Capitolo 2

565 Words
Megan pov  Entrai nell'autobus con le cuffiette nelle orecchie, stavo ascoltando la canzone con cui ero in fissa negli ultimi tempi,  oltretutto la trovavo stupenda. Iniziai nella mia mente a canticchiarla come mi ritrovavo a fare ultimamente.  " She said "Where'd you wanna go?  How much you wanna risk?  I'm not looking for somebody  With some superhuman gifts  Some superhero  Some fairytale bliss  Just something I can turn to  Somebody I can miss" "I want something just like this  I want something just like this" Mentre canticchiavo una morettina alta e tutta abbronzata mi venne addosso, letteralmente.  Caddi con un tonfo, presi una di quelle cadute di "culo" micidiali.  Come primo giorno "non iniziato" partii già bene dovevo ammettere.  Mi rialzai e vidi subito che mi guardò con una faccia alquanto buffa. > disse con voce stridula. Per essere mattina e "addormentata" parlava a una velocità tale che per poco non mi stordì più lei con le sue parole che la botta al sedere. >     Risposi sorridendo. Se prima pensassi di avere ancora  sonno, sicuramente ora non ne avevo più.  Mi guardò e iniziò a ridere in modo contagioso e iniziai anche io a mia volta dopo un attimo di incertezza. > disse lei. > risposi rialzandomi. > chiese dubbiosa. Nel mentre ci sedemmo nei posti rimasti liberi, mi guardò con una faccia buffa da "Sherlock Holmes " attendendo una risposta. > sorrisi di rimando. > disse lei sognante.  > risposi ridacchiando. > chiese lei con la fronte corrugata.  Eccola la domanda che non volevo mi porgessero mai. Fui vaga, spiegandole che mio padre aveva ricevuto un nuovo lavoro ed è per questo che ci trasferimmo, non potevo mica dirle la verità, che poi le dissi una mezza verità. D'altronde la conoscevo da cinque minuti, magari un giorno quando sarei stata  pronta avrei potuto farlo se fossimo diventate amiche.  Trascorremmo il resto del tragitto parlando del più e del meno, mentre Sofia iniziò a raccontarmi un po' delle persone che facevano parte della sua cerchia di amici.  Quando arrivammo a scuola, esattamente alla East High School di LA, rimasi scioccata.  Non solo era uno dei licei più prestigiosi, ma anche uno di quelli che "sotto sotto " come mi citò Sofia, aveva il maggior numero di scandali e di ragazzi da cui era meglio stare alla larga, soprattutto i giocatori di lacrosse.  Quello era il gioco venerato da tutte le scuole del posto, ma soprattutto da loro.  Il campus era enorme, un prato infinito, un portico lungo almeno un chilometro e un edificio che appariva quasi una fortezza, a dirla tutti mi fece un po' timore, mi sentivo un puntino in mezzo all'infinito, ma non ci feci molto caso, non potevo mica abbattermi il primo giorno, certo che no!
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