Capitolo 7

2863 Words
Riccardo era seduto sul letto della stanza del motel, con un sorriso ebete stampato sul viso. Non riusciva a crederci, ancora. Teo gli aveva detto che lo amava, che lo aveva sempre amato. Si toccò le guance, sentendole calde per l’emozione. Sembrava di avere la febbre, ma una febbre che non la faceva stare male, anzi, la rendeva euforico, ottimista per il futuro. Teo era uscito per cercare qualcosa da mangiare, ma non era ancora tornato. Riccardo guardò l’orologio sul comodino accanto al letto. Erano già le undici di sera. Si girò verso la porta e, ad alta voce, disse: "È più di un’ora che è fuori, speriamo che non sia successo niente." Proprio mentre terminava di pronunciare quella frase, la porta si aprì ed entrò Teo, carico di pacchetti. C'era un po' di tutto. Si avvicinò a Riccardo e mise tutto sul tavolino davanti al letto, poi si rivolse a lui con un sorriso. "Ho trovato solo cose confezionate, a quest'ora non si trova altro, spero che vada bene." Riccardo si alzò dal letto, si avvicinò a Teo e gli diede un lieve bacio sulle labbra. "Va benissimo," rispose sorridendo. In quel momento i fratellini si mossero. Entrambi aprirono gli occhi e si stiracchiarono. Riccardo e Teo li guardarono divertiti, poi si rivolsero a loro. "Volete qualcosa da mangiare?" chiese Riccardo. I bambini si alzarono, e il silenzio della stanza fu interrotto dal brontolio dello stomaco di Carlos, che fece scoppiare a ridere tutti i presenti. Mangiarono chiacchierando, come facevano sempre. Sembrava quasi che tutto ciò che era successo in quei giorni fosse solo un brutto sogno. Dopo la cena, i gemelli sbadigliarono e corsero a dormire di nuovo. Riccardo li guardò e sorrise, poi disse a Teo: "Sono felice che tutto quello che è successo non li abbia cambiati e che continuino a essere i nostri fratellini dolci. Anche se penso che dentro di loro qualcosa sia cambiato per sempre." Teo lo guardò, le mise un braccio sulla spalla e gli diede un bacio sulla testa. "Faremo di tutto per proteggerli, e faremo in modo che in futuro non debbano avere paura di quello che sono." Riccardo sorrise a Teo e lo baciò. All’inizio doveva essere solo un bacio leggero, ma poi divenne più passionale. A quel punto Teo spostò Riccardo sull'altro letto della stanza, iniziando a baciargli il collo, facendogli venire dei brividi lungo la schiena. Riccardo si rese conto che c’erano i fratellini e mise una mano sulla spalla di Teo. "Teo, dovremo fermarci qui," sussurrò. Teo alzò lo sguardo, girò il viso e vide la mano di Riccardo che indicava i fratellini che stavano dormendo nel letto accanto. Con un sospiro, Teo appoggiò la testa sulla spalla di Riccardo. "Hai ragione, non è il momento giusto," disse. Poi gli alzò il viso, gli diede un bacio profondo e aggiunse: "Ma quando tutto questo sarà finito, troveremo anche un momento per noi, va bene?" Riccardo annuì e la abbracciò, sussurrandogli: "Ti amo." Teo lo guardò e rispose: "Ti amo anch’io." Il mattino dopo, Riccardo si svegliò e la prima cosa che vide fu lo splendido viso di Teo. Pensò che fosse bellissimo quando dormiva. Teo aprì gli occhi, sorrise e gli disse: "Buongiorno." "Buongiorno anche a te. Hai dormito bene?" chiese Riccardo. Teo scoppiò a ridere e rispose: "Vorrei dirti di sì, ma non è facile dormire bene quando hai la persona che desideri di più al mondo accanto a te e non puoi toccarla." Riccardo arrossì e sentì un brivido caldo salire lungo la schiena. Non era stata una notte facile neanche per lui. Finalmente era insieme alla persona che aveva sempre desiderato, anche se non avevano ancora messo in chiaro se stessero ufficialmente insieme. Eppure, si comportavano come una coppia di vecchia data. A quel punto, Teo si alzò e disse: "È meglio che vada a fare una doccia, così mi sveglio. Dopo che anche tu ti sei preparato, svegliamo i gemelli e poi ci rimettiamo in viaggio, okay?" Riccardo annuì e guardò Teo che si dirigeva verso il bagno. Quando Teo entrò, Riccardo si avvicinò alla sua valigia per prendere dei vestiti con cui cambiarsi, ma qualcosa attirò la sua attenzione. Sentì uno strano rumore fuori dalla porta. Allarmato, si girò. Inizialmente pensò di chiamare Teo, ma sapeva che non l’avrebbe sentito. Così schioccò le mani e formò una palla di fuoco, pronto a lanciarla a chiunque ci fosse dietro la porta. Aprì