La villa sembrava respirare nell'oscurità crescente, le sue finestre illuminate come occhi che osservavano ogni movimento. Claudio ed Enrico si avvicinarono lentamente, i loro passi attutiti dall'erba umida di rugiada. L'aria profumava di gelsomino e morte, una combinazione che faceva voltare lo stomaco.
"Fermati," sussurrò Enrico, afferrando il braccio di Claudio con le mani ancora ammanettate. "Qualcosa non va."
"Cosa?"
"È troppo silenzioso. Nei miei sogni, sentivo sempre musica provenire dalla casa. Musica classica, Vivaldi credo. Ma ora..." Enrico si guardò intorno, gli occhi pieni di un terrore crescente. "È come se fosse in attesa."
Claudio sganciò la sicura della pistola, sentendo il metallo freddo rassicurarlo. "Forse è uscito."
"No, è qui. Lo sento." Enrico chiuse gli occhi,
