Il sentiero si addentrava nella foresta come una ferita verde e profumata. Nicola seguiva Giacomo attraverso la vegetazione lussureggiante, sentendo il calore umido avvolgerlo come un abbraccio. I raggi del sole filtravano attraverso le fronde creando giochi di luce e ombra che danzavano sulla pelle abbronzata del guardiano.
«Attento qui», disse Giacomo, fermandosi accanto a una pianta dalle foglie carnose e lucide. «Questa è una Nepenthes gigante. Le sue trappole possono contenere fino a due litri di liquido digestivo". Si chinò leggermente e Nicola notò come i pantaloni di tela si tendessero sui muscoli delle cosce. «Un uomo potrebbe perdere una mano intera se non fa attenzione.»
Nicola si avvicinò, fingendo di studiare la pianta mentre in realtà osservava le mani di Giacomo che indicavano le diverse parti del vegetale. Dita lunghe e forti, con piccole cicatrici che parlavano di anni trascorsi in quel luogo selvaggio. Si chiese che sensazione avrebbero fatto sulla sua pelle.
"Affascinante," mormorò, e non stava parlando della pianta.
Giacomo si raddrizzò, il loro corpi improvvisamente vicini. "Lo è davvero. Questa isola è piena di meraviglie che possono essere... fatali per chi non sa come trattarle."
Il profumo di Giacomo lo avvolse: sale marino, legno di sandalo e qualcosa di più primitivo, di puramente maschile. Nicola sentì la testa girargli leggermente.
"Venga," disse Giacomo, posandogli una mano sulla spalla. Il tocco fu leggero ma bruciò attraverso la stoffa della camicia. "C'è molto altro da vedere."
Ripresero a camminare, ma ora Nicola era dolorosamente consapevole di ogni movimento del corpo di Giacomo. Il modo in cui le spalle si muovevano mentre scostava i rami, la grazia felina con cui evitava le radici affioranti, il suono della sua respirazione nell'aria calda e umida.
"Da quanto tempo vive qui?" chiese Nicola, cercando di distrarsi dai suoi pensieri sempre più impuri.
"Dieci anni il mese prossimo," rispose Giacomo, voltandosi leggermente per guardarlo. "Sono arrivato che ero giovane e arrabbiato con il mondo. Quest'isola mi ha... cambiato."
"In che modo?"
Un sorriso enigmatico attraversò il viso di Giacomo. "Ti insegna la pazienza. Ti fa capire cosa è davvero importante nella vita. Ti mostra che a volte le cose più preziose arrivano quando meno te le aspetti."
Gli occhi azzurri si posarono su Nicola con un'intensità che lo fece tremare. C'era qualcosa in quello sguardo che suggeriva significati nascosti, promesse non dette.
Si fermarono accanto a un ruscello che serpeggiava tra le rocce coperte di muschio. Giacomo si inginocchiò per riempire una borraccia di metallo, e Nicola rimase incantato a osservare la linea perfetta della sua schiena, la curva dei fianchi. Quando Giacomo si rialzò, gocce d'acqua brillavano sui suoi avambracci.
"Ha sete?" chiese, tendendo la borraccia.
Le loro dita si sfiorarono quando Nicola prese la borraccia, e fu come se una scintilla elettrica passasse tra loro. Nicola bevve, consapevole che Giacomo lo stava osservando intensamente, gli occhi fissi sulle sue labbra mentre beveva.
"Buona?" chiese Giacomo, la voce più roca del solito.
"Deliziosa," sussurrò Nicola, restituendo la borraccia.
Giacomo bevve dallo stesso punto dove avevano posato le labbra di Nicola, e il gesto sembrò incredibilmente intimo. Un bacio indiretto che fece accelerare il battito cardiaco del botanico.
"Questa zona è particolarmente pericolosa," disse Giacomo, riprendendo a camminare. "Le piante qui sono... affamate. Reagiscono al calore corporeo, al battito cardiaco accelerato. Sanno quando qualcuno è.… eccitato."
Nicola arrossì violentemente. "Eccitato?"
"Dall'adrenalina," precisò Giacomo con un sorriso malizioso. "Dalla paura, dall'emozione, dal... desiderio. Ogni forte emozione le attira."
Passarono accanto a una serie di piante dalle forme stranamente sensuali, con petali carnosi che si aprivano e chiudevano in un ritmo ipnotico. Nicola sentì il respiro farsi più affannoso.
"State bene, dottore?" chiese Giacomo, fermandosi di nuovo. "Sembrate... agitato."
"Io... è il caldo," mentì Nicola, ma la sua voce tradiva la verità.
Giacomo si avvicinò, così vicino che Nicola poteva vedere le pagliuzze dorate nei suoi occhi azzurri. "Il caldo, davvero?" mormorò. "O forse c'è qualcos'altro che vi fa battere forte il cuore?"
La mano di Giacomo si alzò, le dita che sfiorarono appena la guancia di Nicola. Il tocco fu delicato come la carezza di una piuma, ma bruciò come fuoco.
"Le piante lo sanno," sussurrò Giacomo. "Sentono il vostro desiderio. Lo annusano nell'aria come un profumo."
Nicola deglutì a fatica, ipnotizzato dalla vicinanza di quell'uomo incredibile. "Non so di cosa stiate parlando."
"No?" Giacomo sorrise, il pollice che sfiorò l'angolo delle labbra di Nicola. "Allora perché state tremando?"
Era vero. Nicola tremava come una foglia, ogni fibra del suo essere tesa verso l'uomo che aveva davanti. Voleva afferrarlo, baciarlo, perdersi completamente in quella passione che cresceva dentro di lui come un fuoco inarrestabile.
Ma prima che potesse fare qualsiasi cosa, Giacomo si allontanò, lasciandolo vuoto e desideroso.
"Andiamo," disse con voce apparentemente normale. "La casa non è lontana. Dovrete riposarvi prima di iniziare le vostre ricerche domani."
Ripresero a camminare, ma ora l'aria tra loro era carica di una tensione quasi palpabile. Ogni passo, ogni respiro, ogni movimento sembrava un preludio a qualcosa di inevitabile. Nicola sapeva che Giacomo stava giocando con lui, alimentando deliberatamente quella fiamma che bruciava sempre più forte nel suo petto.
E la cosa più terrificante era che gli piaceva. Gli piaceva essere cacciato, desiderato, sedotto da quell'uomo magnifico che sembrava conoscere tutti i suoi segreti più nascosti.
Mentre si addentravano sempre più nel cuore dell'isola, Nicola capì che il vero pericolo non erano le piante carnivore che voleva studiare. Il vero pericolo era l'uomo che camminava davanti a lui, con quella grazia predatrice e quegli occhi che promettevano piaceri che aveva solo osato sognare.