Silenzio

740 Words
La gente mi passa accanto, Le auto sfilano, clacson nel vento. Il sole accende l'asfalto, onda di calore, Ma io sono sordo. Regna silenzio intorno a me, Il silenzio di un cuore in frantumi. Dentro, solo neve eterna, È notte fredda – assenza tua. Silenzio. Solo questo mi resta. … Oneshot BL Ispirata: "Silenzio di Neve" L'aria del backstage sa di polvere e nervi. Fuori, il brusio del pubblico è un fiume in piena, un suono che una volta alimentava Leo. Ora, è solo rumore bianco. Si guarda le mani, quelle stesse mani che danzavano sul pianoforte con furia e passione, ora inerti sul grembo di un jeans sbiadito. La gente mi passa accanto... pensa, osservando i tecnici correre, i musicisti accordarsi. Fantasmi in un mondo che non lo tocca più. Un clacson stridulo, proveniente dalla strada oltre le mura del teatro, lo fa sobbalzare. Le auto sfilano, clacson nel vento. Un ricordo acuto: il clacson della vecchia Fiat di Matteo, che suonava sempre troppo allegro sotto la sua finestra. Un ricordo caldo, strappato via da un addio freddo e definitivo sei mesi prima. Il sole accende l'asfalto, onda di calore... Ma per Leo, da allora, era sempre stato inverno. Un inverno interiore, implacabile. "Leo? Tutto ok?" La voce di Marco, il bassista, lo strappa al vuoto. Leo annuisce, un movimento meccanico. Ma io sono sordo. È vero. Il suono è diventato fisico, materia opaca che urta contro di lui senza penetrare. La musica, la sua vita, era svanita con Matteo. Sostituita da un silenzio assordante. Regna silenzio intorno a me... Il silenzio di un cuore in frantumi. Sali sul palco. I riflettori sono accecanti, caldissimi. Onda di calore. Ma lui non sente il calore. Sente solo il gelo. Guarda il pianoforte a coda nero, un mostro familiare diventato estraneo. Il pubblico si placa in un silenzio rispettoso. Il Direttore d'orchestra lo guarda, dà il segnale. Le sue dita sfiorano i tasti, freddi come il marmo. Dovevano iniziare con il suo pezzo, "Aurora", pieno di speranza e luce. Ma le sue dita sono bloccate. Congelate. Dentro, solo neve eterna. Chiude gli occhi. Vede Matteo. Il suo sorriso. Il modo in cui ascoltava, veramente ascoltava, ogni sua nota. Vede l'ultima volta, la porta che si chiudeva. È notte fredda – assenza tua. Un singhiozzo strozzato gli sale in gola. Il silenzio sul palco si fa pesante, imbarazzato. Qualcuno tra il pubblico tossisce. È il momento più lungo della sua vita. Il gelo rischia di spezzargli le ossa. Poi, come un'immagine proiettata sulla neve, una melodia gli torna alla mente. Non era "Aurora". Era qualcosa di grezzo, di spezzato, che aveva abbozzato nelle notti insonni dopo la rottura. Una musica che somigliava al suo silenzio interiore. Piena di pause, di note basse, sospese, che si trascinavano come passi nella neve alta. Un lamento freddo eppure disperatamente umano. Con uno sforzo titanico, quasi un dolore fisico, preme un tasto. Un LA basso, profondo, risuona nella sala come un battito cardiaco morente. Pausa. Poi un altro tasto, un SOL bemolle, dissonante, stridente come il clacson nella sua memoria. Non era bello. Non era virtuosistico. Era vero. Una nota dopo l'altra, lentamente, la musica uscì. Era la neve che cadeva. Era il vuoto della strada dopo che Matteo se n'era andato. Era il silenzio che urlava. Suonava con gli occhi chiusi, immerso nel suo gelo, tradotto in suono. Silenzio. Solo questo mi resta. Non sentiva il pubblico. Non sentiva l'orchestra in attesa. Sentiva solo il freddo e la musica che ne sgorgava, cruda e necessaria. Quando l'ultima nota, un FA acutissimo tenuto in un pianissimo quasi impercettibile, si spense nel nulla, ci fu un silenzio totale. Più profondo di qualsiasi applauso. Poi, lentamente, come un ghiaccio che inizia a creparsi, un applauso iniziò. Non fragoroso, non entusiasta. Commosso. Rispettoso. Era l'applauso per chi ha mostrato la sua anima aperta e sanguinante. Leo aprì gli occhi, sfinito. Il palco era ancora caldo, il pubblico era lì. Ma qualcosa, dentro la neve eterna, aveva tremato. Non era guarigione. Non era Matteo. Ma era un suono. Il suo suono, nato dal gelo. Per la prima volta dopo mesi, il silenzio assoluto si era incrinato. E nel crepaccio, aveva trovato non la voce perduta dell'amore, ma la sua propria voce, spezzata e gelida, ma finalmente udibile di nuovo. Un inizio. Un singolo fiocco di neve che si scioglieva su una nota.
Free reading for new users
Scan code to download app
Facebookexpand_more
  • author-avatar
    Writer
  • chap_listContents
  • likeADD