la porta, ma non c'era nessuno. Riccardo fece un respiro profondo e poi fece sparire la palla di fuoco, pronto a rientrare in camera. Ma prima che potesse farlo, una mano gli coprì la bocca con un fazzoletto. …. Quando Teo uscì dal bagno, si rese subito conto che Riccardo non c’era. Il suo cuore prese a battere più forte e il panico iniziò a serpeggiare nella sua mente. Si avvicinò velocemente alla porta e la aprì, ma appena fece un passo fuori, sentì qualcosa sotto il piede. Si chinò e raccolse l’oggetto, che riconobbe subito. Era il medaglione che Riccardo portava sempre con sé. Il cuore gli si fermò per un attimo: qualcuno l’aveva portato via. Capì immediatamente che Riccardo era in pericolo. Con il volto tirato dalla preoccupazione, Teo tornò di corsa nella stanza. Le mani tremavano, ma non c’era tempo da perdere. Non sapeva come fare, come trovarlo, come fermare quello che stava accadendo. La sensazione di impotenza lo divorava. In quel momento, lo specchio grande nella stanza iniziò a brillare, come se fosse diventato vivo. Teo si girò di scatto, il cuore in gola. La luce sembrava provenire dall'interno stesso dello specchio, come se stesse pulsando, e mentre il suo sguardo si concentrava su quella strana iridescenza, una figura si materializzò. Una donna anziana, ma ancora molto piacente, emerse dallo specchio. Teo la guardò, confuso e sconcertato. "Tu devi essere Teo", disse la donna, avvicinandosi con passo lento ma deciso. "Io sono Sofia, la nonna dei tuoi fratelli." Teo rimase sorpreso, ma non ci fu tempo per farsi domande. La paura per Riccardo prevaleva. "Riccardo è sparito", disse con voce tremante. "So che tu hai il potere di cercare nei diversi universi paralleli esistenti. Dobbiamo trovarlo. È sicuramente in pericolo." Sofia lo guardò con uno sguardo calmo ma deciso, poi fece un passo verso di lui e gli poggiò una mano sul braccio. "Non ti preoccupare. Troverò Riccardo", disse con voce rassicurante. "Ma prima dobbiamo mettere i gemelli al sicuro." Teo annuì rapidamente, il suo volto segnato dall’ansia. Si avvicinò al letto e, con delicatezza ma determinazione, prese Carlos in braccio. Nel frattempo, Sofia fece lo stesso con Luca, con una grazia sorprendente per la sua età. Entrambi si scambiarono uno sguardo di intesa: era il momento di agire, e non avevano tempo da perdere. … Il soldato, ormai certo di aver adempiuto al suo incarico, teneva il ragazzo accanto a sé mentre si dirigevano verso la casa che il comandante Smith gli aveva indicato. Non nutriva dubbi: avrebbe ricevuto un premio per questa missione. Aveva intuito l'ossessione che Smith nutriva per quel giovane, e non poteva fare a meno di comprenderlo. Il ragazzo era davvero bellissimo, e il soldato lo guardava per un attimo, incantato dalla sua bellezza. Ma poi, come un lampo, la consapevolezza della sua missione lo riportò alla realtà. Senza perdere altro tempo, riprese la marcia, determinato a portare il ragazzo a destinazione. … Riccardo si svegliò in una stanza sconosciuta, sentendo un forte dolore alla testa. Si alzò a sedere sul letto, che risultava ampio e ornato da lenzuola rosse. Non riusciva a ricordare come fosse arrivato lì, ma dopo un momento di smarrimento, un ricordo gli attraversò la mente: si trovava in un motel quando qualcuno di sconosciuto lo aveva stordito. Mentre cercava di mettere ordine nei suoi pensieri, dei rumori provenienti dalla porta lo fecero sobbalzare. Un uomo biondo, dall’aspetto affascinante se non fosse per la cicatrice che gli deturpava il volto, entrò nella stanza e si avvicinò a Riccardo. Per istinto, Riccardo cercò di allontanarsi da lui. "Riccardo Salvati, finalmente ci vediamo di persona," disse l’uomo con un tono che nascondeva una strana sicurezza. "Non mi sembra di conoscerti," rispose Riccardo, ancora confuso. "Forse tu non mi conosci, ma io so molte cose su di te. Comunque, il mio nome è Adam Smith e sono il comandante dell'esercito del silenzio," continuò l'uomo, avvicinandosi ulteriormente. Riccardo, sempre più spaventato, si ritirò indietro nel letto, cercando di guadagnare spazio. "Che cosa vuoi da me?" chiese, la voce tremante. Adam si avvicinò ancora di più, fino a trovarsi a pochi centimetri dal volto di Riccardo. "Che cosa voglio da te?" ripeté, con un sorriso enigmatico. "Io voglio te!" Dopo aver pronunciato