CAPITOLO 9

1784 Words
Quei due giorni erano passati in fretta, fra una cosa e l'altra. Adesso tutti erano pronti a dare il benvenuto a tutti i branchi che da un momento all'altro sarebbero arrivati. -cosa vuoi Ruven? Abbiamo da fare noi...- chiese Eirik scocciato dell'interruzione di ciò che stava facendo. Non sapevo in cosa fosse impegnato, ma non pensavo fosse così importante rispetto a come stava facendo credere. Lo guardai in silenzio per qualche attimo, ero distante da lui di qualche passo, e riuscì a squadrarlo nella sua interezza. Indossava una camicia bianca, che ovviamente gli stava divinamente, una cravatta e un gilet nero chiuso con uno scollo a V che gli evidenziava il petto muscoloso fasciato dalla camicia, e dei pantaloni, dello stesso colore del gilet. -allora- disse alzandosi dalla sedia dietro la scrivania sorreggendosi sulle mani che appoggiò al tavolo. Era vestito come Eirik, solo che al posto del gilet, cravatta e pantaloni neri, li aveva Rossi, così da essere in tinta con i suoi occhi da Alpha. -arriveranno gli ospita fra un po'. Io e te Eirik, li accoglieremo, tu Narah, dovrai badare a tuo figlio, ovviamente, non ti voglio fra i piedi... e vedi di vestirti in modo decente- mi scrutò da testa a piedi per un paio di volte. -stasera, ci sarà una festa, e tu Narah, dovrai cantare sul palco- continuò spostandosi di fronte alla scrivania e appoggiandoci il sedere, incrociò le braccia al petto e continuò a fissarmi. Appena realizzai il tutto strabuzzai gli occhi -io? Devo intrattenere gli ospiti durante la serata cantando? Non esiste! E poi devo tenere Evan, ricordi?- gesticolai la mano, facendola dondolare a destra e sinistra per un paio di volte con il palmo rivolto verso di lui, cercai subito di trovare una scusa. Non volevo affatto stare tutta la serata a cantare e privarmi di passare il tempo in mezzo a tanta gente e conversare. -il bambino lo terrà Eirik, penso che lui non abbia problemi- disse girandosi verso quest'ultimo che subito annuì. Lo fulminai con lo sguardo, era d'accordo anche lui! Che infame... sospirai rassegnata e annuì silenziosamente. -inoltre...- lasciò la frase sospesa per qualche secondo, si girò su un fianco, prese fra le mani un foglio dall'angolo della sua scrivania -ho visto che hai firmato per partecipare alle Olimpiadi- continuò osservando il pezzo di carta, il cuore mi prese a battere fortemente, non capivo il perché, dopotutto ero sicura che avrei partecipato, eppure, al solo sentire pronunciare queste parole da Ruven, incominciai ad avere le palpitazioni -non parteciperai assolutamente. Non sono d'accordo- negò con la testa -non permetterò a te, mia sorella, di partecipare alle Olimpiadi. Passerò per il fratello che non ha educato bene la sorella- alzò lo sguardo e con quei suoi occhi, mi guardò freddamente è severamente. Rimasi a bocca aperta. Come poteva lui vietarmi di fare una cosa. Non era nessuno lui per dare ordini a me, e non mi sarebbe interessata la scusa del fratello e il fatto che fosse anche il mio Alpha, non reggeva affatto, come un castello con alcuni mattoni mancanti. Rimasi in silenzio per un po' a fissarlo nello stesso modo in cui lui guardava me. Poi mi girai ed uscì da quella stanza. Mi chiusi la porta alle spalle e andai a preparare Evan. Mi ero svegliata presto, tanto che ho lasciato Evan dormire. Si erano tutti svegliati presto, tutti i branchi sarebbero arrivati anch'essi di prima mattina. Fino ad adesso, io e tutti i cittadini eravamo impegnati nelle ultime pulizie, preparazioni e allestimenti, più tardi tutti ci saremo radunati per le