Capitolo 6

2360 Words
Vittorio Crescentini stava camminando lungo il corridoio di ritorno dalla prigione, il cuore leggero per la notizia che i suoi genitori stavano bene, lontani dai problemi e sempre vicini ai Salvati. Una sensazione di sollievo lo attraversava, eppure, mentre i suoi pensieri si concentravano su quanto fosse felice che la famiglia fosse al sicuro, qualcosa lo distolse dai suoi ragionamenti. Un uomo lo urtò mentre stava camminando, e senza esitare, Vittorio afferrò il soldato per un braccio, fermandolo. Il giovane, visibilmente sorpreso, lo guardò, e con il dovuto rispetto rispose: "Scusi, signore, non l’avevo vista." Vittorio scrutò il soldato, ormai più preoccupato per l’agitazione che sembrava circondare l’intero posto piuttosto che per l'incidente. "Che cosa sta succedendo? Perché tutti sembrano così agitati?" Il soldato, dopo un attimo di esitazione, rispose con un tono che tradiva la sua tensione. "Abbiamo ricevuto una segnalazione su dove si trovano i fratelli Salvati." Vittorio si irrigidì. Un brivido di allarme gli percorse la schiena. "Chi ha fatto la segnalazione? Come potete essere così sicuri che sia vera?" Il soldato, con uno sguardo serio, rispose con un rispetto che non si poteva ignorare. "La segnalazione è stata fatta dalla signorina Karen, la sorella del comandante." Vittorio fece una smorfia di disapprovazione. "Karen?" ripeté tra sé, incredulo. Karen, la giovane sorella del comandante, una ragazza cresciuta nel lusso e nell’arroganza, tanto spietata quanto il fratello, convinta che tutto le fosse dovuto. Il suo nome era sinonimo di disprezzo tra quelli che la conoscevano, eppure, se davvero fosse stata lei a fare la segnalazione, c’era qualcosa di più profondo dietro quella mossa. "Non posso permettere che facciano del male a quei ragazzi," mormorò, le sue parole piene di determinazione. Senza pensarci due volte, si voltò e iniziò a correre verso le camionette che stavano preparando per partire. Salì a bordo di una di esse, accanto al comandante, che non sembrava nemmeno accorgersi della sua presenza. Non c’era bisogno di parole. Il destino stava per essere deciso, e Vittorio non avrebbe lasciato che accadesse nulla di male ai fratelli Salvati. La sua missione era chiara: impedire che la segnalazione di Karen portasse alla cattura di quelle persone innocenti, e salvare ogni singolo ragazzo. …. Sofia Gentili, con la mente ancora affaticata dalla lunga notte trascorsa a cercare i suoi nipoti nelle pieghe di ogni dimensione, camminava lentamente lungo i corridoi del rifugio. La sua energia, una volta vibrante e incrollabile, ora sembrava svanita, lasciandola esausta e con una fame che non poteva più ignorare. Le scale che scendevano nel cuore del vulcano inattivo sembravano infinite, ma erano la via per arrivare nel luogo dove tutti gli speciali si riunivano, un rifugio sicuro, nascosto alla vista di qualsiasi umano. Il rifugio, protetto da barriere impenetrabili create dai più potenti degli speciali, era un luogo di quiete, dove nessuno poteva essere rintracciato. Sofia, purtroppo, non aveva trovato alcuna traccia dei suoi nipoti nelle dimensioni che aveva esplorato, e il pensiero che potessero essere in pericolo la tormentava. Ogni passo che faceva la avvicinava al sollievo, almeno momentaneo, che sperava di trovare in cucina. Scendendo ancora un po’, giunse nella zona dove i più giovani speciali venivano addestrati, i loro occhi che cambiavano colore mentre imparavano a usare i loro poteri. Sofia osservò alcuni di loro con uno sguardo benevolo, ricordando i giorni in cui anche lei aveva iniziato il suo lungo percorso