliare il cespuglio sulla testa di Tommy. «Zia!»-lo sento lamentarsi tra i denti, ma non mi degna nemmeno di un'occhiata e riprende a giocherellare con il tablet senza smettere di camminare verso il ristorante. «Sta a casa, vero?»-alzo la testa di scatto verso l'alto quando la voce di Ian arriva dritto alle mie orecchie, facendomi capire che ha intenzione di andare dritto al punto. Pensavo che a differenza della sottoscritta, Ian avrebbe voluto confrontarsi con il suo vecchio migliore amico, ma lo ringrazio mentalmente per non averlo già fatto. «Non voglio che ti faccia del male.»-aggiunge con un tono serio appena i bambini si allontanano verso l'unico tavolo libero nella sala principale del ristorante. Una scia di brividi attraversa la mia spina dorsale alle sue parole, comese Ethan davvero fosse tornato per farmi soffrire. Forse ha intenzione di prendersi di nuovo gioco di me, questa volta provocandomi con Jane. «Mi ha già distrutta.»-sussurro dopo un paio di secondi, portando una mano all'altezza dei miei capelli, per poi affondarvi le dita e portare i lunghi ricci indietro, lasciandoli cadere di nuovo alle mie spalle, dopo che sono stati scompigliati dal vento forte che tira fuori dal ristorante. Mi schiarisco la voce e alzo di nuovo la testa verso l'alto per incrociare i suoi occhi chiari, mordendo l'interno della guancia quando il mio amico sospira pesantemente. Non so se accetterà di aiutarmi, ma so che lo prenderà in considerazione, soprattutto dopo i mesi che abbiamo passato insieme. «Ma questa volta non glielo darò per vinta.»-stringo i denti all'istante, prendendo posto affianco a Mary e dimenticandomi completamente della presenza dei bambini di fronte a me, anche se so che non farebbero mai la spia per dire a quel bastardo di cosa ho parlato con il mio amico. «Che vuoi fare Valerie?»-sospira di nuovo appena occupa la sedia al mio fianco, guardandosi intorno in cerca di un cameriere, per poi continuare con un'espressione sconfitta e nervosa allo stesso tempo: «Ethan è pericoloso... Ti ricordo che voleva vendicarsi con te.»-spiega con un tono arreso, alzando il mento verso una delle cameriere che ci circondano, ma non lo lascio finire e stringo di nuovo i denti, per poi affrettarmi a fargli capire cosa ho in mente di fare per il resto dei giorni in cui quel bastardo vive nella mia stessa casa: «Questa volta sarò io a vendicarmi con lui.»-sussurro tra i denti, ma quando Ian abbassa la testa all'improvviso nella mia direzione, per un momento mi viene in mente di aver avuto un'idea folle. «Cosa vuoi fare, Valerie?»-deglutisco rumorosamente quando i suoi occhi finiscono nei miei e mi guarda con uno sguardo ammonitore da pochi centimetri di distanza, ma cerco di convincere me stessa di aver preso la decisione giusta e di non cambiare idea per colpa dell'espressione del mio amico, quindi mi affretto ad anticiparlo di nuovo,prima che mi faccia pentire di quello che ho in mente: «D'ora in poi sarai il mio fidanzato.»
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