Capitolo 8

1097 Words
La battaglia finale si avvicina. Ogni individuo si prepara a fronteggiare la possibilità di vittoria o sconfitta, il cuore colmo di speranza, paura, e determinazione. Nello studio del nuovo imperatore, la sua figura si riflette nello specchio. Un uomo potente, al culmine della sua autorità, pronto a schiacciare i ribelli grazie alla forza dei suoi cloni. Da poco, si è diffusa una voce: Adam Smith sarebbe ancora vivo. Ma l’imperatore, convinto che si tratti di una mera bugia, crede che si tratti solo di un’invenzione dei ribelli per destabilizzare il suo regno. Nel frattempo, all’interno del palazzo, Jennifer è immersa nei suoi pensieri, ossessionata dalla preoccupazione per suo fratello. Quanto tempo è passato dall’ultima volta che lo ha visto? Gli manca terribilmente. Morris è come un figlio per lei, e l'incubo di aver ferito i suoi sentimenti a causa di Adam non la abbandona mai. Non ha mai voluto fare del male a suo fratello, ma le sue scelte la tormentano incessantemente. Le sue mani si stringono nervosamente, quando una voce la scuote dal suo tormento. “Mamma.” Si gira e vede il suo bambino, il suo bellissimo piccolo biondo, con gli occhi grigi che somigliano tanto ai suoi. Il cuore le si stringe. “Cosa ci fai qui, tesoro?” chiede, tentando di mascherare la preoccupazione con un sorriso. “Il nonno mi ha detto che volevi vedermi.” Jennifer guarda il bambino, innocente e puro, ma c'è qualcosa che non va. Suo padre ha piani troppo grandi per lui, piani che non possono assolutamente coinvolgere il bambino. Deve proteggerlo. A tutti i costi. Lo invita a rimanere in camera mentre lei si dirige dallo studio del padre. Con passo deciso, entra nell'ufficio e, furiosa, sbatte un pugno sul tavolo. “Cosa ti è saltato in mente di portare qui mio figlio?” urla, la voce tremante di rabbia. Il vecchio imperatore la fissa senza emozione, il volto imperturbabile come sempre. “In fin dei conti, lui è l’erede di Adam, l’imperatore.” “Non ti è mai importato nulla di mio figlio. Ora ti interessa solo metterlo sul trono?” Il padre si alza, furioso, e avanza verso Jennifer. “Se tu avessi seguito il piano come avevamo concordato, Adam avrebbe riconosciuto il bambino. Ora avremmo avuto tutto il potere.” Jennifer lo fissa con uno sguardo gelido, sentendo il peso della colpa e della rabbia montare dentro di lei. “Non mi perdonerò mai per aver ferito Morris, ma non ti permetterò di coinvolgere mio figlio. Non può sopportare un peso così grande, non a quest’età.” Con queste parole, si volta e lascia lo studio, tornando nella sua stanza. Prepara velocemente una valigia. Quando il figlio la guarda con occhi innocenti, le sorride debolmente. “Andiamo a trovare tuo padre,” le dice. Il bambino, felice all’idea di incontrare il papà di cui ha tanto sentito parlare, sorride a sua madre, seppur senza capire del tutto cosa stia succedendo. Jennifer lo guarda con dolore, ma sa che è l'unica scelta possibile. Uscendo dal palazzo, prende il cellulare e chiama. “Sirius, dove ci incontriamo?” “Al solito posto, dove ci incontravamo da ragazzi. Mi sei mancata, Jennifer.” Jennifer sorride e chiude la telefonata. Sirius è l’uomo che ha sempre amato, ma per colpa di suo padre non è mai riuscita a stare con lui. Ora, però, è il momento di prendere la sua libertà. Nel rifugio dei ribelli, la tensione è palpabile. Gli eroi si allenano, ogni movimento preciso, ogni sguardo colmo di determinazione. L’atmosfera è carica di ansia, ma anche di speranza. Quando Sirius ritorna dalla sua missione, porta con sé una persona che cambierà tutto. Appena Morris vede sua sorella, corre verso di lei e la abbraccia con forza. “Sorellona, sono felice che tu stia bene. Mi sei mancata tanto.” “Anche tu, Morris.” Dietro di lei, un bambino guarda il mondo con occhi spaventati. Quando Morris lo vede, resta senza parole. La somiglianza con Adam è evidente, impossibile da ignorare. Guarda sua sorella e, nello sguardo di Jennifer, capisce la verità. In quel momento, Adam esce dalla casa che condivide con Morris. Alla vista di Jennifer, il suo volto si fa pallido, ma è quando si trova davanti al bambino che la verità gli colpisce come un pugno allo stomaco. Il ragazzino è una copia perfetta di lui, identico a com’era da piccolo. I loro sguardi si incrociano, e senza dire una parola, si dirigono verso la casa per parlare. Morris si occupa del bambino mentre i due adulti, finalmente faccia a faccia dopo anni, si confrontano. “Quel ragazzino è mio figlio, vero?” chiede Adam, la voce tremante ma decisa. “Sì,” risponde Jennifer. “È tuo figlio. Mi dispiace non avertelo detto prima, ma non volevo che il piano di mio padre si realizzasse. Mio figlio non può portare un peso così grande, come quello di diventare imperatore. Ora che sei vivo, potrai riprenderti il tuo posto legittimo. Io e Morris saremo al tuo fianco, e finalmente starò con Sirius.” Adam la guarda con un mix di incredulità e sollievo. “Non mi interessa il trono, voglio solo stare con te e nostro figlio.” I due si avvicinano, e quando Adam si china per guardare il bambino, Andrea sorride e, con naturalezza, gli chiede: “E tu sei il mio papà?” Adam, sorpreso dall’intelligenza del bambino, lo stringe tra le braccia, dandogli un bacio sulla guancia. “Sì, sono io.” Il pomeriggio trascorre tra emozioni forti, con Adam che cerca di recuperare il tempo perso. Ma la felicità è destinata a durare poco. Un’esplosione improvvisa interrompe il silenzio del rifugio. Tutti corrono fuori e vedono l’esercito di cloni avanzare, guidato dal dottor Zilberg. La battaglia è iniziata. Luca, da dietro, osserva l’uomo che ha portato la dittatura nel paese. La sua rabbia è palpabile. Ogni fibra del suo corpo brama vendetta, per Colton, per tutte le sofferenze causate da quel mostro. Ma quando sente il braccio di Colton irrigidirsi attorno alla sua vita, si gira e gli sussurra: “Adesso avrai la tua vendetta.” Colton lo guarda negli occhi, e con una calma che fa tremare Luca, risponde: “Ho trovato qualcosa di più importante della vendetta. Ma ora voglio giustizia.” I ribelli si preparano. Ognuno di loro ha qualcuno da proteggere, e l’amore che li lega li rende più forti. La battaglia finale è arrivata, e non c’è più spazio per la paura. Ora è il momento di difendere ciò che è loro.
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