Capitolo 2

2705 Words
Valerie Jane. Jane Swift. Sui social parlano così bene di lei che non ho il coraggio di visualizzare di nuovo il suo profilo sullo schermo del cellulare, quindi mi limito a guardare di sottecchi il telefono tra le dita di Mary: «È bellissima, zia.»-assumo una smorfia di fastidio quando ripete per l'ennesima volta la stessa frase, come se non avessi capito già che è perfetta, anche se ieri sera non ho fatto altro che cercare qualcosa di sbagliato in quella donna maledetta. «Non quanto te.»-Tommy si affretta a intervenire per correggere sua sorella, lanciandole un'occhiataccia di rimprovero quando si accorge della mia espressione, ma non posso darle torto. Stringo il volante tra le dita quando le immagini di ieri sera si ripetono nella mia testa di nuovo: i capelli di Jane non sono ricci o lunghi come i miei. Non sono nemmeno rossi, quindi non capisco cos'ha di bello quella donna! Forse un fisico da Kendall Jenner e degli occhi azzurri che farebbero invidia a un cerbiatto, ma non è poi così perfetta... credo. Dannazione! Maledico me stessa mentalmente per non aver fatto altro fino ad ora che pensare a lei e a quel bastardo! Mi ha ignorato tutta la sera come se non avessi mai fatto parte della sua vita, come se si fosse completamente dimenticato delle notti passate insieme. Sapevo che un giorno sarebbe stato liberato dal carcere, ma pensavo che la pena durasse molto di più. Il mio respiro si spezza e alleggerisco la presa intorno al volante quando l'immagine della sua figura che cammina di fronte a me si fa spazio nella mia testa, mentre i muscoli imponenti delle sue spalle si contraggono contro la giacca di pelle nera che nascondeva le sue scapole. Cerco di convincere me stessa che non era cambiato poi così tanto, ma i suoi capelli erano più scuri e il suo fisico più pompato di un anno fa, tanto che per tutto il tempo ho avuto l'impressione che si trattasse di un altro uomo. Uno sconosciuto che non avevo mai incontrato prima in vita mia. Invece i suoi occhi... i suoi occhi erano sempre maledettamente gli stessi, ma per quanto impazzivo dalla voglia di sprofondare nelle sue pozzanghere, non si è degnato di incrociare i miei occhi nemmeno per un millesimo di secondo, preferendo trascorrere la serata in compagnia della sua Jane. Stringo i denti di nuovo appena spengo la macchina e la parcheggio a solito posto di fronte alla mia villa. Avevo spesso pensato al giorno in cui avrei rivisto quello stronzo, ma non avrei mai immaginato che sarebbe stato così... doloroso. Ha urlato di amarmi in una stanza d'ospedale, ma non ci ha messo molto prima di sostituirmi con un'altra donna, pur avendo passato l'intero anno in prigione. Sapevo che non sarebbe stato felice di rivedermi dopo averlo sbattuto in prigione insieme a mio padre, ma pensavo si sarebbe presentato subito in casa mia con un'espressione feroce per sputarmi in faccia quanto mi disprezza, piuttosto che ignoranti come se non fosse successo nulla. Avrei preferito che mi riempisse di minacce quel bastardo! Non so cos'ha in mente di fare ora che è ritornato, ma l'unica cosa che desidero è che mi stia alla larga e non si avvicini al piccolo Matt. Infondo era quello che voleva, lasciarmi incinta e scappare per farmi crescere suo figlio da sola, rovinare la mia vita, la mia carriera, solo per far soffrire mio padre. Al solo pensiero sollevo lo sguardo all'altezza dello specchietto retrovisore, guardando mio figlio sorridere a Tommy e mostrare due adorabili fossette ai lati della bocca, costringendomi a sorridere a mia volta senza nemmeno accorgermene. Ho sempre odiato il fatto che assomiglia così tanto a Ethan. Sembra che voglia ricordarmi di essere suo figlio ogni volta che lo prendo in braccio, ma se quel bastardo ha deciso di farsi di nuovo vivo e pensa di potermi allontanare dal mio piccolo per vendicarsi di nuovo, se lo scorda, perché questa volta sarò capace di fare di tutto pur di non permettergli di passare del tempo con Matt, anche se ieri sera non sembrava affatto interessato a me e a suo figlio... «Grazie, zia.»