Olimpiadi che avrebbero svolto prima gli Alpha, e poi i cittadini. **•̩̩͙✩•̩̩͙*˚ ˚*•̩̩͙✩•̩̩͙*˚* Io ed Evan ci sedemmo sugli spalti, pronti a vedere come sarebbero andate le Olimpiadi. Evan era felicissimo e fiero di poter vedere suo Zio, che batteva gli altri Alpha. Tutti i branchi ormai erano arrivati e i cittadini stavano piano piano riempendo tutti i posti a sedere. A me generalmente non piaceva questo genere di cose, non mi interessava affatto assistere alle Olimpiadi, ero qua solo per fare piacere e rendere felice Evan. Lui ci teneva tantissimo a vedere questi combattimenti. Gli avevo promesso che per oggi sarebbe rimasto con me a guardare l'inizio delle Olimpiadi, da domani avrebbe continuato ad andare dai cuccioli. Io avevo da fare e non potevo sempre portarmelo dietro, nonostante fosse bravo. Non che non lo volessi, ma non volevo che rimanesse con me senza fare nulla, almeno dai cuccioli, giocava e passava il tempo. Mi guardai attorno, ormai doveva mancare poco all'inizio di queste maledette Olimpiadi eppure sembrava che volessero creare suspense. Sapevo che tutti erano pronti. Prima di uscire di casa Eirik mi aveva detto che mi avrebbe raggiunto prima dell'inizio dei tornei. Mi aveva detto inoltre che Ruven era impegnato in conversazioni con gli altri Alpha, e che mi dovessi sbrigare ad uscire, così che Ruven non mi vedesse. -mamma, mamma! Posso prendere qualcosa da mangiare?- mi girai verso quella vocina dolce, poi mi guardai in torno per capire se ci fosse la bancarella, e la vidi. -si tesoro, ma fai attenzione- dissi, lo vidi alzarsi e correre verso la bancarella, solo che non riuscì a fare nemmeno cinque metri che andò a sbattere contro un uomo. Il signore stava portando delle bibite, che caddero a terra per via dell'impatto con Evan. Sospirai pesantemente e mi alzai di scatto. Sbucò dal nulla Eirik, che vedendo anche lui la scena si avvicinò anche lui e lo prese in braccio -oddio mi scusi!- dissi estremamente dispiaciuta all'uomo e fissando Evan di sfuggita, che era in braccio a Eirik, gli stava circondando con le braccia il collo, anche lui dispiaciuto, si sentiva in colpa. -non si preoccupi- disse sorridendo l'uomo -l'importante che il piccolo stia bene- continuò. Era molto giovane quell'uomo, ed era anche molto gentile, cosa che non è da poco. Generalmente gli uomini come lui si sarebbero arrabbiati in una situazione del genere. -mi dispiace tantissimo- continuai a dire, alzai lo sguardo verso Evan -e tu non dici nulla?- chiesi con un tono di finto rimprovero, mettendomi le mani sui fianchi aspettando che si tirasse su con il busto. -mi scusi signore- disse estremamente imbarazzato Evan tirandosi su, per poi velocemente nascondersi nell'incavo del collo di suo zio. -tranquillo piccolo- sorrise ancora in modo comprensivo. -piacere, io sono Asael- disse porgendomi la mano che afferrai e strinsi. Era proprio un bel giovanotto, aveva dei capelli castani in una capigliatura spettinata, degli occhi chiari, è un viso con un mento definito. -piacere, Narah- risposi ricambiando sorridendo. -direi che le presentazioni le avete fatte- si intromise Eirik che fino a quel momento era rimasto in silenzio a coccolare Evan. Lo guardai accigliata, poi vidi i due scambiarsi uno sguardo -beh, per noi non c'è bisogno di presentazioni, ci siamo visti poco fa- ridacchiò facendo sorridere il giovane di fronte a me. Mi girai verso di lui -permettimi di offrirti qualcosa- dissi -almeno per riparare il disastro che ha combinato mio figlio- dissi. -allora noi andiamo a sederci- comunicò Eirik andando a sedersi e lasciandomi sola con Asael. -assolutamente, non serve tranquilla- disse scuotendo le mani, negandomi la possibilità di ricomprargli ciò che Evan aveva fatto cadere. -insisto- ripetei e mi incamminai verso la bancarella delle bibite e del cibo. -allora, cosa avevi preso?