Tu, Mio Universo

764 Words
Sei il sole che accende il mio cielo, la luna che tinge d’argento la notte, le stelle che mi sussurrano segreti, la rosa che sboccia nel mio giardino, coltivata solo per te. Sei mio. Per sempre. … Oneshot BL: "Fino all'Ultimo Atto" Il palcoscenico era vuoto, impregnato dell’odore di legno, polvere e sudore. Davide fissò il fondale dipinto—un cielo stellato malinconico, lo stesso che aveva illuminato il loro primo bacio dieci anni prima. Dietro di lui, i passi di Luca risuonarono come colpi di battuta. "Pronto per l’ultima replica?" la voce di Luca era un fiume di velluto, ma Davide ne sentì la corrente fredda. Si voltò. Luca indossava ancora il costume di scena—una camicia di seta nera che gli scolpiva il torace, i capelli nerissimi spettinati dal trucco. Sei il sole che accende il mio cielo, pensò Davide, ricordando la poesia che gli aveva scritto al liceo. "Pronto a finirla, vuoi dire," rispose, cercando di non guardargli le labbra. Quelle labbra che lo avevano bruciato in mille camerini. Luca si avvicinò. "Non deve finire. Lo spettacolo sì, ma noi..." "Noi?" Davide rise, amaro. "Ti ricordi cosa mi hai detto ieri? ‘Siamo personaggi diversi, Davide. È ora di chiudere la commedia’." Un lampo di dolore negli occhi di Luca. "Non volevo..." "Volevi." Davide fece per andarsene, ma una mano ferma lo afferrò per il polso. "Tu sei la luna delle mie notti," sussurrò Luca improvvisamente, la voce spezzata. "Quella che mi guida quando mi perdo. E io... io sono un idiota che ha paura della luce." Davide trattenne il respiro. Quelle parole—lui gliele aveva insegnate, quando Luca non sapeva scrivere nemmeno un biglietto d’amore. Luca lo spinse contro un pilastro del set, il corpo caldo che incastrò il suo. "Non lasciarmi andare in scena stasera senza sapere che sei mio," mormorò contro la sua bocca. "Per sempre." Il bacio che seguì fu fuoco e disperazione. Luca lo baciò come se potesse cancellare ogni parola crudele, ogni distanza creata. Davide cedette con un gemito, le mani che si aggrappavano ai suoi fianchi mentre la lingua di Luca esplorava la sua con una familiarità che faceva male. "Qui... qualcuno potrebbe..." tentò di dire Davide, ma Luca lo zittì mordendogli il labbro inferiore. "Che vedano," ringhiò. "Che vedano cosa mi perdo per stupidità." Le mani di Luca gli aprirono la camicia, le dita che tracciarono il suo addome, i fianchi, fino a slacciargli i pantaloni. Davide lanciò la testa all’indietro, il respiro mozzo quando quelle dita esperte lo sfiorarono proprio lì, attraverso la stoffa. "Dimmi che sono tuo," ordinò Luca, la voce roca di desiderio. "Sei mio," sussurrò Davide, i fianchi che cercavano il contatto. "Sole, luna, stelle... tutto." Con un grido soffocato, Luca lo girò, schiacciandogli la schiena contro il pilastro. "Tieniti stretto," sibilò, abbassandogli i pantaloni con gesti febbrili. Davide afferrò il legno, i tendini delle braccia in tensione. Luca non perse tempo. Un rumore di cerniera, poi la punta calda e umida del suo cazzo che sfiorò l’ingresso di Davide. "Sei pronto per me?" chiese, mordendogli il collo. "Da sempre..." ansimò Davide. Luca lo penetrò con un colpo solo, profondo, bruciante. Davide urlò, le dita che si conficcarono nel legno mentre la lunghezza di lui lo riempiva con una pienezza che lo fece tremare. Non c’era pietà in quei movimenti—solo bisogno, rabbia e un amore così feroce da far male. "Così... ecco dove appartieni," ringhiò Luca, afferrandogli i fianchi per spingersi più forte. "Sotto di me. Intorno a me. Mio." Davide non rispose—non poteva. Ogni spinta lo portava più in alto, ogni ritirata una vertigine. Il palcoscenico scomparve, sostituito da lampi di memoria: Luca che lo baciava dietro le quinte a 18 anni, Luca che piangeva sul suo petto quando suo padre morì, Luca che gli sussurrava "Sei la rosa nel mio giardino" la notte del loro decimo anniversario. Il c****x li colse insieme, inevitabile come un copione scritto dalle stelle. Luca lo tenne stretto mentre Davide si sfasciava in singhiozzi, l’orgasmo che mescolava piacere e dolore in un unico grido strozzato. Restarono appoggiati al pilastro, il respiro affannoso, le tempie unite. Fuori, il pubblico iniziava ad applaudire—lo spettacolo stava per cominciare. "La commedia non è finita," sussurrò Luca, pulendogli le lacrime con un dito. "Cambieremo il finale. Insieme." Davide lo baciò, dolcemente questa volta. "Per sempre?" Luca sorrise, quel sorriso che illuminava come il sole. "Per sempre." E mentre uscivano dal palcoscenico mano nella mano, le stelle dipinte sul fondale brillarono più luminose. Fine.
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