-abbasso la testa di scatto verso Tommy quando la sua fievole voce arriva dritto alle mie orecchie appena mi ritrovo fuori dall'auto, ma sa che odio sentirglielo dire ogni volta che torniamo dal cimitero, come se mi pesasse il fatto che facciano visita a loro madre, quindi mi limito a portare una mano ai suoi capelli con l'intento di scompigliarli come faceva anche lei, per poi sforzare un sorriso e abbassarmi alla sua altezza: «Ti voglio bene.»-sussurro vicino alla sua guancia, lasciando un bacio tenero per fargli capire che non è solo, mentre porto entrambe le mani sotto le braccia esili di Matt per liberare Tommy del suo peso e prenderlo finalmente in braccio. Adottare Mary e Tommy è stata una scelta spontanea, ma conosco così bene questi due ragazzini che è come se li avessi cresciuti insieme a loro madre. Infondo ero in debito con lei, anche se talvolta una sensazione di rabbia si impossessa di me al pensiero che abbia davvero collaborato con Jack per farmi del male. Non ho più visto Meredith dal giorno in cui si è presentata per l'ultima volta in tribunale, ma so che i sette anni di carcere non basteranno per farle capire con chi ha a che fare. Avrei preferito non piangere per una stronza come lei, ma il ricordo di tutti quegli anni passati insieme e le stupidaggini fatte per colpa mia non facevano altro che tormentarmi. Ho pianto per quanto mi sentivo sola, ma anche perché ero arrabbiata con me stessa: sono stata delusa da tutti coloro di cui più mi fidavo, ma soprattutto da mio padre e Ethan. Non ho mai chiesto conforto a nessuno in questi anni, ma senza la presenza di Ian e di mio figlio non sarei mai riuscita a uscire da quel maledetto periodo buio e non avrei mai smesso di bagnare il cuscino di lacrime al ricordo delle notti in cui ho dormito abbracciata a uno stronzo, sentendomi protetta dall'unico da cui mi sarei invece dovuta difendere. Stringo mio figlio tra le braccia e ritorno alla realtà quando Pucci inizia all'improvviso ad abbaiare tra le mani di Mary, divincolandosi fino a quando non scende per terra e inizia a correre verso l'ingresso della villa, al che mi limito a seguirlo con un'espressione perplessa in volto, convincendo me stessa che Ian sarà già tornato dal lavoro. È strano continuare a condividere la mia villa con lui e i bambini, ma non ho mai avuto il coraggio di dire a Ian di lasciarmi vivere sola come prima di conoscerlo. Da quando lui e Ethan si sono presentati nella villa ho iniziato ad abituarmi alla loro presenza, ma soprattutto alla presenza di Ethan. Mi ero affezionata così tanto a lui che iniziavo a sentirmi... protetta ogni volta che dormiva sul mio stesso letto, mentre ora la casa mi sembra così vuota che comincio ad avere paura persino della mia ombra. Mi assicuro che i due alle mie spalle mi stanno seguendo, per poi avanzare verso la porta con la borsa in una mano e abbracciando Matt con l'altra. «Hai trovato il momento giusto per svegliarti, cucciolo.»-ironizzo con una smorfia divertita in volto quando Matt solleva la testa dalla mia spalla all'improvviso, iniziando a lamentarsi sonoramente e muovendo in aria le piccole braccia, ora coperte da un pesante giubbotto d'inverno. Da quando è nata questa peste ho iniziato ad amare sempre di più il freddo: amo accoccolarmi sotto le coperte con Tommy e Mary, stringendo Matt tra le braccia come se avessi paura che qualcuno lo porti via da me, pur sapendo che non permetterò mai che questo accada, soprattutto ora che suo padre è ricomparso. Assumo una smorfia di fastidio per far capire al cagnolino ai miei piedi di smetterla di abbaiare, mentre aspetto che Tommy apra la porta con le chiavi che stringe tra le dita. A Pucci non è mai piaciuta la compagnia di Ian, anche se nemmeno al mio amico piacciono i cani, ma il modo in cui il mio cane muove la coda in questo momento mi preoccupa seriamente, tanto che mi pento di non aver avvisato Ian del nostro arrivo. «Forse il caffè non gli ha fatto bene.»