Sì, ma del sogno cosa pensa?
Penso che tu hai paura, molta paura. Secondo me, è meglio che rifiuti questo lavoro.
Lei crede? Sarebbe un fallimento, però ci penso… mi scusi, sta squillando il mio cellulare, è Massimo, forse ha decifrato il messaggio. Massimo, che mi dici? Ti ci vuole tempo, lo so. E’ una frase strana e non sai che lingua possa essere? Aspetta, dettamela, vediamo se riesco a capirci qualcosa.
Claudiò annotò alcune parole su un tovagliolo e chiuse la conversazione con Massimo, poi passò il biglietto al professore: - In effetti sembra senza senso… lei che ne dice?
Mmh. Bisogna disporre diversamente le parole. Se le capovolgi, viene fuori: E CON TE SALE … sì, potrebbe avere senso.
E con te sale? Certo, l’omino che sale le scale e apre la porta! Professore, lei è un genio.
Però non hanno senso le parole che seguono: TE IA SPEDI ONORA… non capisco che roba è. Facciamo in questo modo, proviamo a scrivere tutto di seguito – e così dicendo tirò fuori dalla cartella un blocchetto di appunti e iniziò a ricopiare con la sua bella grafia ordinata l’intero testo del messaggio; poi scuotendo la testa, aggiunse: - In effetti Massimo ha ragione, potrebbe essere un’altra lingua, dobbiamo solo capire quale.
Professore non importa, lasci stare. Non volevo affaticarla, è un testo difficile: ci proveremo noi a decifrarlo meglio.
Ci sono, ci sono Claudio. Questo è greco.
E’ impossibile, no, non posso crederci.
E’ greco, ti dico, greco antico. Econ tes aleteias pediov ora: vuoi la traduzione? VOLONTARIAMENTE LA PIANURA DELLA VERITA’ OSSERVA. Bellissima frase, non c’è che dire.
Professor De Grecis, mi scusi, ma non credo sia possibile. Una frase in greco antico in una schermata di un computer… che senso ha. E poi è anche astrusa, senza significato, la pianura della verità, chi mai potrebbe aver pensato una cosa simile!
Nessuno, all’infuori di Platone. Te l’avevo detto prima, che c’entrava qualcosa con le nuvole.
Claudio lo guardò stranito, come se lo vedesse per la prima volta e pensò alle parole di Massimo – quel vecchio esaltato! – certo il professore aveva la sua età ma non pensava che fosse già ridotto a questo punto, sragionare completamente come un matto… era stato un errore chiedere consiglio a lui.
Il professore lo fissò anche lui e capì immediatamente cosa Claudio stesse pensando: - Tu pensi mi sia ammattito, vero? Ti giuro che non sono mai stato lucido come adesso. Non so cosa sia questa schermata e questo lavoro che stai facendo, ma di sicuro ci sono dei riferimenti filosofici: c’è Parmenide, Pitagora e Platone. La pianura della verità… bellissimo, affascinante. Tienimi al corrente degli sviluppi di questo lavoro, capito? Forse potrò darti una mano.
CAPITOLO 5
Completamente assorta nel suo lavoro, Melania non si era accorta di un piccolo riquadro comparso da qualche secondo nell’angolo destro del video. Continuò a lavorare alacremente digitando sulla tastiera, finchè con un rapido controllo al monitor vide che il programma si era bloccato. Imprecando cercò di risolvere la situazione, ma senza alcun risultato: fu allora che la sua attenzione fu attratta dal quadratino nero lampeggiante, che sembrava ammiccarle maliziosamente strizzandole l’occhiolino. Lo aprì rabbiosamente con un colpo di clic, e all’improvviso la schermata cambiò: comparve un quadro colorato, con un paesaggio sullo sfondo. In primo piano, un bicchiere, ma forse era una coppa di champagne, da cui fuoriusciva spumeggiante una nuvola.
Melania rimase a guardarlo stupita, senza sapere che fare, prima di realizzare che non sapeva assolutamente come comportarsi di fronte a quell’immagine. D’istinto, afferrò il cellulare e compose un numero.
Rocky, sei tu? Per favore, mi devi aiutare. No non occorre che vieni qua, ti spiego il problema. Stavo entrando in un linguaggio protetto, è successa una cosa…insomma, non so come, è comparsa l’immagine di un quadro. Non riesco a farla andar via in nessun modo, che devo fare?
