Capitolo 8

1244 Words
Si diressero in un locale notturno poco distante e si lanciarono nelle danze. Seth era un ballerino eccezionale e anche lui si scatenò sulla pista. Non conosceva modo migliore di un sano esercizio fisico per combattere la depressione. Bevve una discreta dose di cocktail a base di champagne, due, per l’esattezza, diluiti in un periodo di tre ore. Non abbastanza da ubriacarsi, ma sufficienti per non pensare troppo a David. E Seth gli era di molto aiuto. Lo obbligò a restare sulla pista finché non lo implorò di lasciarlo sedere. Mentre sorseggiava il suo cocktail, lui cominciò a prenderlo in giro e a fargli una corte esagerata, facendolo così sentire ora divertente e spiritoso, ora bello e affascinante. La serata passò in un lampo e Kurt cominciò a sentirsi stanco; tuttavia, era riluttante a tornare a casa e ritrovarsi con gli inevitabili ricordi e il mal di testa che lo avrebbe assalito appena fosse rimasto solo. Seth se ne rendeva conto e perciò non proponeva di andarsene. Con l’avanzare delle ore piccole la musica si fece sempre più lenta e si ritrovarono a ballare avvinghiati come le altre persone, muovendosi appena. La stanchezza aveva su Kurt un leggero effetto soporifero e gli piaceva sentire quel corpo stretto al suo, la testa appoggiata alla spalla di lui e le braccia intorno al suo collo. Era molto rilassante stare insieme in quel modo, confortante, e tutto sommato anche un po’ sensuale. Le braccia di Seth, che gli circondavano la vita e il contatto dei fianchi. Con un certo disagio, si sentì eccitato per il contatto con il corpo muscoloso dell’amico. E sembrava che anche Seth, si era eccitato, infatti, le loro erezioni erano a contatto facendoli fremere. Con un certo disagio si scostò subito da lui, per evitare il contatto, e lo guardò un po’ confuso. Lui non mostrò il minimo imbarazzo. “Dovrei forse chiederti spiegazioni?” domandò. “Siamo due uomini in salute, e non c’è niente di strano che ci sentiamo eccitati dal contatto dei nostri corpi.” Kurt arrossì violentemente e si sforzò di ridere. Seth l’attirò di nuovo a sé e gli mormorò all’orecchio: “Rilassati. Anche se avessi cattive intenzioni, la pista è troppo affollata.” Kurt pensò che forse avesse bevuto un po’ troppo e cercò di uscire da quella situazione scherzando e facendo in modo di trovarsi in una posizione meno goffa, domandandogli con aria di sfida. “allora vuol dire che non ne hai?” Seth lo costrinse ad appoggiare la testa sulle proprie spalle. “Sta zitto, hai un corpo fatto per essere accarezzato.” A quel punto Kurt si sentì davvero a disagio, ma più che altro per la propria reazione. Era come in attesa. Una sensazione di piacevole calore lo pervase e il respiro si fece più rapido, così come il battito del cuore. Si scostò subito da lui, per evitare il contatto, e lo guardò un po’ confuso. Lui non mostrò il minimo imbarazzo. “Dovrei forse chiederti scusa?” domandò. “Te l’avevo detto che tuo eri molto sexy vestito così.” Kurt arrossì violentemente e si sforzò di ridere. Lui l’attirò di nuovo a sé e gli mormorò all’orecchio. “Rilassati. Anche se avessi cattive intenzioni, la pista sarebbe troppo affollata.” Kurt pensò che forse aveva bevuto un po’ troppo e cercò di uscire da quella situazione scherzando e facendo in modo di trovarsi in una posizione meno goffa. Domandogli con aria di sfida. “Allora vuol dire che non ne hai?” Lui lo costrinse ad appoggiare la testa sulle sue spalle. “Sta zitto, hai un corpo fatto per essere accarezzato.” A quel punto Kurt si sentì davvero a disagio, ma più che altro per la propria reazione. Era come in attesa. “Per