la fiducia

1520 Words
"E quindi cosa hai intenzione di fare con il tipo?" Mi chiese Nick, appena mi vide entrare a scuola quella mattina. Sapevo già di avere un aspetto orribile, d’altronde, avendo passato quasi tutta la notte a parlare con quel ragazzo, non avevo potuto dormire molto. Più parlavamo, più io mi sentivo bene. Più mi sentivo bene, più mi sentivo confuso. "Buongiorno Harry, ti trovo bene questa mattina! Com'è andata la serata? Bene grazie Nì..." Evitai la sua domanda, sperando di fargliela dimenticare. Insomma, non volevo che mi prendesse in giro con la sua assurda teoria che mi piacesse in un altro modo. Io e Manuel eravamo amici, fine della questione; ma purtroppo il mio migliore amico sembrava non capirlo. "Si si, quello che ti pare...Allora?" "Allora niente.” Alzai le spalle, cercando di essere il più freddo possibile e facendo finta che non mi importava così tanto. "Niente? Proprio niente?" Sospirai. "Cosa vuoi che faccia?" "Magari non so, conoscerlo?" “Lo sto già conoscendo, parliamo di continuo.” “Per messaggi. Ma dal vivo?” “Non lo so se mi va.” “Che asociale.” "Smettila." Mi bastava davvero così, per me era già abbastanza considerando che non l'avevo mai visto in giro e parlavamo come se ci conoscessimo da una vita. "Ma almeno ti piace?" Chiese, guardandomi con aria sia interrogatoria sia speranzosa. Stava aspettando una mia risposta positiva che di certo non arrivò visto che risposi con: "Direi di no." Secco, diretto e distaccato. "Ma come no..Io già ero pronto a proclamarmi capo ship! Devi ammettere che è tutto merito mio se lo hai conosciuto. Non ringraziarmi, l'ho fatto con piacere." "Pff, non ti ringrazierò mai. Fattene una ragione." Alzai le spalle. Si voleva proclamare capo ship, lui. A volte volevo tanto sapere cosa gli passava per la testa. Era diventato peggio di una ragazzina che si fa i film mentali sulla sua crush. Non sarei dovuto diventarci io? Sembrava più preso lui di me, a momenti. Io volevo solo qualcuno accanto perché si, prima pensavo di non meritarmi nessuno, ma Nick mi aveva convinto che anche io meritavo un pizzico di felicità ed ora già mi stavo affezionando a Manuel. Solo che avevo paura. Magari quando ci saremmo visti di persona, non gli sarei piaciuto oppure mi avrebbe reputato noioso e secchione e quindi avremmo perso i rapporti in un solo pomeriggio. No, non potevo permettermelo. Nick mi era sempre stato accanto in qualsiasi momento, anche quando non c'era più nessuno lui era lì, pronto a consolarmi ed a strapparmi un sorriso. Non lo ringrazierò mai abbastanza per questo, per essere rimasto. Lui mi aveva raccolto dal baratro in cui ero caduto e mi aveva fatto vedere che la vita non era come credevo. Ad interrompere i miei pensieri fu la vibrazione del cellulare nella tasca dei miei pantaloni, lo sfilai e lessi due messaggi: Manu: ti posso chiamare oggi dopo le lezioni? Manu: ho bisogno di parlare con qualcuno, per favore. Direi che l’idea non mi entusiasmava molto, visto che fino a quel momento ci eravamo sentiti solo via messaggi. Chiamata significava sentire la mia voce ed io la sua. Però le mie paranoie e le mie paure in quel momento passarono in secondo piano perché Manuel aveva bisogno di qualcuno, aveva bisogno di me ed io di certo non l’avrei deluso per nulla al mondo. Simone: che è successo? Manu: l’unica persona con cui posso parlare tranquillamente sei tu.. Manu: posso chiamarti? Simone: sono in classe, dammi 10 minuti che finisce la lezione e ti chiamo appena esco da scuola. Manu: esci prima oggi? Simone: si, le ultime due ore non c’è la prof :) Manu: fortunato :) Simone: ogni tanto ;) Ammetto che ero un pò agitato all'idea di sentire la sua voce e di parlare con lui in modo più diretto, ma in quel momento dovevo solo interpretare il ruolo del buon amico per lui. Non feci neanche in tempo ad aprire la porta dell'uscita che, scorrendo la rubrica in cerca del suo numero, lo chiamai. Non mi importava proprio di nulla, volevo solo sapere perché stesse male e fare subito qualcosa a riguardo, per farlo stare meglio. Dopo due squilli, mi rispose. Manu: Simooo! La sua voce era così bella e squillante... Chiusi gli occhi per un secondo nel sentirla scorrere nelle mie orecchie. Simone: Manuu! Manuel: sono contento di sentirti. Almeno so che di te posso fidarmi. Simone: mi stai facendo preoccupare. Che cavolo ti è successo? Manuel: niente di grave in realtà, tranquillo, ma ho scoperto che i miei migliori amici stanno