Melania! Con tutta la tua esperienza, possibile che non capisci?
No, non ci arrivo, dimmelo tu.
E’ sicuramente un’altra forma di protezione. Prova ad esplorare con il mouse, ci sarà qualche porta di accesso nascosta tra i disegni.
E se la trovo?
Entraci, ma forse avrai bisogno di una o più password. Se si tratta dei lavori pericolosi che accetti tu, non penserai mica di potertela sbrigare in due minuti?
Rocky, non scherzare, se ho bisogno ancora di aiuto ti richiamo.
Va bene, sono qui. Però poi mi versi parte del compenso… con gli interessi.
Certo, come no. Quel che si dice un vero amico!
Terminata la telefonata, Melania cominciò nervosamente a cercare, come aveva detto Rocky, una porta d’accesso con il mouse. Ne trovò tre, una alla base del fiume, un’altra sotto il bicchiere e l’ultima tra le montagne: in corrispondenza di ognuna di esse compariva una piccola scritta con alcune parole, che lei si affrettò a ricopiare con la diligenza di una scolaretta, per poi metterle insieme a formare la stringa che cercava. In realtà non di una stringa si trattava, ma di una frase vera e propria, che la lasciò di stucco: “L’uomo è ciò che mangia”. Si affrettò a digitare la frase sullo smartphone per capirne qualcosa di più, e in effetti la soluzione comparve immediatamente sullo schermo: L’uomo è ciò che mangia, frase attribuita a Ludwig Feuerbach, filosofo tedesco esponente del materialismo.
Melania era sempre più confusa: cosa c’entrava la filosofia? Roba inutile, per intellettuali annoiati, a lei non interessava e non se n’era mai occupata. E poi quella frase, così ovvia e banale, davvero l’aveva detto un filosofo? Un materialista, già, non poteva essere altrimenti: naturale che l’uomo è cibo. Ma tutto questo, che aveva a che fare con il lavoro top secret che stava facendo? Ma sì, era semplicemente un giochetto, un passatempo da dilettanti, da settimanali di enigmistica. Probabilmente doveva solo digitare la parola “Feuerbach” come password, e il programma si sarebbe sbloccato permettendole di guadagnare un sacco di soldi. Che stupidità! Era abituata a ben altro. Invece, purtroppo per lei, dovette ricredersi. Per quanto si sforzasse, non riusciva a trovare un punto dove inserire la parolina magica, e il paesaggio le sembrava sempre più sciocco e assurdo. Era necessario trovare un punto debole, ma dove?
Stanca e nervosa, decise di prendersi una pausa e andare a fare due passi. Uscì di casa in fretta e furia, senza truccarsi, infilando solo un cardigan e una sciarpa sopra la maglietta e i jeans, e cominciò a camminare sul viale, andando dove le gambe la portavano. Vide una coppia che si baciava su una panchina e fu presa da una punta d’invidia. Non aveva un uomo, un amico vero, nessuno: era, come sempre, completamente sola. Le amicizie occasionali, gli amori di un week-end, quelli non le erano mai mancati: le bastava guardarsi intorno per avere tantissime occasioni, al punto da avere l’imbarazzo della scelta. Ma poi? Niente di duraturo, di stabile, certo anche per colpa sua, perché non voleva mai impegnarsi, e troncava per prima i legami quando diventavano troppo stretti. Eppure, lo sapeva, aveva solo paura.
Sospirando si avvicinò al negozio di cornici dove aveva ordinato un ingrandimento di una sua foto, e davanti alla vetrina si fermò di colpo, come colpita da un sasso: in grande evidenza era esposta una riproduzione del quadro del bicchiere e della nuvola, lo stesso che aveva visto sul monitor, e sotto, una didascalia: Renè Magritte. Il punto debole (1960).
Il punto debole. Quello che stava cercando lei per inserire la password! Beh, era il titolo del quadro: non credeva alle coincidenze, ma questo era davvero un caso strano. Rimase ferma ad osservare il quadro, che ora, nelle dimensioni ingrandite della stampa incorniciata, le parve bellissimo. Certo a casa sua sarebbe stato bene, appeso sopra al camino, le piaceva anche il colore della cornice, sembrava fatto apposta per lei.
Entrò nel negozio e lo acquistò su due piedi, senza neanche contrattare il prezzo.
CAPITOLO 6
Ho provato e riprovato con centinaia di password, non riesco ad entrarci.
