Capitolo 4: Il Richiamo della Luna

1646 Words
Quattro giorni erano passati dalle prime esplorazioni, quattro giorni in cui Emilio aveva cercato di mantenere una parvenza di normalità nel suo lavoro di ranger. Durante il giorno controllava i sentieri, compilava i rapporti, rispondeva alle rare chiamate radio che arrivavano dalla stazione centrale. Ma ogni sera, quando le ombre si allungavano tra gli alberi, sentiva crescere dentro di sé un'inquietudine che non riusciva più a controllare. I sussurri non si limitavano più alle zone delle sparizioni. Ora lo seguivano ovunque, accompagnando ogni suo movimento con promesse sempre più esplicite di piaceri inimmaginabili. La vegetazione intorno alla baracca aveva iniziato a cambiare, i fiori del giardino abbandonato sbocciavano con colori impossibili, e l'erba cresceva così rigogliosa che ogni mattina doveva falciarla per non farsi sommergere. Ma era durante le notti che la vera battaglia iniziava. Il canto che aveva sentito la prima sera con Marco si era fatto più complesso, più articolato, una sinfonia di voci che sembrava composta appositamente per lui. E ogni notte la melodia si avvicinava un po' di più, come se il suo creatore stesse testando i suoi limiti, saggiando la sua resistenza. La quinta notte dopo l'arrivo di Emilio fu diversa dalle altre. La luna era perfettamente piena, un disco argenteo che trasformava il bosco in un mondo di luci e ombre danzanti. Emilio era rimasto sveglio, seduto al tavolo della cucina con una tazza di caffè ormai freddo tra le mani, quando il primo suono arrivò. Non era il solito coro di sussurri. Stavolta era una voce sola, profonda e maschile, che iniziò a cantare una melodia che non aveva mai sentito eppure conosceva già, come se fosse scritta nel suo DNA. Le parole non erano in nessuna lingua che riconoscesse, ma il loro significato arrivava diretto al cuore, bypassando la mente razionale per toccare qualcosa di primitivo e selvaggio nel profondo della sua anima. Emilio... Emilio mio... la luna è piena per te stanotte... Il suo nome, pronunciato con una sensualità che gli fece tremare le ginocchia. La voce era così vicina che si voltò, aspettandosi di trovare qualcuno alle sue spalle, ma la baracca era vuota. Eppure, la presenza era tangibile, come se quell'essere misterioso fosse seduto accanto a lui, sussurrandogli all'orecchio con un respiro caldo che poteva quasi sentire sulla pelle. Vieni da me... è arrivato il momento... ti sto aspettando... Emilio si alzò di scatto, il cuore che batteva così forte da fargli male al petto. La voce continuava a cantare, e ora riusciva a sentire anche una melodia di sottofondo, come se un'intera orchestra invisibile si fosse unita al canto. La musica era ipnotica, sensuale, costruita su ritmi che sembravano sincronizzarsi con il battito del suo cuore e il flusso del sangue nelle sue vene. Senza rendersene conto, si ritrovò alla finestra. Fuori, il bosco era trasfigurato dalla luce lunare. Gli alberi sembravano giganti argentei che danzavano al vento, le loro fronde che si muovevano in perfetta sincronia con la musica che riempiva l'aria. E tra i tronchi, bagliori verdastri pulsavano come lucciole giganti, creando sentieri di luce che si snodavano verso l'interno della foresta. Segui la luce, Emilio... segui la mia voce... ti porterò dove appartieni... La tentazione era quasi insopportabile. Ogni fibra del suo essere urlava di aprire quella porta, di seguire quei sentieri luminosi, di abbandonarsi finalmente al richiamo che lo tormentava da giorni. La sua mano si posò sulla maniglia, e per un momento fu sul punto di cedere. Ma una parte di lui, quella parte che Marco aveva definito la sua umanità, si ribellò. "No," disse a voce alta, anche se la sua voce tremava di desiderio insoddisfatto. "Non stanotte." Il canto si interruppe di colpo, come se l'essere dall'altra parte fosse rimasto sorpreso dal suo rifiuto. Poi, dopo alcuni secondi di silenzio, riprese con un'intensità raddoppiata. Non era più solo una voce, ma un coro di richiami che si sovrapponevano in un crescendo di seduzione pura. Perché resisti? Sai che mi desideri... sai che vuoi venire da me... Le parole ora erano chiare, pronunciate in un italiano perfetto ma con un accento che non riusciva a identificare, antico e nobile come quello di chi ha vissuto per secoli. La voce aveva una qualità ipnotica che agiva direttamente sui suoi sensi, facendo scorrere ondate di calore lungo la sua spina dorsale. Guarda cosa ti offro... Emilio non riuscì a trattenersi dal guardare fuori. Il bosco si era trasformato in un giardino incantato. I bagliori verdi ora formavano figure riconoscibili: corpi nudi che danzavano tra gli alberi, silhouette maschili e femminili che si intrecciavano in abbracci sensuali, scene di passione che lo fecero arrossire ed eccitare allo stesso tempo. E al centro di tutto, appena visibile tra le fronde più dense, intravide una figura che lo osservava. Era troppo lontana per distinguere i dettagli, ma anche a quella distanza emanava un magnetismo che lo lasciò senza fiato. Alta, slanciata, con capelli che sembravano