Capitolo 4: Il Pericolo che Unisce

1138 Words
Il sole era appena sorto quando Giacomo bussò dolcemente alla porta della sua stanza. Nicola era già sveglio, aveva passato la notte a rigirarsi nel letto, ossessionato dal profumo di quell'uomo che sembrava aver impregnato tutta la casa. "Buongiorno," disse Giacomo, entrando con una tazza di caffè fumante. Indossava una maglietta bianca aderente e pantaloni di tela che evidenziavano ogni linea del suo corpo perfetto. "Oggi è il grande giorno." Nicola prese la tazza, le loro dita che si sfiorarono nell'atto di passarla. "Grazie," sussurrò, la voce ancora roca dal sonno. Gli occhi di Giacomo si posarono sul suo petto nudo, e Nicola si rese conto di essere solo in boxer. Un lampo di desiderio attraversò il viso del guardiano prima che si voltasse bruscamente. "Vi aspetto fuori," disse con voce tesa. "Portate guanti spessi e scarpe chiuse. Quelle piante non scherzano." Mezz'ora dopo camminavano attraverso la foresta, diretti verso la radura delle dionee giganti. Giacomo aveva preparato uno zaino pieno di attrezzature di sicurezza: bastoni per tenere a distanza le piante, spray repellente, persino una sorta di scudo di metallo. "Sembrate prepararvi per una guerra," osservò Nicola, sistemando la sua borsa fotografica. "In un certo senso lo è," rispose Giacomo, scostando una liana dal sentiero. "Queste piante sono i predatori più letali dell'isola. Hanno sviluppato strategie di caccia che vanno oltre tutto quello che avete mai studiato nei libri." Arrivarono alla radura mentre il sole era ancora basso sull'orizzonte. Nicola rimase senza fiato. Le dionee giganti erano ancora più magnifiche di quanto avesse immaginato: piante enormi con bocche dentate che si aprivano e chiudevano in un ritmo ipnotico, alcune grandi abbastanza da contenere un uomo intero. "Incredibile," sussurrò, estraendo la macchina fotografica. "Sono perfette." Si immerse completamente nel lavoro, fotografando da ogni angolazione, prendendo appunti dettagliati, misurando le dimensioni delle trappole. Giacomo lo osservava in silenzio, appoggiato a un albero, gli occhi che seguivano ogni suo movimento con un'intensità che Nicola sentiva anche quando non lo guardava direttamente. "Quanto sono veloci?" chiese Nicola, avvicinandosi cautamente a una pianta particolarmente grande. "Fulminee," rispose Giacomo, raddrizzandosi. "Possono chiudersi in meno di un secondo. Nicola, state attento, non avvicinatevi troppo a quella." Ma Nicola era troppo concentrato sulle sue osservazioni. Si chinò per fotografare i dettagli delle ciglia sensoriali all'interno della trappola, inconsapevole che la pianta aveva iniziato a muoversi quasi impercettibilmente, orientandosi verso il calore del suo corpo. "Il meccanismo di scatto sembra funzionare tramite..." iniziò a dire, ma non finì mai la frase. La dionea gigante scattò con la velocità di un serpente, le mascelle dentate che si chiusero verso di lui. Nicola ebbe appena il tempo di rendersi conto del pericolo prima di sentire delle braccia forti che lo afferravano dalla vita, tirandolo via con forza brutale. Caddero insieme sull'erba soffice, rotolando per alcuni metri mentre la pianta si chiudeva con un suono secco e sinistro nel punto esatto dove si trovava Nicola un istante prima. Il respiro gli mancò quando si ritrovò sotto il corpo di Giacomo, le loro facce a pochi centimetri di distanza. "Siete... siete pazzo?" ansimò Giacomo, il viso contratto dalla paura e dalla rabbia. "Vi avevo detto di stare attento!" "Io... mi dispiace," sussurrò Nicola, ma le parole si persero quando vide l'espressione negli occhi di Giacomo. Non era solo rabbia. Era terrore puro all'idea di averlo potuto perdere. "Non potete morire," disse Giacomo, la voce che si