Robin aprì lentamente gli occhi, trovandosi in una stanza tutta bianca. Un leggero dolore alla testa gli impediva di alzarsi, ma appena provò a farlo, una mano gentile lo spinse delicatamente a ricadere sul letto. Si girò, e davanti a lui c'era Alec, il suo volto solcato dalla preoccupazione.
"Ci hai fatto spaventare, come ti senti ora?" chiese lui con voce calma ma tremante.
"Sto bene," rispose Robin, ma mentre parlava, un ricordo gli tornò improvviso. Rivide l'immagine di sé stesso, che colpiva il comandante dell'esercito del silenzio con i suoi poteri. Poi, quella luce abbagliante che l'aveva sbattuto contro il muro. Le urla di zia Izzy riecheggiavano nella sua mente.
"Come sta zia Izzy?" chiese, lo sguardo ansioso.
Alec lo guardò per un momento, poi rispose: "Adesso sta bene. È stata colpita da un proiettile, ma siamo arrivati in tempo. Ora è nella stanza accanto."
Robin sospirò di sollievo e poi prese la mano di suo padre, che si trovava accanto a lui. La sua stretta fu immediata, come un segno di conforto reciproco. In quel preciso istante, la porta della stanza si aprì con un rumore soffuso, e Magnus entrò di corsa. Quando si avvicinò al letto, lo abbracciò forte, ma Robin, appena sentì il dolore provenire dalle sue costole, emise un gemito soffocato.
"Scusami, Robin, ero così spaventato... avevo paura di perderti," disse Magnus, con la voce carica di emozione.
Robin rispose all'abbraccio con un sorriso triste. "Lo so... anch'io lo ero."
Magnus si staccò da lui, e con un semplice movimento della mano, usò la sua magia per esaminare lo stato fisico di Robin. "Sembra che non ci sia niente di rotto, Catherine ha fatto un buon lavoro!" dichiarò con un sorriso di sollievo.
Proprio in quel momento, la porta si riaprì ed entrarono Sizzy e Clarence. Con espressioni preoccupate, si avvicinarono al letto e chiesero all'unisono: "Come stai? Tutto bene?"
Robin sorrise, felice di vedere i suoi amici in quella situazione, e rispose con un tono scherzoso: "Sto benissimo, presto sarò di nuovo in piedi per farvi neri sul campo di battaglia."
Gli altri scoppiarono a ridere, seguiti dalla risata di Robin, mentre i suoi padri osservavano la scena con un sorriso sulle labbra.
…
Nel frattempo, Karen Smith si trovava nella sala della regina dei Seelie, guardandola attentamente mentre la regina si alzava dal trono. "Spero che tu abbia fatto il tuo dovere," disse la regina con voce glaciale.
"Non si preoccupi, l'incantesimo ha colpito Robin. Presto avrà effetto," rispose Karen con un sorriso malizioso.
La risata della ragazzina echeggiò nella stanza, un suono che fece gelare il sangue di Karen.
…
Nel quartier generale dell'esercito del silenzio, il comandante camminava nervosamente avanti e indietro. Si fermò davanti ai suoi uomini e, con tono esasperato, esclamò: "Com'è possibile che vi siate fatti fregare da dei ragazzini, quando quella donna bionda è riuscita a fermare l'unica minaccia? E voi non avete preso l'attimo!"
Un soldato lo guardò, esitante, e rispose: "Signore, quei soldati sono veramente forti, alcuni hanno anche poteri. Come potevamo noi, esseri umani normali, batterli?"
Il comandante si girò di scatto, e con un gesto violento colpì il soldato, facendolo sbattere contro il muro. "Non ci sono scuse," ringhiò.
…
Una settimana dopo
Era trascorsa una settimana dall'attacco dell'esercito del silenzio. Robin si trovava in palestra, impegnato nel suo allenamento, quando vide Sizzy entrare.
"Vedo che ti sei ripreso," disse Sizzy con un sorriso, osservando Robin mentre si allenava.
Robin rispose con un sorriso divertito. "Te l'avevo detto che presto vi avrei fatto neri."
Sizzy scoppio a ridere, poi prese un bastone e cominciò a giocarci tra le mani. "Fammi vedere quanto sei in forma," disse, mettendosi in posizione.
Robin rispose con una risata e si preparò a combattere. Il bastone di Sizzy colpì il suo, ma Robin lo fece ruotare e colpì con forza dall'alto. Sizzy schivò l'attacco e, con un movimento agile, eseguì una capriola, terminando in una spaccata. Poi tentò di colpirlo dal basso, ma Robin saltò, e con un movimento rapido, fece cadere il bastone di Sizzy.