quelle parole, Adam lo baciò con impeto. Riccardo cercò di fermarlo, ma lui lo fece sdraiare sul letto e iniziò a baciarlo sul collo. Lui, terrorizzato, cominciò a colpirlo con i pugni sulla schiena, dimenandosi, ma quando si rese conto della sua paura e della resistenza che faceva, Adam si fermò. Si allontanò da lui e vide la paura nei suoi occhi. Senza saperlo, si trovò mosso da una compassione che non aveva mai provato. Con un gesto quasi gentile, gli accarezzò la guancia. "Non ti preoccupare," disse con tono rassicurante, "non ti farò niente di male. Sarai tu a venire da me." Detto questo, si alzò dal letto e si allontanò dalla stanza, lasciando Riccardo in un misto di confusione e paura. Approfittando della sua assenza, Riccardo si alzò e iniziò a guardarsi intorno. C’era una grande finestra con una tenda rossa che separava la stanza dal panorama esterno. La spostò con cautela e guardò fuori: davanti a lui si estendeva un paesaggio innevato. Riccardo capì immediatamente che si trovava in una baita in montagna, probabilmente isolata. Ma come ci era arrivato? Quanto tempo era passato dal suo rapimento? E Teo, i gemelli e gli altri stavano bene? Mentre si perdeva in queste domande, un lungo sospiro gli sfuggì. Nel frattempo, Teo e i gemelli erano stati portati al rifugio degli speciali. Arrivarono attraverso uno specchio e furono accolti da un uomo di mezza età, ma ancora affascinante, che si presentò come Luca Carletti, un vecchio amico di Sofia. Quest’ultima, portando i gemelli che ormai erano svegli e non facevano che chiedere di Riccardo, li accompagnò nei giardini del rifugio, dove molti altri bambini della loro età stavano giocando e divertendosi con i loro poteri. Appena li videro, i gemelli, entusiasti, si avvicinarono alla nonna. "Nonna, possiamo anche noi fare come loro?" chiesero con occhi pieni di curiosità. Sofia sorrise e rispose: "Qui non dovrete mai nascondere quello che siete." Li guardò mentre correvano verso gli altri bambini, che erano sotto la supervisione di alcune insegnanti. Questi bambini, addestrati a controllare i loro poteri, avevano studiato in scuole normali fino a quando l'esercito del silenzio non li aveva trovati, costringendoli a rifugiarsi. Almeno qui avevano potuto continuare il loro percorso educativo, grazie a insegnanti esperti che li avevano aiutati a perfezionare le loro capacità. … Mentre i bambini, ignari di tutto, erano immersi nel gioco, gli adulti si erano riuniti nella sala principale per discutere su come affrontare i nemici che avevano sconvolto le loro vite da quando erano arrivati in questo universo. Quando Sofia entrò nella stanza, sentì Luca dire che la soluzione migliore sarebbe stata mettersi in contatto con gli altri speciali, quelli che vivevano in un universo parallelo al loro. In quell'universo, gli speciali erano conosciuti come "nascosti", e il più potente di tutti era Magnus Bane, sommo stregone di Brooklyn e vecchio amico di Sofia, con cui aveva legato molti anni prima. Sofia si avvicinò a Luca, facendo silenzio in modo che tutti potessero ascoltarla. “Penso che quello che dice Luca sia una buona idea”, disse con decisione. “Sarò io a mettermi in contatto con Magnus. Lo conosco da tanti anni, e sono sicura che ci aiuterà.” Dopo aver votato all’unanimità per mettersi in contatto con Magnus Bane e l’altro universo, il consiglio si sciolse. Sofia, però, non si allontanò subito. Si avvicinò a Teo, che sembrava assorto nei suoi pensieri, e con tono rassicurante gli disse: “So che ti senti inutile, perché non puoi aiutare la tua famiglia come gli altri, ma anche chi non ha poteri può essere utile. Puoi essere un buon guerriero, Teo, basta che ci creda.” In quel momento, un uomo di mezza età si avvicinò a loro. Si chiamava Raul, un ex membro dell’Esercito del Silenzio. Quando si era innamorato di una degli speciali, aveva deciso di combattere al loro fianco. Era un uomo robusto, con capelli brizzolati e un taglio militare che tradiva i suoi anni di servizio. Si avvicinò a Sofia e chiese: “Sofia, mi hai fatto chiamare. Come posso esserti utile?” Sofia gli posò una mano sulla spalla, guardandolo con determinazione. “Voglio che tu insegni a Teo a combattere come un membro dell’Esercito del Silenzio,” disse, indicando il ragazzo. “Deve imparare a pensare come uno di loro. Solo così