Capitolo 3: Prime Esplorazioni

1367 Words
L'alba arrivò come una liberazione dopo quella notte di tormento. Emilio aveva combattuto per ore contro il richiamo che pulsava nel suo sangue, stringendo i pugni fino a farsi sanguinare le unghie nelle palme. Il canto si era placato solo quando i primi raggi di sole avevano trafitto la nebbia mattutina, come se la luce del giorno fosse l'unico antidoto a quella seduzione soprannaturale. Marco era partito all'alba, com'era sua intenzione. Emilio lo aveva osservato dalla finestra mentre caricava il pickup con una fretta che tradiva il suo terrore. L'uomo più anziano si era voltato una sola volta verso la baracca, e nei suoi occhi c'era stata pietà mista a sollievo. Poi era scomparso lungo il sentiero sterrato, lasciando dietro di sé solo una nuvola di polvere e il silenzio oppressivo del bosco. Ora Emilio era davvero solo. La solitudine pesava su di lui come una coperta soffocante, ma c'era anche qualcos'altro: una eccitazione pericolosa che gli scorreva nelle vene, la sensazione di essere finalmente libero di esplorare i segreti che Marco aveva solo accennato. Bevve il caffè nero guardando la mappa che l'ex ranger aveva lasciato sul tavolo. Gli otto punti rossi segnavano i luoghi delle sparizioni, disposti in un cerchio perfetto intorno alla zona bianca al centro. Le sue dita tracciarono automaticamente la linea che collegava i punti, e sentì un brivido di anticipazione misto a paura. "Prima o poi dovrò andare a vedere," mormorò a sé stesso, e la sua stessa voce nel silenzio della baracca gli sembrò estranea, più profonda e carica di un desiderio che non voleva ammettere. Decise di iniziare con le esplorazioni diurne, quando il bosco sembrava meno minaccioso. Si equipaggiò con lo zaino da escursione, GPS, macchina fotografica e radio, anche se sapeva che quest'ultima non funzionava nelle zone più profonde della foresta. La mattina era fresca e cristallina, l'aria aveva quel profumo di resina e terra umida che aveva sempre amato. Il primo luogo che volle raggiungere era quello dove era scomparsa Elena Rossi, la guida alpina. Il sentiero era ben tracciato per i primi chilometri, ma man mano che si addentrava, la vegetazione diventava più fitta e lussureggiante. Gli alberi crescevano più alti e robusti, le loro chiome così dense da filtrare la luce del sole in raggi dorati che danzavano sul sottobosco. Fu quando raggiunse il punto segnato sulla mappa che notò la prima anomalia. La vegetazione non era solo più rigogliosa, era diversa. I fiori che crescevano ai margini del sentiero avevano colori impossibili: rose che sembravano tingersi di rosso vivo mentre le guardava, orchidee selvatiche di un violetto così intenso da sembrare artificiale, margherite con petali che brillavano di riflessi argentei. Emilio si chinò per osservare più da vicino una di quelle rose impossibili. Il profumo che emanava era inebriante, una fragranza che andava oltre il semplice odore floreale per risvegliare qualcosa di primitivo nei suoi sensi. Quando allungò la mano per toccarla, il fiore sembrò vibrare al suo contatto, e per un momento giurò di sentire un sussurro, appena percettibile ma inequivocabilmente sensuale. "Cristo," mormorò, ritraendo la mano. Ma il fascino era più forte della paura, e dopo qualche secondo si ritrovò di nuovo a sfiorare quei petali impossibili. Questa volta il sussurro fu più chiaro, una voce maschile profonda che sembrava nascere direttamente dal cuore del fiore. Bello... così bello... vieni più vicino... Emilio balzò in piedi, il cuore che batteva all'impazzata. La rosa oscillava dolcemente nella brezza, apparentemente normale, ma lui poteva giurare di vedere una luce pulsante nel profondo del suo cuore cremisi. Si allontanò dal sentiero, seguendo le indicazioni del GPS verso il punto esatto dove avevano trovato la giacca di Elena. Era una piccola radura circondata da faggi secolari, un posto che in condizioni normali avrebbe considerato magico. Ma qui la magia aveva qualcosa di oscuro, di troppo intenso per essere naturale. L'erba era di un verde così acceso da ferire gli occhi, e ogni filo sembrava vibrare di vita propria. Al centro della radura c'era un cerchio di funghi che non riconobbe, dal cappello rosso scarlatto macchiettato di bianco. Sembravano disposti