-Mary assume una smorfia dispiaciuta mentre fissa il cane turbata, ma alle sue parole spalanco gli occhi e abbasso la testa di scatto verso il mio povero povero pitbull, capendo solo ora perché sembra aver preso la scossa. Se fossi davvero sua madre rimprovererei Mary per tentato avvelenamento di Pucci, ma il modo in cui il mio cane spalanca gli occhi in questo momento e saltella sul posto, mi costringe a increspare le labbra e lasciarmi andare ad una risata senza riuscire a trattenermi, mentre Tommy alza gli occhi al cielo e si limita a lanciare un'occhiataccia alla sorella, per poi voltare le spalle a entrambe e spalancare finalmente il portone d'ingresso, ma il sorriso mi muore sulle labbra quando i miei occhi finiscono sulla televisione accesa in soggiorno. Il cuore mi sale in gola quando sposto rapidamente gli occhi dalla televisione all'incofondibile e fastidioso ciuffo biondo di quel maledetto bastardo, ora seduto sullo stesso divano su cui meno di un anno fa mi teneva stretta tra le sue braccia, come se tra noi non fosse tutto finito. Era finita già nel momento in cui mio padre ha scoperto il suo piano, anche se solo ieri ho avuto la conferma del fatto che non ha mai provato un cazzo per me. «Ethan!»-salto sul posto quando la voce di Tommy echeggia in soggiorno, facendomi stringere i denti per fingere all'istante un'espressione infastidita e nascondere il dolore che mi provoca la presenza di questo stronzo a pochi metri di distanza dal mio corpo. Una sensazione di vomito mi porta a increspare di nuovo le labbra, ma questa volta per il disprezzo che provo nei confronti di quest'uomo, che non ci ha pensato due volte prima di sostituire me e suo figlio con una donna sexy e permalosa. Alzo il mento quando lo guardo di sottecchi e noto che non si muove di un millimetro, continuando a fissare lo schermo della televisione con il collo di una bottiglia di birra stretta con forza tra le dita, mentre Tommy aumenta il passo nella sua direzione. La mia smorfia si trasforma di nuovo in un'espressione addolorata quando vedo il bambino avvolgere le possenti spalle dell'uomo con le sue braccia, al che lo stronzo raddrizza la schiena all'improvviso, come se non si aspettasse il gesto di Tommy. Lui e sua sorella non sanno che Ethan ha passato un anno in prigione per colpa mia, non sanno nemmeno che ieri sera si è presentato con un'altra donna alla mostra che Ian ha voluto dedicarmi, ma non posso permettere che Mary e Tommy perdano le persone a cui più si sono affezionati, soprattutto dopo la perdita della loro madre. Socchiudo gli occhi quando anche Mary corre nella loro direzione, seguita dal pitbull che continua a scodinzolare rapidamente per colpa della caffeina. Non capisco da dove arriva tutto questo affetto: i due non vanno molto d'accordo con Ian, nemmeno il cane prova grande simpatia per Ian, ma Ethan non ha mai dato confidenza a nessuno di loro per farsi trattare in questo modo, o era quello che speravo io per non vederlo più in questa casa. Stringo il piccolo tra le mie braccia quando solleva di nuovo la testa dalla mia spalla, rendendomi conto che è l'unica persona che non conosce il bastardo di fronte a me. Mi viene la pelle d'oca al solo pensiero che mio figlio si trova davanti a suo padre, ma al solo pensiero non faccio altro che aumentare la stretta intorno al suo corpicino e provare una grande voglia di scappare da questa villa prima che Ethan possa incontrare suo figlio, ma ancora una volta serro la mascella e stringo i denti per farmi coraggio, per poi chiudere il portone alle spalle poco delicatamente pur di attirare la sua attenzione. Assumo un'espressione scocciata e sorpresa allo stesso tempo quando capisco che ha intenzione di continuare a ignorarmi come la sera prima, e farei lo stesso anch'io, se non fosse per la voglia matta di prenderlo a