di allenamento. I suoi occhi, quando usava i poteri, diventavano come due specchi lucenti, ma sapeva bene quanto fosse rischioso usare troppo il suo dono. Un potere che, se non gestito correttamente, poteva trasformarsi in un boomerang, intrappolando chi lo usava. Anni di esperienza le avevano insegnato a usare i suoi poteri con saggezza, a bloccarli quando necessario. Arrivò infine in cucina, dove il profumo di cibo appena preparato la fece sospirare di sollievo. Lì, seduto a uno dei tavoli, c’era Luca Carletti, il suo più caro amico. Luca, uno degli speciali più potenti che conoscesse, aveva il potere di controllare le menti altrui. La sua abilità era impressionante, ma non così pericolosa come quella di Sofia. La loro potenza era simile, eppure avevano sempre lavorato insieme, scambiandosi confidenze e supporto, come vecchi amici. Sofia si avvicinò a lui, il volto stanco e segnato dalla preoccupazione. Si sedette pesantemente su una sedia, e Luca le rivolse uno sguardo preoccupato, il suo sguardo che cambiava a seconda della forza del suo potere. "Allora, com’è andata la ricerca dei tuoi nipoti?" chiese Luca, cercando di non far trasparire troppo la sua preoccupazione. "Non bene," rispose Sofia, massaggiandosi la testa dolorante. "Non riesco a rintracciarli. Sono veramente preoccupata." Luca si avvicinò lentamente e, con una delicatezza che nascondeva anni di affetto, prese la mano di Sofia, come se volesse rassicurarla, anche se sapeva che le sue parole non avrebbero fatto miracoli. "Non ti preoccupare, Sofia. Li troveremo." La sua voce era calda, piena di fiducia, ma il suo cuore batteva più forte di quanto volesse ammettere. La donna che amava, da sempre, lo considerava solo un amico. Sapeva che non avrebbe mai potuto offrirle di più, ma non poteva fare a meno di desiderare di poterla proteggere, di starle vicino in questo momento di incertezze. Sofia, pur sentendo la sua mano calda nelle sue, non riusciva a farsi prendere da quella sensazione di pace che la sua presenza cercava di infonderle. "Non voglio deluderli," disse, la voce quasi spezzata. "Sono la loro sola speranza." Luca le sorrise, un sorriso che trasmetteva più di mille parole. "Non sei sola in questo, Sofia. E non lo sarai mai." Un silenzio comodo si posò tra i due, e per un istante, Sofia permise a sé stessa di cedere alla sua compagnia, cercando conforto in quella mano che le offriva senza chiedere nulla in cambio. … Il silenzio che regnava nell'auto si frantumò improvvisamente, come una tempesta che irrompe nel cuore della calma. I lunghi chilometri che separavano i giovani Salvati dal confine francese, finalmente visibile all'orizzonte, sembravano dover essere percorsi in un attimo, ma qualcosa si stava preparando a interrompere il loro viaggio. Teo, concentrato sulla strada, percepì il cambiamento nell'aria prima che accadesse. Ma fu l'urlo, straziante e improvviso, che fece tremare l'abitacolo della macchina. Riccardo si girò, occhi fissi su Carlos, che sembrava pietrificato dalla paura. Il suo viso era bianco come la neve, gli occhi spalancati, il respiro spezzato. "Ferma l'auto!" urlò Riccardo, la sua voce che lacerava l'aria, carica di terrore e determinazione. Teo, con un'espressione tesa e il cuore che batteva più forte, accostò il veicolo, fermandosi rapidamente. Riccardo scese dall'auto senza nemmeno pensarci, correndo verso il lato del passeggero. Aprì la porta con la mano tremante e si inginocchiò accanto a Carlos, che tremava, incapace di guardarlo negli occhi. "Che cosa è successo? Perché stai urlando?" chiese Riccardo, avvolgendo Carlos in un abbraccio protettivo, cercando