troppo perfettamente per essere casuali, e quando si avvicinò notò che il terreno all'interno del cerchio era leggermente rialzato, come se qualcosa fosse sepolto sotto. Fu allora che sentì i primi sussurri chiari della giornata. Non erano singole parole, ma un coro di voci che si intrecciavano in un'armonia ipnotica. Venivano da tutte le direzioni, eppure sembravano nascere direttamente dal terreno sotto i suoi piedi. Emilio... Emilio... finalmente sei arrivato... Il suo nome, pronunciato da una voce che riconobbe immediatamente anche se non l'aveva mai sentita prima. Era la stessa voce profonda e sensuale che aveva sentito la notte precedente, ma ora era così vicina da sembrare sussurrata direttamente al suo orecchio. Guardò intorno freneticamente, ma la radura appariva deserta. Eppure, la presenza era tangibile, come se qualcuno lo stesse osservando da appena oltre il suo campo visivo. Il suo corpo reagì in modo istintivo: il sangue iniziò a scorrergli più veloce nelle vene, la pelle si fece più sensibile, e sentì un calore crescere nel basso ventre. Non aver paura... sono qui per te... ti aspetto da tanto tempo... Le voci si fecero più intense, e ora Emilio riusciva a distinguere diverse tonalità: alcune femminili e acute, altre maschili e profonde, tutte intrecciate in un canto che sembrava fatto apposta per lui. Era come se ogni nota fosse calibrata per risuonare con le sue frequenze più intime, risvegliando desideri che non sapeva nemmeno di avere. Si ritrovò a muoversi verso il cerchio di funghi senza rendersene conto. I suoi piedi sembravano guidati da una volontà che non era la sua, attratti da quella terra fertile che prometteva segreti inconfessabili. Quando fu a pochi centimetri dal bordo del cerchio, si fermò di colpo, realizzando quello che stava per fare. "No," disse a voce alta, e la sua voce tremava. "Non ancora." I sussurri si fecero più intensi, quasi supplichevoli. Sentiva promesse di piacere, di unione, di una completezza che andava oltre tutto quello che aveva mai immaginato. La tentazione era quasi irresistibile, ma una parte della sua mente ancora razionale lo trattenne. Si allontanò dalla radura con passo vacillante, ma non prima di aver scattato diverse foto. Nell'obiettivo della macchina fotografica, la vegetazione appariva ancora più intensa, i colori così saturi da sembrare dipinti. E in una delle foto, proprio al margine del cerchio di funghi, intravide qualcosa che lo fece tremare: l'ombra di una figura umana, alta e slanciata, che sembrava tendergli una mano. Il resto della giornata lo trascorse esplorando gli altri punti segnati sulla mappa. In ognuno trovò la stessa vegetazione impossibile, gli stessi sussurri che si facevano più chiari e seducenti a ogni sosta. Le tracce che scopriva non erano di animali comuni: impronte troppo grandi per essere umane, graffi sui tronchi troppo in alto per essere fatti da orsi, e sempre quella sensazione di essere osservato da occhi invisibili. Quando il sole iniziò a calare, Emilio si rese conto di aver trascorso l'intera giornata in uno stato di eccitazione costante. Il suo corpo rispondeva a ogni sussurro, a ogni profumo impossibile, a ogni colore troppo intenso. Era come se il bosco stesso lo stesse corteggiando, seducendolo con una pazienza infinita. Tornò alla baracca che la sera stava già calando, i sussurri che lo seguivano lungo tutto il percorso del ritorno. Ora non erano più minacciosi ma familiari, come vecchi amici che lo accoglievano a casa. E mentre preparava una cena frugale, si sorprese a canticchiare la stessa melodia che aveva sentito nella radura, come se fosse sempre stata parte di lui. Quella notte, quando la luna iniziò a sorgere sopra le cime degli alberi, Emilio capì che qualcosa in lui era cambiato. Il richiamo del bosco non era più solo una tentazione esterna, ma una fame che cresceva dall'interno, un desiderio di appartenenza che diventava più forte a ogni respiro. E mentre si preparava per quello che sapeva sarebbe stata un'altra notte di lotta contro sé stesso, una parte di lui iniziò a chiedersi se davvero voleva continuare a resistere, o se non fosse giunto il momento di scoprire cosa si nascondeva davvero nel cuore di quel bosco maledetto e meraviglioso.
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