riflettere la luce lunare, la figura alzò una mano in un gesto che era insieme saluto e invito. Sono Andrea, disse la voce, e ora il nome risuonò nella mente di Emilio come una campana di cristallo. Il custode di questo bosco, il signore di tutti i piaceri che hai solo osato sognare. E tu, Emilio, sei quello che ho aspettato. Il richiamo si fece irresistibile. Emilio sentì le sue gambe muoversi verso la porta, la sua mano girare la maniglia. L'aria notturna che entrò nella baracca profumava di fiori impossibili e di qualcosa di più carnale, un aroma di pelle e desiderio che lo fece gemere involontariamente. Vieni, amato... segui i sentieri di luce... lascia che ti porti nella radura dove appartieni... I bagliori verdi si intensificarono, formando un vero e proprio sentiero luminoso che partiva dalla porta della baracca e si snodava verso l'interno del bosco. Ogni passo su quel sentiero prometteva di portarlo più vicino alla figura misteriosa che ora danzava tra gli alberi, le sue movenze così sensuali da togliergli il respiro. Emilio uscì dalla baracca come in trance. I suoi piedi nudi toccarono l'erba umida di rugiada, e la sensazione fu elettrizzante, come se ogni filo d'erba fosse un filo conduttore che lo collegava alla terra stessa. Il sentiero di luce pulsava sotto i suoi passi, guidandolo lungo percorsi che non aveva mai visto prima, attraverso parti del bosco che sembravano esistere solo in quella notte magica. Gli alberi si inchinarono al suo passaggio, le loro fronde che si separavano per creargli un corridoio naturale. Fiori notturni sbocciavano al tocco dei suoi piedi, riempiendo l'aria di profumi inebrianti. E sempre, la voce di Andrea lo guidava, lo incoraggiava, gli sussurrava promesse di estasi che facevano tremare tutto il suo corpo. Più vicino, Emilio... ancora più vicino... senti come il bosco ti accoglie? Senti come riconosce la tua vera natura? Il sentiero lo portò attraverso zone che aveva esplorato durante il giorno ma che ora apparivano completamente trasformate. Le radure dove aveva trovato le tracce delle sparizioni brillavano di una luce propria, e in ognuna intravide figure che danzavano, corpi nudi che si muovevano in rituali di piacere che andavano oltre ogni sua fantasia. Ma non si fermò. Il richiamo lo tirava oltre, verso qualcosa di più grande, di più definitivo. Il sentiero si fece più ampio, i bagliori più intensi, e finalmente sbucò in una radura che riconobbe dalle descrizioni di Marco, anche se ora era completamente diversa. Era perfettamente circolare, circondata da alberi così alti da sembrare colonne di un tempio naturale. L'erba era così verde da sembrare fosforescente, punteggiata di fiori che brillavano come stelle cadute sulla terra. Al centro della radura c'era un cerchio di pietre coperte di muschio, e su una di esse... Andrea. Emilio si fermò al margine della radura, il respiro che gli mancava. Anche nella penombra lunare, la bellezza di quell'essere era accecante. Non era completamente umano, questo era evidente, ma ogni deviazione dall'umanità non faceva che aumentare il suo fascino. Alto oltre ogni misura normale, con una muscolatura perfetta che sembrava scolpita nel marmo, capelli lunghi che catturavano e riflettevano la luce lunare, e occhi... i suoi occhi erano di un verde così intenso da sembrare due smeraldi che bruciavano di fuoco interno. Benvenuto, Emilio, disse Andrea, e la sua voce dal vivo era ancora più seducente di quanto fosse stata a distanza. Finalmente ci incontriamo faccia a faccia. Emilio cercò di parlare, ma la sua voce si incrinò. "Tu... tu sei quello che ha preso gli altri?" Andrea sorrise, e quel sorriso era insieme angelico e diabolico. Preso? No, amato mio. Li ho liberati. Li ho trasformati in quello che erano sempre stati destinati a diventare. Come farò con te, se me lo permetterai. Si alzò dalla pietra con una grazia felina ed Emilio notò che era completamente nudo. Il suo corpo era perfetto in ogni dettaglio e irradiava una sensualità che andava oltre l'aspetto fisico, toccando qualcosa di spirituale. Ogni suo movimento era una danza, ogni suo gesto un invito. Avvicinati, sussurrò Andrea, tendendo una mano verso di lui. Non aver paura. Tutto quello che hai sempre desiderato, tutto quello che hai sempre sognato, sta per diventare realtà. Emilio fece un passo avanti, poi si fermò. Una parte di lui, sempre più piccola, gridava di scappare, di tornare alla baracca, di resistere. Ma il resto del suo essere era già perduto, già consegnato a quel custode soprannaturale che prometteva di soddisfare ogni suo desiderio nascosto. Scegli, Emilio, disse Andrea, la sua voce ora appena un sussurro che arrivava portato dal vento. Puoi tornare alla tua vita vuota, ai tuoi doveri senza senso, alla tua solitudine. Oppure puoi rimanere con me, e scoprire piaceri che vanno oltre ogni immaginazione umana. Il vento si alzò, portando con sé il profumo di fiori notturni e di promesse inespressi. E mentre Emilio guardava negli occhi verdi di Andrea, sentì che il momento della scelta era finalmente arrivato.
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