avremo una chance di fermarli e salvare la nostra specie.” Raul annuì senza esitazione. Dopo che Sofia si allontanò, l’uomo si rivolse a Teo con uno sguardo serio. “Spero che tu sia pronto, perché non sono uno che va per il sottile.” Teo, determinato, gli rispose con fermezza: “Non ti preoccupare, sono pronto a tutto per salvare le persone che amo.” Si strinsero la mano, consapevoli che da quel momento avrebbero affrontato insieme una battaglia cruciale. … Sofia si ritrovò nella stanza degli specchi, un luogo che era stato creato appositamente per lei, un angolo segreto dove poteva mettersi in contatto con i diversi universi paralleli. Si sedette a gambe incrociate, chiuse gli occhi e si concentrò intensamente. Dopo qualche istante, aprì gli occhi, che erano diventati trasparenti come uno specchio, riflettendo tutto ciò che la circondava. In quel momento, davanti a lei apparve il suo vecchio amico Magnus Bane. Nonostante fosse immortale e avesse vissuto per millenni, Magnus sembrava sempre un giovane ventenne, un ragazzo di incredibile bellezza, la cui origine asiatica lo rendeva ancora più affascinante e irresistibile. Come sempre, indossava i suoi abiti stravaganti e aveva gli occhi truccati, un dettaglio che Sofia non trovava più sorprendente, conoscendo bene il suo stile unico. Magnus la osservò per un momento, stupito, e poi si rivolse a lei con un sorriso. "Sono anni che non ci vediamo," disse, "ma vedo che sei sempre bellissima." Sofia alzò gli occhi al cielo e sospirò, riconoscendo il suo solito modo di fare. "Come al solito, non cambi mai," rispose con un sorriso sardonico. "Comunque, non sono qui per i tuoi complimenti. Ho bisogno del tuo aiuto. Abbiamo un nemico in comune, e sai che solo unendo i poteri dei due mondi potremo sconfiggerlo." Mentre parlavano, un ragazzo bruno con gli occhi azzurri si avvicinò alle spalle di Magnus, abbracciandolo da dietro. "Con chi stai parlando?" chiese, curioso. Magnus si girò verso di lui e lo baciò lievemente sulle labbra. "Sto parlando con una vecchia amica, che ha bisogno del nostro aiuto," rispose, prima di rivolgersi a Sofia. "Voglio presentarti Alexander, il mio compagno." Sofia sorrise e, rivolgendosi a lui, disse: "È un piacere conoscerti, Alexander." Alec sorrise a sua volta e annuì. "Il piacere è tutto mio, ma puoi chiamarmi Alec," rispose, prima di tornare a guardare Magnus con un'espressione affettuosa. Dopo le dovute presentazioni, Sofia si rivolse ai due uomini con tono serio. "Come ho già detto a Magnus, ho bisogno del vostro aiuto. Se uniamo le forze, possiamo sconfiggere il nostro nemico comune, cioè l'esercito del silenzio." Magnus, con uno sguardo determinato, rispose: "Non ti preoccupare. Siamo pronti a fare di tutto per sconfiggere queste persone che ci hanno invaso. Sembrano non provenire dal vostro universo, ma da uno ancora più lontano." Si fermò un attimo, poi aggiunse: "Quando sarete pronti a mettervi in contatto di nuovo, saremo felici di aiutarvi. Ma spero che, quando io avrò bisogno di te, Sofia, tu sarai pronta ad aiutarci?" Sofia sorrise, con un pizzico di tranquillità. "Sicuramente farò di tutto per aiutarti," rispose, "soprattutto per aiutare vostro figlio." A quel punto, Magnus e Alec si guardarono stupiti, e Sofia, sconvolta, si rese conto di aver detto qualcosa che non avrebbe dovuto. Non avevano ancora un figlio. "Noi non abbiamo figli," disse Magnus, ancora sorpreso. "Certo, speriamo di adottarne qualcuno un giorno, ma per ora..." Sofia, visibilmente imbarazzata, cercò di rassicurarli. "Non ti preoccupare, Magnus," disse, con un sorriso malizioso. "Ti dico solo che presto capirai quello che intendevo." Magnus e Alec si scambiarono uno sguardo curioso, ma non insistetterò ulteriormente sull'argomento. Dopo aver annuito, il collegamento si interruppe, e Sofia si ritrovò di nuovo sola nella stanza degli specchi. Ancora sconvolta per ciò che aveva detto, si sedette un attimo, riflettendo. Un giorno, aveva avuto un sogno in cui vedeva un ragazzo dagli occhi di gatto e suo nipote Riccardo combattere insieme per sconfiggere l'esercito del silenzio. Ma, per ora, la guerra era appena cominciata, e le visioni non sempre si avveravano. A volte erano solo frammenti di un futuro che poteva cambiare in qualsiasi momento.
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