incrinava. "Non ora che siete finalmente qui." Le mani di Giacomo tremavano mentre gli accarezzavano il viso, verificando che non fosse ferito. Il tocco era delicato, quasi reverenziale, in contrasto con la forza con cui lo aveva salvato. "Giacomo..." sussurrò Nicola, sentendo il mondo ridursi alla bolla di calore che li circondava. Il petto di Giacomo si alzava e abbassava rapidamente, premuto contro il suo. Poteva sentire il battito del suo cuore, frenetico come il proprio. "Siete bellissimo," disse Giacomo all'improvviso, la voce roca di emozione. "Dal momento in cui vi ho visto sulla spiaggia ieri, non riesco a pensare ad altro." Il confessione colpì Nicola come un fulmine. "Giacomo..." "No, lasciatemelo dire," continuò Giacomo, le mani che si perdevano nei capelli castani di Nicola. "Sono stato solo per così tanto tempo, e poi siete arrivato voi. Bello, intelligente, passionale. Come potevo non desiderarvi?" Nicola sentì il respiro mancargli. "Io... io vi desidero anch'io," sussurrò. "Non riesco a pensare ad altro che a voi." Qualcosa si spezzò negli occhi di Giacomo. La sua autocontrollo, le sue inibizioni, tutto crollò in un istante. Si chinò lentamente, dando a Nicola tutto il tempo di fermarsi se lo avesse voluto. Ma Nicola non voleva fermarsi. Voleva quel momento da quando aveva posato gli occhi su quell'uomo magnifico. Le loro labbra si toccarono dolcemente, un bacio esitante che diventò rapidamente più profondo, più disperato. Giacomo sapeva di caffè e di desiderio, di anni di solitudine che si dissolvevano nel calore della passione. Nicola si inarcò sotto di lui, le mani che scivolarono automaticamente attorno al collo di Giacomo, attirandolo più vicino. "Dio, Nicola," gemette Giacomo contro le sue labbra. "Vi ho desiderato così tanto." Si baciarono ancora, con più foga, anni di desiderio represso che esplodevano tra loro. Le mani di Giacomo esploravano il corpo di Nicola sopra i vestiti, tracciando linee di fuoco lungo i suoi fianchi, il petto, le spalle. Intorno a loro, le dionee giganti sembravano reagire alla loro passione. Le bocche delle piante si aprivano e chiudevano in un ritmo sempre più frenetico, come se anche loro fossero eccitate dal desiderio che riempiva l'aria. "Le piante," sussurrò Nicola, notando il movimento. "Lo sentono," disse Giacomo, la bocca che scivolava lungo il collo di Nicola. "Sentono il nostro desiderio. Quest'isola... amplifica tutto. Ogni emozione, ogni passione." Nicola gemette quando Giacomo trovò un punto particolarmente sensibile appena sotto l'orecchio. "Non possiamo... qui..." "Perché no?" chiese Giacomo, sollevandosi per guardarlo negli occhi. "Perché non qui, dove tutto è iniziato? Dove mi avete fatto impazzire di desiderio mentre vi guardavo lavorare?" Gli occhi azzurri erano scuri di passione, e Nicola sentì ogni resistenza sciogliersi. "Giacomo..." "Ditemelo," sussurrò Giacomo, le mani che tracciavano cerchi ipnotici sul petto di Nicola. "Ditemi che mi volete quanto io voglio voi." "Vi voglio," disse Nicola, la voce che si spezzava per l'emozione. "Vi voglio più di quanto abbia mai voluto nessuno." Il sorriso che illuminò il viso di Giacomo fu abbagliante come il sole. "Allora prendetemi," disse, chinandosi per un altro bacio bruciante. "Qui, ora, sotto lo sguardo di queste creature affamate. Prendetemi come io sto per prendere voi." E mentre le dionee giganti danzavano attorno a loro in un ritmo primitivo e ipnotico, Nicola si arrese completamente alla passione che aveva cercato di negare fin dal primo momento. Giacomo aveva ragione: l'isola amplificava tutto, e quello che sentiva per quell'uomo era già troppo forte per essere contenuto. Era tempo di lasciarlo esplodere.
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