XXVIII. RIMANGO SOLOAprii l’uscio a Catriona e la fermai sulla soglia. «Suo padre desidera che noi si faccia la nostra pasteggiata», le dissi. Ella guardò Giacomo More che annuì, e quindi si volse per seguirmi come un bravo soldato. Prendemmo una delle nostre vecchie strade dove spesso eravamo andati insieme ed eravamo stati tanto felici nei bei tempi passati. Camminavo un po’ indietro di lei così da poterla vedere inosservato. Il rumore delle mie scarpe sul selciato era, a un tempo, straordinariamente grazioso e triste, e pensavo che quel momento era assai singolare poiché mi trovavo vicino a entrambe le soluzioni e camminavo in mezzo a due dentini, senza sapere se stavo ascoltando il suono di quei passi per l’ultima volta o se invece esso mi avrebbe accompagnato fino alla morte. Ella