Il Tuo Riflesso

740 Words
Ogni mattina mi sveglio solo per cercare i tuoi occhi, per perdermi nel tuo chiarore. Se non ti trovo, il mondo si spegne – un cielo senza sole, un fiore senza luce. Ma quando mi guardi, quando mi riconosci, tutto brucia di vita. Perché sei tu il mio sole splendente, l'unico che mi fa sentire degno di esistere. …. Oneshot BL: "Luce Cieca" Le 6:32 del mattino. La sveglia non aveva ancora suonato, ma Andrea era già sveglio. Come ogni giorno da tre anni, i suoi occhi si aprivano prima dell’alba, il corpo programmato per quell’attimo perfetto: il momento in cui i primi raggi di sole avrebbero illuminato il volto di Marco, addormentato accanto a lui. Oggi, però, il letto era vuoto. Andrea si mise a sedere di scatto, il cuore che gli martellava contro le costole. Dov’è? Si alzò, i piedi nudi che battevano sul pavimento freddo mentre correva verso il bagno. Vuoto. La cucina. Vuota. Il terrazzo. Niente. "Ti cerco dappertutto se non ti vedo", pensò, ricordando i versi che aveva scritto per Marco il giorno del loro primo anniversario. Il telefono vibrò sul comodino. Un messaggio: «Buongiorno. Sono uscito a correre. Torno presto.» Nessun cuore. Nessun "Amore". Solo quelle parole fredde, distanti. Andrea strinse il telefono fino a sentire il vetro crepargli sotto le dita. Sto male quando non ti ricordi di me. …. Le 8:15. Marco rientrò sudato, i capelli bagnati di pioggia. Andrea lo fissò dalla cucina, le mani che stringevano una tazza di caffè ormai freddo. "Buongiorno," disse Marco, senza avvicinarsi. Andrea non rispose. Guardò invece come le gocce d’acqua gli scivolavano lungo il collo, ricordando quando, un anno prima, avrebbe chiuso la distanza tra loro per leccargliele via. "Ti sei dimenticato di nuovo," sussurrò. Marco sospirò, stanco. "Di cosa?" "Di guardarmi." Silenzio. Poi, improvvisamente, Marco lo afferrò per i fianchi e lo spinse contro il frigorifero, la tazza che si frantumò a terra. "Ti guardo ogni secondo, cazzo," ringhiò, la voce rotta. "Ti guardo quando dormi, quando credi che non lo faccia, quando mi fai impazzire con la tua ossessione per questi stupidi dettagli!" Andrea tremò, il respiro che gli usciva a scatti. Marco non lo toccava così da settimane. "Allora perché fingi che io non esista?" Marco lo baciò. Non fu un bacio dolce. Fu un urlo silenzioso, un tentativo disperato di trasferirgli tutto ciò che le parole non riuscivano più a dire. Andrea gemette, le dita che si aggrappavano ai suoi capelli mentre Marco lo divorava, i denti che gli graffiavano il labbro, la lingua che lo costringeva ad aprirsi. "Sei tu che non vedi," mormorò Marco contro la sua bocca. "Non vedi che ho paura." Andrea si bloccò. "Paura di cosa?" "Di questo." Le mani di Marco gli sollevarono la maglietta, le dita che tracciarono il suo addome. "Di quanto mi fai sentire. Di quanto... ti amo." La parola li colpì entrambi come un fulmine. Marco non lo diceva mai. Andrea lo afferrò per il collo e lo attirò di nuovo a sé, il bacio che diventava più dolce, più profondo, più disperato. "Dimmi che sono ancora il tuo sole," supplicò tra un bacio e l’altro. Marco lo sollevò, facendolo sedere sul bancone della cucina, i jeans di Andrea che si strappavano leggermente nella fretta. "Sei la mia luce," sibilò, abbassandogli i pantaloni con gesti brutali. "Sei la ragione per cui mi sveglio. Sei la mia ossessione." Andrea lanciò la testa all’indietro quando le dita di Marco lo penetrarono, asciutte, dolorose, perfette. "Marco... ti prego..." "Vedimi ora?" chiese Marco, spingendosi dentro di lui con un colpo solo. "Vedi quanto sei mio?" Andrea urlò, le unghie che gli si conficcavano nelle spalle mentre Marco lo prendeva con una furia che lo fece impazzire. Ogni spinta era una promessa, ogni ritirata una minaccia. "Ti amo perché sei il mio sole splendente," singhiozzò Andrea, le lacrime che gli rigavano il viso. Marco lo baciò di nuovo, più dolcemente, rallentando il ritmo per fargli sentire ogni centimetro, ogni fremito. "Allora bruciamo insieme," sussurrò. E quando raggiunsero l’orgasmo, fu come un’esplosione di luce—accecante, dolorosa, necessaria. Le 9:03. Andrea tremava ancora, avvolto nelle braccia di Marco sul pavimento della cucina. Fuori, la pioggia aveva smesso, e un raggio di sole si posò sui loro corpi nudi e sudati. Marco gli baciò la fronte. "Ti vedo," mormorò. "Sempre." Andrea sorrise, finalmente illuminato. Fine.
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