favore non parlarmi in questo modo. Mi metti in imbarazzo.” Mormorò cercando di non mostrare quanto fosse turbato. “Non è il caso.” Lo rassicurò Seth, accarezzandogli i capelli con gesti lenti e delicati che lo fece fremere. “Dovresti sentirti lusingato. Hai un corpo perfetto e non c’è niente di cui stupirsi se mi ecciti.” Con grande sollievo di Kurt la musica finì e Seth, prendendolo per la vita, lo riaccompagnò al tavolo. Kurt era ancora rosso in volto e lui non fece che peggiorare la situazione prendendolo in giro. “Ma tu sei davvero imbarazzato, vero?” rise e lo strinse a sé affettuosamente. “Non ho mai preteso di essere un monaco, soltanto un monumento di autocontrollo.” Poi sussurrò, facendo l’imitazione di un dongiovanni. “Non temere, ragazzino, con me sei al sicuro.” Kurt rise della propria stupidità mentre si sedeva al tavolo. Ancora un volta pensò a quanto avesse imparato sugli alfa vivendo con Seth. La lezione di quella sera ne era un’ulteriore conferma. Seth era soltanto un essere umano, vulnerabile quanto lui. L’allarme che aveva sentito per la possibilità di un cambiamento nel loro rapporto pochi minuti prima, era svanito nel nulla e si sentì più che mai vicino a Seth. Finì il proprio cocktail, diventato ormai caldo, e Seth lo guardò pensieroso, come se avesse completamente dimenticato l’incidente di poco prima. “Stavo pensando.” Esordì alla fine con un’espressione di insolita serietà. “a quello che hai detto prima, a proposito dell’anima gemella.” Kurt lo guardò stupito e sentì un’inspiegabile accelerazione del polso. “Tesoro, se è Hampton che vuoi, se sei veramente sicuro, non rinunciare a lui.” Continuò Seth. “Non farti venire un esaurimento perché pensi di non rivederlo mai più. Non è vero, lo sai. Non è invisibile e ritornerà prima o poi. Nel frattempo scrivigli chiamato, fagli sapere quello che senti pe lui. Dagli il tempo di pensarci, e se è soltanto in gamba la metà di come tu lo descrivi, se decide di rinunciare a te, avrà perso la sua migliore occasione. Non me ne intendo di grandi amori, lo ammetto ma secondo me quando è vero amore c’è sempre una soluzione. Perciò non darti per vinto, okay?” Kurt lo guardò con gratitudine e affetto, ed esito per qualche secondo, prima di parlare. “Dai a Michael un’altra settimana.” Gli consigliò sorridendogli con gli occhi. “Fai l’indifferente, lascia che soffra. Poi chiedigli di nuovo di uscire e vedrai che ti getterà le braccia al collo.” Divisero insieme un momento di silenziosa comprensione, poi prendendogli lamano, lui disse: “Pronto ad andare?” “Vuoi che guidi io.” Domandò Kurt, dubbioso, balzando in piedi mentre Seth metteva alcune banconote sul tavolo. “Non vorrai insinuare che ho bevuto troppo.” Ribatté lui, facendogli strada fra la folla del locale. “No, ma…” “Ne ero sicuro. In fondo ho bevuto solo un Tom Collins. Tutto il resto era acqua tonica.” Sogghignò nelle accecanti luci multicolori della pista. “Non penserai che possa guidare come un pazzo avendo in macchina un carico prezioso come te!” Kurt rise, sentendosi stranamente meravigliosamente felice, anche se avrebbe dovuto sentirsi a terra. Pensò che sarebbe riuscita persino ad addormentarsi perché anche il persistente mal di testa del pomeriggio l’aveva abbandonato. In effetti, si sentiva benissimo. Gli amici, decise, erano l’unica cosa importante. Come avrebbe fatto senza di loro? Una volta in strada baciò sulla guancia Seth. Lui sembrò stupito. “A cosa devo l’onore?” “A te.” Gli disse, e sorrise mentre si dirigevano verso la macchina, mano nella mano.
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