di infondergli un po' di calma. Carlos, con gli occhi fissi nel vuoto e il respiro ancora irregolare, balbettò: "Stanno arrivando... gli uomini in nero... stanno arrivando." Il cuore di Riccardo sprofondò. Non c'era tempo da perdere. Un brivido di premonizione lo scosse mentre sentiva rumori provenire da dietro. Alzò lo sguardo e il suo corpo si irrigidì quando vide le camionette avvicinarsi velocemente. Non c'era più tempo per riflettere. "Teo, porta al sicuro i gemelli. Mi occupo dei soldati e poi vi raggiungo!" ordinò, il tono deciso ma carico di tensione. Teo lo guardò, il suo volto segnato dalla preoccupazione, ma la sua voce non vacillò. "Fai attenzione." "Non ti preoccupare per me, pensa solo ai gemelli!" rispose Riccardo, con una determinazione che non si poteva ignorare. Chiuse la porta dietro di sé con un colpo secco, l'ultimo sguardo verso Teo e i gemelli prima di concentrarsi completamente su ciò che doveva fare. Senza perdere un istante, Riccardo si inginocchiò sulla terra, le mani che toccavano la superficie fredda. Chiuse gli occhi e invocò il suo potere, il potere che gli scorreva nelle vene da sempre, la forza della terra stessa. Subito, la terra iniziò a tremare sotto di lui, come se rispondesse a una chiamata antica e potente. La frattura che si aprì sotto le camionette fu come un monito. Le ruote delle prime due camionette sbandarono, i veicoli si schiantarono contro le rocce e le pietre che si erano staccate dal suolo. Ma non tutte le camionette furono fermate. Le altre, quelle più lontane, avevano evitato la frattura e stavano continuando a muoversi con impeto verso di lui. Riccardo, con il cuore che batteva furiosamente, non si fermò. Richiamò un altro potere, il ghiaccio. Chiuse gli occhi, concentrandosi, e quando li riaprì, erano diventati cristallini, come se contenessero l'intero inverno in uno sguardo. Le sue mani si sollevarono e nel palmo formò dei coltelli di ghiaccio affilatissimi, lucenti come punte di diamante. Con un movimento rapido e preciso, lanciò i coltelli verso le ruote delle ultime camionette, riuscendo a colpirle con una mira impeccabile. Le ruote delle camionette danzarono per un attimo nell'aria, per poi sbandare violentemente, fermandosi bruscamente. Il silenzio calò improvvisamente. Non c'era più rumore di motori, solo il suono del vento che sussurrava tra gli alberi e la terra che, lentamente, tornava a stabilizzarsi. Riccardo, con la forza che solo il potere del vento poteva dargli, si alzò dal terreno. Si sentì leggero come una piuma, le sue braccia tese verso l'alto, pronto a volare via. Si sollevò, lasciando il suolo sotto di sé, e con il vento che lo sosteneva, volò via verso i suoi fratelli, determinato a raggiungerli, a portarli in salvo. I suoi occhi brillavano come stelle ghiacciate mentre lasciava dietro di sé il caos che aveva appena creato. Non c'era più tempo, ma la forza della sua famiglia e dei suoi poteri lo spingeva avanti. … Adam Smith scende dalla camionetta principale e vede l'uomo che l’ha ossessionato nelle ultime settimane volare via. Pensa che sia straordinario, un vero guerriero. In fotografia è bello, ma quando i suoi occhi si sono posati su di lui, è ancora più bello, e il desiderio che ha di poterlo toccare diventa ancora più insistente. Prende da parte un suo sottoposto, un soldato che, pur facendo parte degli speciali, ha deciso di arruolarsi nell’esercito del silenzio. Ha dei poteri particolari: qualsiasi cosa tocchi si trasforma in un mezzo di trasporto. "Insegui i ragazzi Salvati," disse il comandante Smith al ragazzo. "E alla prima occasione cattura Riccardo, il ragazzo