"Non è giusto usare i tuoi poteri!" esclamò Sizzy, mentre si rialzava.
Robin la guardò con un sorriso sfuggente. "Nessuno ha detto che non potevo usare i miei poteri."
Sizzy scoppiò a ridere, e Robin si chinò per darle una mano. Quando si rialzarono, i due si diressero verso Clarence, che era seduto su una sedia, con le gambe accavallate. Quando li vide, disse con tono teatrale: "Vedo che vi siete allenati senza di me. Mi sento offeso."
Poi, con un'espressione finta arrabbiata, si mise a fare il muso. Robin e Sizzy si avvicinarono a lui e lo abbracciarono. In quel momento, Alec entrò nella stanza, osservando la scena con uno sguardo severo.
"Quante volte ti ho detto di non toccare mio figlio?" disse con tono rimproverante.
Robin si staccò subito dall'abbraccio, mettendo le mani sui fianchi. "Alec, siamo io e Sizzy ad aver abbracciato lui."
"Okay, okay," rispose Alec, ma non era lì per discutere. Si avvicinò alla lavagna interattiva dell'istituto e, con un gesto, fece apparire delle immagini. "Abbiamo scoperto chi sono i tipi che ci hanno attaccato." Pausò per un attimo. "Si chiamano l'esercito del silenzio. Sono conquistatori di universi. Vanno da un universo all'altro, conquistando territori."
Robin lo guardò con determinazione. "Come possiamo fermarli?"
Alec rispose, la sua voce ferma. "La maggior parte di loro sono umani, ma la loro missione è cacciare i nascosti. Dobbiamo proteggerli. Magnus lavorerà con gli altri capi dei nascosti. Gli stregoni stanno già creando incantesimi di protezione."
Jace intervenne con tono risoluto: "Dobbiamo trovare questo esercito e sconfiggerlo prima che ci attacchino di nuovo."
"Non sarà facile, ma faremo del nostro meglio," concluse Alec. "Ora dobbiamo interrogare i prigionieri che abbiamo, quelli che fanno parte di quell'esercito, per ottenere le risposte."
Robin ascoltò, ma appena l'incontro fu finito, uscì dall'istituto e si incamminò verso casa. Tuttavia, un passo distratto lo fece cadere in una voragine che apparve improvvisamente sotto i suoi piedi.
Si ritrovò in un luogo oscuro, sopra di lui vedeva demoni volanti che lo scrutavano minacciosi. Guardandosi intorno, notò una casa non lontano da lui. Senza pensarci due volte, si avvicinò e varcò la soglia. Un brivido gli corse lungo la schiena quando si ritrovò nel salone che ricordava bene, quello della casa di Asmodeo.
"Asmodeo!" urlò, il suo tono furioso. "Dove sei? Perché mi hai portato qui?"
Da una porta laterale, Asmodeo apparve. I suoi occhi si fermarono su Robin e un sorriso si dipinse sul suo volto. "Sono felice di vederti. Mi sei mancato. Volevo rivederti."
Robin sentì un colpo al cuore. Sapeva che era sbagliato, ma non riusciva a fermare i suoi sentimenti per lui.
"Non prendermi in giro," disse con rabbia. "Non mi toccare."
Asmodeo sorrise di nuovo, ma questa volta il suo sorriso era più intenso, quasi malizioso. "Non ti sto prendendo in giro. Volevo vederti e baciarti di nuovo."
Robin stava cercando di controllare il caos dentro di sé, ma il capogiro che lo colpì gli impedì di mantenere il controllo. Crollò in ginocchio, tossendo violentemente. Si portò una mano alla bocca, ma quando la ritrasse, la sua mano era ricoperta di sangue. In un attimo, perse conoscenza.
L'ultima cosa che percepì fu il grido disperato di Asmodeo che chiamava il suo nome.
….
Asmodeo guardò l’uomo che amava svenuto tra le sue braccia, con il sangue che scorreva dalle sue labbra. Un urlo agghiacciante uscì dalle sue labbra, e con un gesto violento distrusse gli incantesimi che suo figlio aveva usato per intrappolarlo. Lo sollevò con delicatezza, correndo verso il loft di Magnus, l'unico posto dove avrebbero fatto di tutto per salvarlo.
Arrivato al loft, Asmodeo fu bloccato da una lama sul collo. Con gli occhi pieni di rabbia, guardò suo figlio, Magnus, che lo fissava incredulo.
"Come hai fatto a rompere gli incantesimi?" chiese Magnus, sorpreso.
Asmodeo non rispose. "Non importa come l'ho fatto. Pensate a Robin. Non sta bene."
I due uomini guardavano il ragazzo tra le braccia di Asmodeo, i loro volti pallidi e i cuori spezzati.