Massimo, dài, ci dev’essere un sistema, non puoi abbandonarmi così!
Ti dico che non ci riesco, in nessun modo. Tu e questi maledetti lavori! Non potresti prendere degli incarichi più tranquilli? Sei avido di soldi, ecco cosa sei.
Beh, no, non è così. – Claudio abbassò la testa imbarazzato. – E’ che io e Silvia, sai… vogliamo sposarci, ma non ce la facciamo ad affrontare tutte le spese. Con un lavoro come questo sistemo tutte le mie cose e organizzo il matrimonio.
Ma bravo, ti tenevi la notizia tutta per te! Grazie per avermelo detto subito, eh! Una cosa come questa! Scommetto che al professor De Grecis l’hai detto.
No, ti assicuro, neanche a lui. L’ho visto l’altro giorno e non gli ho detto niente.
E come mai? Hai timore del suo giudizio?
Ma figurati, è che l’ho visto strano, mi sembra invecchiato, dice cose senza senso, lo sai com’è fatto: mette la filosofia dappertutto.
Lo so bene, è sempre stato matto, quello là. Quando te lo dicevo però non hai mai voluto crederci, lo difendevi a spada tratta neanche fosse stato tuo padre… cos’è che ti ha fatto cambiare idea, allora?
Gli ho parlato della schermata, del messaggio cifrato, e lui pensa, se n’è uscito con una sua interpretazione pazzesca: dice che la frase è scritta in greco antico.
Greco antico? Ma dài! E lui conosce questa lingua?
Certo, da uno che si chiama De Grecis te lo devi aspettare… A parte gli scherzi, sì, la conosce molto bene, ha studiato lettere classiche e non so che altro, quindi me l’ha anche tradotta: dice che parla della Pianura della Verità, ti pare possibile?
No, non mi pare possibile, però… in informatica a volte proprio le cose più strane sono vere. Che altro ti ha detto?
Ha parlato di Platone, di Pitagora… che ne so, mi sembrava un po’ fuori di testa.
Possiamo provare. Un tentativo in più o in meno, che vuoi che sia? Accendi il computer.
Massimo, dici sul serio?
Hai visto mai che il professore matto ha trovato la chiave di tutto? Non si può mai sapere, non escludiamo nessuna ipotesi. Ritrova la schermata, sbrigati.
Certo, l’ho riaperta tante di quelle volte che sono diventato velocissimo nel ritrovarla: eccola qua, Massimo.
Proviamo a digitare nello spazio sotto il messaggio, come hai detto? Platone… ecco fatto. No, non succede niente. Proviamo anche con Pitagora… niente da fare.
Non avevo nessuna speranza, infatti. Parlava in modo bizzarro, ha fatto riferimento anche ad un triangolo, diceva che è importante.
Quale triangolo?
Pensa, avevo fatto un sogno con questo benedetto triangolo e gliel’ho detto, lui è rimasto colpito e ha detto che forse era dentro la schermata. In questo aveva ragione, il triangolo è lì, guarda, in cima a quell’altra scala.
Questo piccolo triangolo bianco nell’angolo destro in alto?
Sì, sì. Nel mio sogno diventava infuocato, era un incubo.
Clicchiamo sul triangolo, allora. Si è aperta una finestrella, se digitassimo quella parola di prima? Catone?
No, Massimo, si vede che non hai studiato filosofia. Era PLATONE.
Ah sì, Platone, ecco qua. Guarda, Claudio… incredibile, sta succedendo qualcosa.
Massimo! I piani si stanno muovendo.
Oh mio Dio! Le scale si fanno da parte, le torri si ribaltano, si apre una voragine sotto il triangolo… che è diventato molto più grande di prima. C’è una strada, all’interno, e non si riesce a vedere dove vada. Forte! Gli effetti tridimensionali sono pazzeschi, sembra di starci dentro e poter camminare lungo le pareti.
Non ci posso credere – Claudio fissava il monitor a bocca aperta.– La voragine sotto il triangolo era nel mio sogno, e il professor De Grecis aveva ragione! Non è affatto pazzo, quando ha detto che c’è di mezzo la filosofia e ha citato Platone, c’è arrivato prima di noi! Proprio lui che non capisce assolutamente niente di tecnologia, pensa che non ha neanche un cellulare e non ha mai acceso un computer in vita sua.
In effetti è una cosa singolare, davvero. Non avrei mai pensato…
Ma se tu stesso mi hai detto di accendere il computer!