che ci ha appena fermato con i suoi poteri, e portalo nella mia baita, capito?" "Sì, comandante." Dopo aver parlato con il comandante, il soldato prende un pezzo di lamiera che è caduto da una delle camionette. Con il solo tocco della mano, lo trasforma in una moto e parte alla ricerca dei giovani Salvati. … Teo si ferma a un motel lì vicino, sta aspettando che Riccardo lo raggiunga. È preoccupatissimo, l'uomo che ama è in pericolo e lui non ha potuto fare niente, si sente inutile. Lui avrebbe dovuto proteggere la sua famiglia, no Riccardo. All’improvviso due manine lo prendono per la maglia. Lui si gira e vede i suoi fratelli che gli chiedono: "Teo, ci fermiamo qui?" Teo li guarda, sono veramente stanchi. Le ultime ore sono state estenuanti per loro. Afferra per mano i due bambini ed entra. Si rivolge alla receptionist e le dice: "Vorrei una stanza per quattro persone." "E per lei e i suoi bambini? State aspettando qualcun altro?" "Sto aspettando mio marito che ci deve raggiungere." La ragazza annuisce e le dà le chiavi. Vanno in stanza e appena i gemelli posano la testa sui loro letti, si addormentano all’istante. A quel punto Teo decide di andare ad aspettare Riccardo fuori dal motel, sa che lui sa dove sono. Appena lo vede arrivare verso di lui, fa un sorriso, e lui gli risponde facendogli uno dei suoi splendidi sorrisi. Teo fa una cosa che forse il mattino dopo se ne pentirà, appena Riccardo si avvicina, lo abbraccia stretto, poi prende il suo viso tra le mani e lo bacia. Riccardo è sconvolto, Teo suo fratello, Teo l’uomo che lui ha sempre amato lo sta baciando. Travolto dalle sue emozioni, Riccardo chiude gli occhi e risponde al bacio. Il bacio è il più bello che abbia mai ricevuto, ha già baciato altri uomini, ma con lui è diverso perché lui è il suo vero amore. Teo si stacca dalle labbra di Riccardo e poi appoggia la sua fronte sulla sua e gli dice: "Non mi scuserò per quello che ho fatto, voglio essere onesto con te. Io ti ho sempre amato, anche se sarò solo io ad amarti, continuerò a farlo per sempre." Riccardo rimane lì a guardare Teo e poi gli dice: "Non mi aspetto che ti scusi, perché anch'io ti ho sempre amato, in qualche modo riusciremo a farci accettare, l'importante per adesso è che stiamo insieme." Teo gli sorride e poi lo bacia di nuovo, lui risponde al bacio, una piccola lacrima scivola dagli occhi di Riccardo, finalmente si sentiva al sicuro tra le braccia dell’uomo che ama. … Nel frattempo, il soldato incaricato dal comandante Smith di seguire i Fratelli Salvati sta osservando con attenzione ogni mossa tra i due fratelli maggiori. Li vede interagire, sente le parole, percepisce l’intensità del legame che li unisce. Inizialmente, il suo piano era di separare i due e catturare la ragazza, ma ora si trova in un dilemma. Ha bisogno di trovare un modo per mettere a segno il suo obiettivo senza rischiare di fallire perché, se non fosse riuscito a portare al comandante il ragazzo, le conseguenze sarebbero state devastanti. Una punizione severa lo attende, ma ciò che lo spaventa di più è l'idea di essere cacciato dall’esercito del silenzio, l’unica famiglia che ha conosciuto e che lo ha accolto. Mentre riflette, il soldato si rende conto che ogni mossa deve essere precisa. Ogni dettaglio va considerato. Se il suo piano non andrà a buon fine, perderà tutto: la sua posizione, il suo onore, e soprattutto il posto in cui si è sentito per tanto tempo finalmente parte di qualcosa. La pressione si fa sentire, e mentre osserva i due fratelli, pensa a come manipolare la situazione a suo favore.
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