Sempre accanto
Sarò sempre accanto a te: quando la vita ti spezzerà di dolore
Accanto a te: quando le tue ciglia si faranno fiume
Accanto a te: come radici che abbracciano la terra
Sempre accanto,
Finché il mondo non sarà più che un sospiro tra noi due
…
La pioggia scivolava sui vetri dell’atelier, disegnando strade d’argento nel buio. Leo fissava il cavalletto vuoto, le dita macchiate di blu oltremare. La chiamata del gallerista risuonava ancora nelle ossa: "Non è abbastanza provocatorio, Leo. Cerca altrove." Un pugno nello stomaco, un vuoto che sapeva di fallimento.
Fu allora che sentì il calore alle sue spalle, prima ancora di udire i passi.
«Leo.»
La voce di Marco era un basso profondo, una carezza nell’aria umida. Leo non si voltò, ma chiuse gli occhi quando quelle mani – grandi, solide, segnate dal legno e dai metalli della scultura – gli cinsero la vita.
«Ho fallito» mormorò Leo, appoggiando la testa alla spalla di lui.
«Hai creato» corresse Marco, le labbra tra i suoi capelli ribelli. «Ogni tuo respiro è arte.»
Si girarono lentamente, fronte contro fronte. Negli occhi di Marco, Leo vedeva il riflesso delle proprie ferite, ma anche una pazienza antica, un porto sicuro. Le dita di Marco solcarono la mascella tesa di Leo, seguirono la curva delle labbra tremanti.
«Ricordi la nostra promessa?» sussurrò Marco, il respiro caldo sulla pelle di Leo.
"Sarò sempre accanto a te: quando la vita ti spezzerà di dolore".
La poesia che Leo aveva scritto per loro anni prima, incisa su un foglietto appeso al frigorifero, sbavato di caffè e colore.
Marco lo guidò verso il divano, un antico Chesterfield di pelle cremisi. Si sdraiarono fianco a fianco, i corpi un arco teso d’attesa. Le mani di Marco esplorarono Leo come un territorio sacro: scostarono la maglia nera, baciò l’incavo del collo dove batteva un polso frenetico. Leo ansimò, aggrappandosi alle spalle di lui, mentre quelle labbra discendevano lungo lo sterno, accendendo fuochi.
«Ti vedo» mormorò Marco contro la pelle, mentre slacciava i jeans di Leo. «Vedo tutto ciò che sei. Anche il dolore. Specie il dolore.»
La bocca di Marco fu una rivelazione – calda, umida, implacabile nel suo moto di adorazione. Leo gridò, inarcandosi, le dita strette nei capelli scuri di Marco. Il mondo si restrinse al calore di quella bocca, al ritmo che lo spingeva verso l’abisso luminoso.
Quando il piacere esplose, fu un uragano di luce bianca. Marco lo accolse tra le braccia, avvolgendo i corpi tremanti in una coperta di lana. Fuori, la pioggia continuava a bussare. Dentro, solo il suono dei loro cuori che battevano all’unisono.
«Come radici che abbracciano la terra» sussurrò Leo, stremato, la bocca contro la clavicola di Marco.
«Sempre» fu la risposta, sigillata da un bacio lento, salato di lacrime e sudore.
Marco lo sollevò, portandolo nella stanza da letto. Tra le lenzuola fresche, Leo si arrese al calore di quel corpo che lo custodiva. Marco lo osservò dormire, le dita che tracciavano l’ombra delle ciglia lunghe.
Finché il mondo non sarà più che un sospiro tra noi due.
La promessa era lì, nel respiro caldo di Leo sul suo petto, nel silenzio che non era vuoto ma pienezza. Fuori, Parigi continuava a vivere. Dentro, erano soli al mondo. E bastava.
Fine