Una rosa è sbocciata nel mio giardino,
rossa come il sangue del cuore.
L'ho nutrita di carezze e sogni,
di notti insonni e giorni di sole.
Poi vennero i rovi,
artigli d'ombra che la strozzarono,
e vidi i suoi petali appassire
uno dopo l'altro,
come promesse spezzate.
Ma non mi arresi.
Con queste mani scavai tra le spine,
strappai il male alle radici,
e piansi lacrime che divennero rugiada.
Ora la mia rosa rifiorisce,
più forte di prima,
e il suo profumo
è il canto della mia vittoria.
Vive,
per sempre,
nel giardino che le ho donato.
…
Oneshot BL: "Tra le Spine"
Il giardino botanico era deserto a quell'ora del tramonto. Adriano si inginocchiò nel terreno umido, le mani coperte di terra mentre trapiantava l'ultima rosa della serra.
"Stai uccidendo quella pianta."
La voce lo fece sobbalzare. Lorenzo stava in piedi dietro di lui, i capelli neri illuminati dal sole morente, gli stivali coperti di fango. Era tornato.
Adriano si pulì le mani sui jeans. "E tu sei tornato per dirmi come fare il mio lavoro?"
Lorenzo si avvicinò, i lineamenti duri nel controluce. "Sono tornato perché quella," indicò la rosa, "è l'ultima Queen Elizabeth della serra. E la stai piantando male."
Una rosa è sbocciata nel mio giardino.
Due anni prima, Lorenzo aveva piantato quell’ibrido raro per il loro primo anniversario. Poi se n'era andato, lasciando Adriano a combattere contro le erbacce che minacciavano di soffocare ogni cosa bella.
"Allora insegnami," sfidò Adriano, porgendogli la vanga.
Le loro dita si sfiorarono, e una scossa elettrica percorse Adriano. Lorenzo trattenne il respiro, poi prese l'attrezzo con un ghigno.
"Guarda e impara, principiante."
Mentre Lorenzo lavorava la terra con movimenti esperti, Adriano non poté fare a meno di notare come i muscoli delle sue braccia si tendessero sotto la maglietta sudata.
L'ho nutrita di carezze e sogni.
"Perché sei davvero tornato?" chiese Adriano, la voce più roca del previsto.
Lorenzo smise di scavare. "Perché ho visto le foto dei tuoi nuovi ibridi sul giornale. E.…" una pausa, "perché nessun altro sa coltivare le mie rose come te."
Poi vennero i rovi.
Adriano ricordò le notti passate a lottare contro la disperazione dopo che Lorenzo se n'era andato. Le volte in cui aveva strappato le erbacce con le mani nude, sanguinando pur di salvare l'ultimo pezzo di loro che rimaneva.
"Non è stato facile," sussurrò.
Lorenzo si voltò, gli occhi lucidi. "Lo so." Posò la vanga e prese il viso di Adriano tra le mani sporche di terra. "Ma sei riuscito a salvarle. A salvare noi."
Ora la mia rosa rifiorisce.
Quando le loro labbra si incontrarono, Adriano sentì il sapore del sale e della terra, della fatica e della rinascita. Lorenzo lo strinse a sé, le dita che si conficcavano nei suoi capelli come radici affamate.
"Non lascerò che i rovi tornino mai più," promise tra un bacio e l'altro.
E sotto il cielo viola del tramonto, con quella rosa finalmente al sicuro nel terreno, Adriano capì:
Alcuni amori sono come le rose più rare.
Devono quasi morire
per imparare a rifiorire.
Fine.