tipo insieme da, boh, un pò di tempo forse? Simone: aspetta, non capisco Manuel: due miei amici, insieme.. Simone: oh, hai scoperto che i tuoi migliori amici sono gay? Manuel: beh si, anche quello, in effetti. Simone: e che c’è di male? Io che pensavo che fosse qualcosa di grave, che stupido! Manuel: ehi! Io qui sto ancora elaborando il tutto! Li ho visti tipo 20 minuti fa in bagno! Risi in modo sfacciato, non curante del fatto che dall’altro lato del cellulare si potesse sentire tutto. Simone: dove sei ora? Manuel: sul campo dietro scuola, tu? Simone: quale campo dei quattro? Manuel: il numero due. Vuoi raggiungermi? Simone: non posso, sono quasi a casa. Manuel: va bene, io resterò un pò qui per riprendermi un attimo Simone: per quanto sei scosso da questa cosa prevedo già che ci rimarrai tutta la notte. Manuel: ti giuro, ogni volta mi tornano in mente quelle immagini. Simone: Manuel! Ti prego! Manuel: cosa? Simone: non farmi pensare certe cose, che nemmeno li conosco a questi tuoi amici. Mi misi la mano tra i capelli, scompigliandoli e mi lasciai sfuggire una risata. Dopo qualche istante sentii che dall'altra parte anche lui aveva riso. Ed era proprio quello il mio scopo, sin dall’inizio, almeno lo avevo tirato un pò su di morale. In quel piccolo istante, mi sentii importante per qualcuno, qualcuno che non fosse solo il mio migliore amico. Qualcun altro stava diventando importante quanto lui e questo mi destabilizzava parecchio. Legarsi a qualcuno significava fidarsi di lui e con la fiducia non ero mai andato d’accordo. Andavamo in direzioni diverse: era un qualcosa che non mi veniva in modo naturale, come a tutti in fondo la fiducia va conquistata; ma per me era davvero difficile potermi fidare di qualcuno perché non avevo alcuna intenzione di starci male quando questa verrà infranta. Manuel: probabilmente li conosci di vista, vengono anche loro a scuola con noi. Simone: la nostra scuola è gigantesca e comunque non conosco molte persone, quindi- Manuel: adesso mi spieghi come fa un ragazzo così interessante e simpatico come te a non avere amici, mh? Ammetto che in quel momento arrossii un pò nel sentire ciò che pensava di me, per fortuna non poteva vedermi attraverso lo schermo altrimenti mi avrebbe preso in giro per il resto delle nostre vite. Simone: ah ah! Che carino che sei, davvero carino Manuel: dai, ero serio Simone: si certo. Chi sono questi due amici di cui parli allora? Manuel: Liam Carter e Mike Adams. Hai presente? Simone: siete Manuel, Mike e Liam? Che fantasia il vostro gruppo! Simone: comunque no, mai sentiti prima Manuel: ehi! Non ci prendere in giro che sono simpatici, presto te li farò conoscere Simone: pff, non conosco neanche te a momenti. Manuel: questo non è assolutamente vero. Guarda che mi conosci più tu che i miei amici e poi- Si bloccò, probabilmente rendendosi conto di ciò che stava per dire. Peccato però che a me, le frasi non dette e lasciate a metà, non mi piacevano affatto. Simone: e poi, cosa? Manuel: mi fido più di te che di chiunque altro in questo momento. Mi stavo anche io affezionando molto a lui ma ero sempre stato una di quelle persone che raramente esprime quello che sente. Infatti, mi tenevo sempre tutto dentro. Ma con lui potevo essere diverso? Potevo essere me stesso e fidarmi realmente di una persona senza avere paura delle conseguenze? Simone: già. Sospirai, non riuscendo a dire altro. Manuel: lo so che è così anche per te, Sim. Simone: Sim? Manuel: si, non ti piace come soprannome? Sempre meglio di quelli che mi dai tu! Simone: ah ah, ma che simpatico che sei oggi! Comunque no, non mi piace mi ricorda il gioco che si chiama Sim con cui perdevo tempo alle elementari, dai! Manuel: anche io ci giocavo! Vedi? Altre cose in comune. Simone: si, certo. Manuel: comincia ad abituarti perché ti chiamerò così d’ora in poi. Simone: proverò a farmelo piacere, non spreco nemmeno le mie energie per farti cambiare idea, guarda. Manuel: ed io ti piaccio? Simone: ti sembra una domanda da fare? Manuel: tu rispondimi Simone: no Manuel: devo intendere il 'no' nel senso che non mi rispondi oppure 'no' nel senso che non ti piaccio? Simone: è a libera interpretazione. Ora devo andare, sono arrivato a casa. Ci sentiamo dopo! Manuel: bel tempismo il tuo. Ma va bene, a dopo Sim! Chiusi la chiamata, entrando in casa sorridendo ancora per quel piccolo nomignolo e già cominciando ad abituarmici.
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