- chiesi al giovane che mi seguì. -due tè al limone- rispose con un'aria scocciata rassegnato. Sorrisi e ne presi due e glieli porsi. -scusami ancora- dissi all'uomo -è così felice per le Olimpiadi che non sta un attimo fermo- ridacchiai e comprai anche un toast per Evan per poi avviarci verso i posti a sedere. -ti capisco benissimo tranquilla- rispose ridendo -ho anche io una figlia, e a me e a sua madre c'è ne ha fatte passare tante quando era più piccola- rise. -quanti anni ha- chiesi fissando a terra, seguendo con gli occhi ogni passo che facevo. -ha 10 anni, si chiama Aiyana- rispose. Pensando a lui, mi venne in mente che sua figlia doveva essere proprio bella. Certo, la compagna non la conoscevo, ma immaginavo che sarebbe stata davvero bella se avesse preso dal padre. -fiore eterno, che bel nome...- dissi con aria pensierosa sorridendo. -come scusa?- chiese girandosi verso di me curioso. -Aiyana, significa fiore eterno- dissi guardandolo sorridendo. -allora gli si addice molto...- constatò pensando a ciò che gli avevo detto. -le piacciono molto i fiori?- domandai. -si, ma non è questo. La mia compagna è una driade- ammise, ed io strabuzzai gli occhi. Non ne esistevano molte, o almeno, tendevano a stare isolate, a non farsi vedere, era davvero stato fortunato a trovarla. -e mia figlia ha preso i geni da Tauriel, la mia compagna- continuò. -gli si addice quel nome alla tuo compagna- ammisi pensando anche al significato del suo nome -vuol dire figlia della foresta- gli spiegai meglio. Asael ridacchiò -allora si, le si addice proprio. E il tuo nome cosa significa?- chiese sempre più curioso della mia conoscenza sui nomi. -beh il mio significa regina dei lupi- risposi con tono da sapiente, indicandomi il petto. -e ti si addice?- continuò a chiedere. Il mio nome mi si addiceva proprio. Aver preso il dono da mia nonna, faceva sì che il significato del mio nome, fosse coerente. In un certo senso, era come se davvero io fossi una regina o meglio, una guida per i miei lupi. Annuì -si, possiamo dire che mi si addice- risposi sorridendo. Ripensando al dono che avevo ereditato da mia nonna, mi resi conto che effettivamente era un segreto, nascosto a tutti, e addirittura anche al branco, o almeno, tutti tranne le persone più importanti. Sapevamo tutti che il mio dono lo avrebbero voluto in tanti, per questo, con la mia famiglia e di comune accordo, abbiamo deciso di tenerlo nascosto da tutti. Non volevamo mettere in pericolo il branco solo per colpa mia. -e se posso chiedere, come le sai queste cose?- continuò a domandare Asael. -diciamo che ho avuto un ottimo insegnante- d'un tratto mi ricordai. Rimasi sconvolta da me stessa e dalla mia testa che era talmente smemorata da essersi dimenticata una cosa tanto importante... mi ero ripromessa, come sempre, di doverla ricordare. Da quando avevo visto le mie cugine Dorey e doris, che mi avevano detto di andare a trovare Rafe, erano passati cinque giorni. E nel trattempo mi ero scordata di andare a trovare propio lui, l'uomo a cui stavo facendo riferimento parlando con Asael. Quasi non mi misi le mani fra i capelli per strapparmeli. Come avevo potuto dimenticarmi di una cosa tanto importante. Mi maledii ancora mille volte per aver scordato una cosa così importante.
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