schiaffi davanti ai bambini. Mi avvio verso il divano a passo felpato, mentre il rumore dei miei tacchi echeggia in soggiorno, ma non smetto di guardare di sottecchi la scena pietosa di fronte a me, accorgendomi che lo stronzo non si degna nemmeno di ricambiare l'abbraccio dei ragazzini, mentre la sua espressione diventa persino più seria di prima quando si accorge che mi posiziono davanti alla televisione. Il mio cuore inizia a battere all'impazzata quando mi rendo conto di essere sul punto di incrociare i suoi maledetti occhi dopo così tanto tempo, quasi temendo di avere davvero a che fare con un altro uomo, anche se infondo so che è così. ' A Jane non piacerebbe sapere che sei qui. ' - voglio trovare il coraggio di dirgli, mentre continua a non guardarmi in faccia e preferisce rimanere in silenzio nonostante i saluti dei bambini. «Che ci fai qui?»-la mia voce viene fuori così fredda che Tommy e Mary si voltano di scatto nella mia direzione, distaccandosi lentamente da Ethan quando si accorgono della mia espressione infuriata, mentre il cane continua a fissare l'uomo di fronte a me dal basso. Una scia di brividi attraversa la mia spina dorsale quando il bastardo decide di sollevare lentamente gli occhi, incrociando improvvisamente i miei per farmi ricordare quanto sono maledettamente profonde le sue pozzanghere. Il mio battito cardiaco accelera, ma cerco di nasconderlo e mantengo la stessa smorfia quando alza un sopracciglio lentamente, senza smettere di guardarmi con il suo sguardo minaccioso, persino più minaccioso di come lo ricordavo e sognavo ogni sera. Mi trattengo dal fare un passo indietro e deglutire quando i suoi occhi si spostano dai miei a quelli di suo figlio, ancora mezzo addormentato sulla mia spalla, ma quando mi accorgo che la sua espressione rimane la stessa e non muove un ciglio, stringo l'interno della guancia per il nervoso. Infondo non mi ha mai voluta, e non ha mai desiderato avere davvero un figlio con me, anzi, ci avrebbe abbandonato appena avrei partorito, ma mi trattengo per l'ennesima volta dallo sputargli in faccia tutto quello che mi viene in mente in questo momento, aspettando che risponda appena i suoi occhi sprofondano di nuovo nei miei. «È anche casa mia.»-un gemito strozzato scappa dalle mie labbra al suono della sua voce rauca e provocatoria, mentre il cuore mi sale in gola appena lo vedo alzarsi in piedi all'improvviso, superandomi in tutta la sua altezza mentre si avvicina lentamente nella mia direzione e lascia i bambini alle sue spalle guardarlo perplessi. Arriccio le labbra per il fastidio al ricordo del contratto che ho firmato con lui e Ian più di un anno fa, pentendomi all'istante di aver deciso di condividere la mia villa con loro per tre anni di fila, ma continuo a non capire cosa è venuto a fare proprio qui pur avendo a disposizione la casa in montagna che i suoi genitori gli hanno lasciato in eredità. «Ma tranquilla...»- rabbrivisico quando si avvicina sempre di più al mio corpo, facendomi accorgere meglio di come si sono allargate le sue spalle dannatamente possenti, nei confronti delle quali mi sento una bambina, ma appena il maledetto profumo della sua pelle mi riempie le narici e faccio per aprire bocca per dirgli di starmi lontano, mi anticipa con lo stesso tono scocciato e distaccato: «Puoi continuare a fotterti Ian.» Spalanco gli occhi alle sue parole e stringo le dita della mano libera in un pugno quando realizzo quello che è appena venuto fuori dalla sua bocca, ma non faccio in tempo a tirargli un pugno in pieno viso che solleva la bottiglia di birra in aria, trascinandola alle sue labbra per finire il contenuto di fronte a me, ma senza smettere di guardarmi dritto negli occhi con due pozzanghere più scure di prima, per poi voltarmi lentamente le spalle senza degnare nemmeno di un'occhiata suo figlio e incamminarsi verso la sua camera da letto con fare prepotente.
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