Come stella tu risplendi nel cielo,
Come notte la terra avvolgi e veli,
Come sole ritorni, eterno raggio,
Come fiore che cede al freddo verno
Per rinascere a primavera intero,
Come neve che canta sul mio cuore,
Come amore, sorgente d’ogni vita,
Come gioia che scioglie ogni mia pena...
Resta. Non lasciarmi mai.
…
L’inverno aveva avvolto Venezia in un silenzio ovattato. Sul ponte di Rialto, Marco fissava i fiocchi danzare nel buio, le dita intorpidite stringendo un taccuino logoro. Ogni riga scritta in quelle pagine parlava di lui: Alessio, la cui presenza bruciava come il sole d’agosto e svaniva come neve al tramonto.
Come stella tu risplendi nel cielo, aveva scritto Marco quella mattina, ricordando gli occhi di Alessio che brillavano nell’oscurità del cinema, quando le loro mani si erano sfiorate per la prima volta.
Alessio era un vortice. Compariva all’improvviso nella vita di Marco, illuminando le sue giornate grigie (Come sole ritorni, eterno raggio), per poi scomparire per settimane, lasciandolo in un gelo che pareva insondabile (Come notte la terra avvolgi e veli).
Quella sera, mentre la neve ricopriva i canali, Marco sentì passi familiari. Alessio era lì, senza cappotto, i capelli neri spolverati di bianco.
«Leggimi qualcosa» sussurrò, sfiorando il taccuino.
La voce di Marco tremò declamando i versi: Come fiore che cede al freddo verno… Per rinascere a primavera intero.
«Sono io, vero? Quello che appassisce e ritorna» mormorò Alessio, gli occhi pieni di tempesta.
«Perché lo fai?» chiese Marco, il cuore un groppo di ghiaccio.
«Perché ho paura» ammise Alessio, un respiro spezzato. «Quando ti vedo, sento che mi sciolgo (Come neve che canta sul mio cuore). È troppo… troppo luminoso».
Un fiocco si posò sulla pagina aperta, sciogliendosi sull’inchiostro. Marco alzò una mano, accarezzando la guancia gelata di Alessio:
«E se invece ti abbracciassi? Se ti mostrassi che la luce non consuma, ma nutre?»
Come gioia che scioglie ogni mia pena, pensò Marco mentre Alessio si piegava in quel tocco, un singhiozzo represso nel petto.
«Non so come amare senza distruggere» confessò Alessio, aggrappandosi al cappotto di Marco come un naufrago.
«Allora impara» sussurrò Marco, guidando la mano di Alessio sul taccuino, sopra l’ultimo verso: Resta. Non lasciarmi mai.
Sul ponte, avvolti dal canto silenzioso della neve, Alessio chinò la testa sulla spalla di Marco. Non una promessa, non un giuramento. Solo un respiro caldo nell’aria gelida, e dita che finalmente, lentamente, si intrecciarono.
Come amore, sorgente d’ogni vita, scrisse Marco nel cuore, mentre Venezia dormiva sotto la neve, in attesa della primavera.
Fine