Siedo in un vagone vuoto,
il rombo delle rotaie
è l’unica risposta
al silenzio che porto dentro.
Eppure, attraverso il vetro,
sento la tua voce –
dolce, chiara,
che ride con loro
mentre io resto qui,
a contare le stazioni
che ci separano.
Il tuo sorriso è un faro
che non splenderà mai per me.
E io lo so:
questo treno mi porterà lontano,
ma il cuore resterà fermo
su un binario morto,
dove il tuo nome
è l’ultimo annuncio
che ascolterò.
…
Oneshot BL: "Direzione Opposta"
Il treno delle 23:17 era semivuoto, come sempre a quell’ora. Lorenzo si sistemò accanto al finestrino, il cappuccio della felpa alzato a nascondere il viso. Non voleva essere riconosciuto.
Specialmente da lui.
Dall’altro lato del corridoio, seduto con due amici, c’era Matteo.
La sua risata squillante riempì il vagone, e Lorenzo sentì quel suono trafiggergli il petto come un coltello. Era passato un anno dall’ultima volta che si erano parlati. Un anno da quando Matteo gli aveva detto "Non possiamo più vederci" senza spiegazioni.
E ora, per una beffa del destino, erano sullo stesso treno.
"Sento la tua voce dolce, il tuo sorriso che mi fa impazzire."
Lorenzo chiuse gli occhi, cercando di ignorare il loro chiacchierio. Ma era impossibile. Ogni parola, ogni risata di Matteo gli ricordava cosa aveva perso.
"Mi rendo conto che non ti raggiungerò mai."
Il treno rallentò, entrando in una stazione. Lorenzo non aveva nemmeno guardato la destinazione quando era salito. Ma ora, improvvisamente, decise che sarebbe sceso.
Si alzò di scatto, sbattendo il ginocchio contro il sedile. Il dolore lo fece sbuffare, e per un attimo – un attimo dannato – gli occhi di Matteo si posarono su di lui.
Silenzio.
Poi, un lampo di riconoscimento.
"Lorenzo?"
Era troppo tardi. Le porte si aprirono, e Lorenzo si lanciò fuori, il cuore che gli batteva all’impazzata. Corse lungo il marciapiede, senza meta, solo per allontanarsi.
Ma i passi veloci dietro di lui lo raggiunsero prima che potesse svanire nell’oscurità.
Una mano lo afferrò per il braccio, girandolo di forza.
Matteo.
Ansante, i capelli scompigliati, gli occhi pieni di qualcosa che Lorenzo non riusciva a decifrare.
"Perché scappi?"
Lorenzo rise, amaro. "Perché tu l’hai fatto per primo."
Matteo lo fissò, la bocca leggermente aperta. Poi, senza preavviso, lo spinse contro il muro della stazione, le labbra che si schiacciarono sulle sue con un’urgenza che tolse il fiato a Lorenzo.
Era un bacio rabbioso, disperato, pieno di tutto ciò che non era stato detto.
"Idiota," sibilò Matteo quando si separarono, le dita che gli stringevano i fianchi. "Ho passato un anno a cercare di dimenticarti. A convincermi che era la cosa giusta."
Lorenzo tremava. "E invece?"
"Invece ogni volta che sentivo una risata che assomigliava alla tua, mi voltavo. Ogni volta che vedevo qualcuno con la tua felpa, il cuore mi faceva un salto." Matteo gli appoggiò la fronte contro la spalla. "Non posso più scappare."
Il treno fischiò, le porte si chiusero. Ma Lorenzo non lo sentì nemmeno.
Perché finalmente, dopo un anno di binari paralleli, le loro strade si erano incrociate.
E questa volta, non sarebbe sceso da solo.
Fine.